DARIO FO E MARGO' VOLO
Ho avuto modo di incontrare Dario Fo in occasione dell’evento Il Processo nel Processo promosso da Zeroconfini Onlus (www.zeroconfini.it) a Milano, Palazzo
Marino il 13 di novembre dello scorso anno. L’iniziativa, volta a
celebrare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, poneva al centro
il problema della violenza quale emergenza. Per
i reati di mafia lo Stato giustifica misure eccezionali in quanto
riconosce una generalizzazione di criteri e comportamenti criminali nella
cultura mafiosa, ma questo non accade per i reati sessuali che non sarebbero
connotati di omogeneità.
Non vi sarebbero comportamenti, cause, mezzi modalità
generalizzate, sicché ogni caso si differenzia dall’altro senza che venga riconosciuta
l’esistenza di una cultura dello stupro,
atavica e ancora predominante. Avevo chiesto a Dario Fo l’autorizzazione
affinché l’attrice Margò Volo potesse portare in scena il monologo Lo Stupro di Franca Rame che l’attrice interpretò
a Fantastico nel 1988, trasmissione RAI condotta da Adriano Celentano,
ricordando quando nel marzo del 1973 venne rapita da esponenti dell'estrema
destra e subì violenza fisica e sessuale. Il reato fu denunciato ma la sentenza
arrivò solo 25 anni dopo: il reato cadde in prescrizione.
Con Margò Volo abbiamo ricordato, in questi giorni, Dario Fo con quel dolore di chi abbia perduto una persona cara. Iacchetti mi disse – racconta l’attrice- “ mi ha telefonato Dario Fo per chiedermi se tu fossi stata in grado di interpretare il monologo di Franca in maniera integrale e se fossi stata anche in grado di restituirne la stessa efficacia nell’interpretazione. Io gli riposi che eri fantastica e di andare ad occhi chiusi. Fo, ad un tratto mi chiese: “Margò Volo è un’attrice comica? perché soltanto un’attrice davvero comica può essere in grado di interpretare un ruolo così drammatico: ha i tempi giusti” Io gli risposi di stare tranquillo e gli promisi che ti avrei seguita io.”
Ho incominciato a provare il monologo a casa di Iacchetti
e di questo lo ringrazio; il suo aiuto è stato davvero importante. Da grande
artista quale è, ha lavorato con me in ombra, dietro le quinte, senza voler
apparire; mi ha aiutata fuori dalle scene ed è stato anche un modo per obbedire
al Maestro. Sono onorata di aver potuto interpretare questo testo conosciuto e
studiato nelle varie accademie di teatro. Mi sono sentita al centro di un atto
di grande generosità e il fatto che intorno a me ci siano state anche altre
persone che mi hanno dato fiducia, mi ha dato un’ulteriore forza e la serenità
di poter essere esentata dal giudizio. Il maestro Fo mi ha fatto un grande
regalo, l’aver avuto la sua autorizzazione è stato un po’ come avere avuto la
sua benedizione. Oltre ad essere stato un grande comico Fo è stato per così
dire, anche il sacerdote del teatro. Di solito l’attrice donna comica è
raramente valorizzata, è ritenuta raramente preziosa. Vengono di norma sostenute
le attrici drammatiche a differenza delle attrici comiche. In questo caso però
l’essere un’attrice comica è stato per me il biglietto da visita per
l’interpretazione di un testo di grande impatto emotivo. La mia consacrazione
del giullare: mi sono sempre ritenuta un giullare, la portatrice della verità.
Margò- le chiedo- interpretare un testo così
drammatico che cosa ha scatenato in te, quali emozioni hai provato? “ Per una donna come me che ha vissuto momenti
di grande dolore, questo monologo mi ha riaperto grandi ferite, mi ha riportata
direttamente nel mio grande dolore. All’inizio non riuscivo, la voce mi si
soffocava in gola, ero sopraffatta dalla sofferenza e dal ricordo. Ho faticato
moltissimo a riacquistare l’approccio tecnico nell’interpretazione perché quel
mio vissuto ritornava alla mente carico
di dolore, ma poi, piano, piano sono riuscita a metabolizzarlo. Ho incominciato
a studiare il testo con quella consapevolezza che avrei dovuto donarlo al
pubblico, in un atto di generosità; mi sono sentita messaggera di vita perché questi
episodi non devono mai più accadere. Mai più a nessuna donna. Mai.
Il primo
processo di stupro fu mandato
in onda dalla RAI il 26 aprile 1979. L’idea di documentare un processo per
stupro scaturì in seguito a un convegno internazionale sulla violenza di genere
tenutosi nell’aprile del 1978 nella Casa delle Donne a Roma. Allora la parola
stupro non esisteva. Fu l’avvocato Augusta, detta Tina, Lagostena
Bassi, a introdurla e a imporla alle coscienze.
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