Elena Andreevna Švarc, la vita è una buia scucitura
Tutta la mia vita è un caso miracoloso e un sogno misterioso. Ma
più misteriosi di tutto il miracoloso sono i versi. Da chi sono ispirati, da
chi sono gonfiati - extra intellettuali in una mente assennata - lo sa Dio. Ma
non si tratta di questo, voglio soloraccontare alcuni casi della mia vita, nei
quali chiaramente attraverso l'involucro di Maya, attraverso il velo della
quotidianità si sono manifestate altre forze - quali che potessero essere. Da
"Casi miracolosi e sogni misteriosi". Elena
Andreevna Schwartz è nata nel 1948 a Leningrado, dove è scomparsa l’11 marzo
del 2010. E’considerata tra le poetesse più innovative e piene di talento degli
ultimi decenni. La sua poesia satirica e provocatoria, si concentra su aspetti
universali dell'esperienza femminile; è stata molto lodata dalla critica e
molte poetesse, incluse Bella Achatovna Achmadulina e Ol'ga Aleksandrovna Sedakova, le hanno
dedicato poesie. Nel 1971 si laurea presso l’Istituto leningradese di Teatro,
Musica e Cinematografia. Esordisce nel 1972 con due poesie apparse sul giornale
dell’università di Tartu. Negli anni Settanta frequenta gli ambienti letterari
clandestini e a partire dalla metà degli anni Ottanta pubblica versi in
Occidente: nelle riviste dell’emigrazione russa come «Grani» nei volumi: Tancujuščij David [Davide
danzante] (New York 1985), Stichi [Versi] (Parigi 1987), Trudy i dni monachini
Lavinii [Le opere e i giorni della monaca Lavinia] (New York 1988). Dal 1989 ha
potuto pubblicare anche in patria. I suoi versi sono apparsi su molte riviste
russe: le sue raccolte poetiche: Pesnja pticy na dne morskom [Canto di un uccello sul fondo marino]
(1995), Mundus imaginalis (1996), Zapadnovostočnyjveter [Vento da occidente e oriente] (1997), Solo na raskalennoj trube [Assolo con una tromba arroventata]
(1998). Agli ultimi anni risalgono i volumi antologici Stichotvorenija i poemy
[Poesie e poemi] (1999) e Sočinenija
[Opere] (2002).
La vita è una buia scucitura,
E solo da un filo dorato
Sono segnati i moti dell’anima.
Ora balza attraverso il baratro,
Ora precipita direttamente nell’abisso.
E solo da un filo dorato
Sono segnati i moti dell’anima.
Ora balza attraverso il baratro,
Ora precipita direttamente nell’abisso.
Di tutto il ricco destino purpureo
Di broccato rimane
Il solo risvolto sospeso nel buio
Sopra di noi – con piccoli nodi
Insensati d’oro.
Di broccato rimane
Il solo risvolto sospeso nel buio
Sopra di noi – con piccoli nodi
Insensati d’oro.
Nei suoi versi si respira una dimensione onirica che appare quasi un rifugio,
per chi ha vissuto sia l’oppressione del totalitarismo, sia la finta libertà
del capitalismo dei “nuovi russi”, per non occuparsi più delle faccende di
questo mondo. Si ripercorre il suo vissuto di poetessa “underground”
ante-litteram, di voce narrante nota solo all’estero e di poetessa, infine,
riconosciuta ed apprezzata in patria. Nelle
sue strofe, nei ritmi delle poesie, compaiono città argentee e impromptus
atmosferici di prorompente forza fisica e metafisica, notti di Valpurga e
bagliori celesti. Le poesie di Elena Schwartz sono state tradotte in diciassette
lingue, tra cui il giapponese e l’ebraico. Alcuni suoi versi sono apparsi anche
in traduzione italiana. La Schwartz ha vinto numerosi premi letterari, tra cui
il premio “Andrej Belyj” (1981), “Severnaja Pal’mira” (1999) “Triumf” (2003).
Nel 2001 il Fondo I. Brodskij le ha conferito un “grant”, grazie al quale ha
potuto soggiornare in Italia.
So che cosa volevo,
Adesso non lo voglio piú
Volevo il supplizio e la fama
E finire nelle mani del boia.
Per bruciare i miei poveri giorni
Con questo sigillo corrosivo,
La fine illuminerebbe l’inizio,
E si ricoprirebbero di un senso.
Ma la vita è sfuggita come un topolino,
In essa non c’è tempo neanche per volere,
Ma nella prossima vita voglio
Sbocciare come papavero soporifero.
In un giorno d’estate, simile all’eternità,
Inebriarmi di me stessa,
Senza amare né ricordare nessuno,
E risuonare silenziosa dentro.
So che cosa volevo,
Ma è meglio volere questo –
E con il succo dell’oppio
Eliminare l’embrione della coscienza.
Adesso non lo voglio piú
Volevo il supplizio e la fama
E finire nelle mani del boia.
Per bruciare i miei poveri giorni
Con questo sigillo corrosivo,
La fine illuminerebbe l’inizio,
E si ricoprirebbero di un senso.
Ma la vita è sfuggita come un topolino,
In essa non c’è tempo neanche per volere,
Ma nella prossima vita voglio
Sbocciare come papavero soporifero.
In un giorno d’estate, simile all’eternità,
Inebriarmi di me stessa,
Senza amare né ricordare nessuno,
E risuonare silenziosa dentro.
So che cosa volevo,
Ma è meglio volere questo –
E con il succo dell’oppio
Eliminare l’embrione della coscienza.
Il moto circolatorio del tempo del corpo
Questa ragazza è la figlia di qualcuno,
Ha negli occhi acqua azzurra,
Nell'inguine - una sorda notte lacerata
E una stella rosata.
Ma nel suo cuore - che ora è?
Tra il cane e il lupo.
Azzurro e crepuscolare cola il raso
Sotto l'ago conficcato nel centro.
Ha sulla fronte un giardino antelucano -
E' avvampata l'alba - ecco ora farà giorno,
Ma è già sulla tempia il tramonto purpureo,
Sulla spina dorsale s'arrampica la notte.
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