L'incanto del Parco di Monza e della Villa Mirabello nelle parole del poeta Domenico Balestrieri ( 1714/1780)

Domenico Balestrieri compose per il cardinale Angelo Maria Durini, nella sua sontuosa Villa di Delizia del Mirabello del Parco di Monza, Ottave di grande fascino che descrivevano il luogo. Leggerle, oggi, a distanza di così tanti anni, ci riportano indietro nel tempo e ci restituiscono la bellezza che il Parco di Monza sa ancora custodire oltre il tempo.

“Andando a Casate Vecchio, nel passare di qui la prima volta, ho visto questo bell’ingresso e questa bella e grande casa, Eminenza, e ho presente che mi è piaciuta. L’ho rivista di nuovo cinque anni fa con maggiore agio, quando ci sono venuto a trovare Lei, che aveva ancora l’abito viola da vescovo, e a godere i suoi favori coi migliori vantaggi. “Che luogo è?” ho chiesto fin dal primo momento, e ho sentito che si chiamava Mirabello; nome che comporta un grande credito e, tutto sommato, non mancava ad esso un giusto motivo di goderne. Ma questo luogo è tanto migliorato, che ora con i nuovi abbellimenti non sembra più quello. Se fin da prima aveva lo stesso nome, adesso come dovrebbero chiamarlo? Pressappoco mezzo miglio sopra Monza, per tante piante che hanno abbattuto e per l’apertura di un grande piazzale, vediamo adesso delle cose che non si vedevano proprio. Tra i palazzi, che restavano nascosti, il primo a fare la comparsa, a fare allegria, è il suo, poi il Gernetto là di fronte, e poi in effetti i caseggiati di tutta la Brianza. Adesso è un mondo nuovo e i primi che hanno visto questo cambiamento di scena, appena arrivati dove c’è un’apertura così ampia, erano in dubbio di sbagliare strada, e dando liberamente un’occhiata intorno, si sentivano crescere la lena; infatti un bel panorama, allegro, e teatrale, è come una bevanda corroborante, soprattutto per chi va a piedi. Questo tonico lo sperimento anch’io, ed è sicuro che in quest’aria buona lo sperimento in modo tale che non mi ricordo neanche dei miei acciacchi e la mia età fa fatica a sembrarmi vera. Qui mi sembra di avere dieci anni di meno, sto meglio come agilità e meglio come aspetto. Qui l’occhio trionfa ed è tutto consolato, e il cuore, poi, oh il cuore me lo sento proprio allargato! …” ( segue..)
Domenico Balestrieri nacque e morì a Milano (1714\1780). Amico di Parini, fu tra i restauratori dell'Accademia dei Trasformati. Satireggiò le forme arcadiche, pubblicando tra l'altro, in collaborazione con vari letterati (Baretti, i fratelli Gozzi ecc.) una celebre parodia delle raccolte poetiche arcadiche: Lacrime in morte di un gatto (Lagrime in morte di un gatto, 1741) in italiano. Come poeta dialettale fu tra i più originali della generazione succeduta a Maggi e precedente Porta. Nelle sue Rime milanesi (Rimm milanes, 1744) ricche di arguzia e naturalezza, affinò lo strumento linguistico dialettale, precisando anche le forme ortografiche. Tentò anche una laboriosa traduzione "in lingua milanese" della "Gerusalemme liberata" di Tasso (1772).  
In morte di Domenico Balestrieri
Sta flutta milanesa on gran pezz fa
L’era del Magg; e pœù la capitè
A duu o trii d’olter, ma de quij che sa
4Sonà una flutta cont el sò perchè.

Lor pœù morinn, e questa la restè
A Meneghin ch’el l’ha savuda fà
Rid e fà piang con tanta grazia chè
8L’è ben difficil de podell rivà.

Anca lu pien de meret e de lod
Adess l’è mort; e quell bravo istrument
11L’è restaa là in cà soa taccaa su a on ciod.

Ragazz del temp d’adess tropp insolent,
Lassell stà in dove l’è; no ve fee god,
14Chè per sonall no basta a boffagh dent!
                                         Giuseppe Parini, 1780
 

Commenti

Post più popolari