Nanda Vigo, la designer della luce.
E' venuta a mancare a Milano all’età di 83 anni. Pioniera, architetto versatile e donna poliedrica, protagonista dell’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta. “Sono puntigliosa e di forte di temperamento. Quello che devo dire lo dico sempre. E poi sono orgogliosa. Deve considerare che sono cresciuta, come altre, in una cultura di dominio maschile. Non c’era altra espressione: o ti veniva fuori il carattere o niente. Ecco, a me è venuto fuori per amore del mio lavoro” Nanda Vigo era la designer della luce. Per sessantacinque anni l’ha rincorsa nel tentativo di catturarla, una ricerca artistica che l’ha portata a rincorrere luce e spazio, oltre la loro immaterialità: “c’era un gioco incredibile di luce che si rifletteva negli spazi in continuazione, rimbalzando l’architettura, e modulava le forme che continuavano a spostarsi, ma per gli effetti della luce, e questo fatto mi ha particolarmente preso che, senza accorgermi, ho impostato tutto il mio lavoro solo sulle riflessioni luminose. (Nanda Vigo) Si laurea in architettura al Politecnico di Losanna e poi uno stage a San Francisco, in California. Ha collaborato con Giò Ponti, Lucio Fontana e Piero Manzoni al quale si legò sentimentalmente. Bruno Munari l’ha definita artista – progettista, ma chi la consacrerà sarà Lucio Fontana che la introdusse al collettivo transazionale movimento ZERO. Dedicherà la sua creatività anche al design, creando delle icone come la famosissima lampada Golden Gate.
Nel 1971 riceve il New York Award for Industrial Design per il suo sviluppo delle lampade e nello stesso anno progetta e realizza uno dei suoi progetti più spettacolari per la Casa-Museo Remo Brindisi a Lido di Spina in provincia di Ferrara. Nel 1976 vince il primo Premio St. Gobain per il design del vetro e nel 1982 partecipa alla 40esima Biennale di Venezia. Nel 1997 cura a Palazzo Reale la mostra Piero Manzoni – Milano et Mitologia, dedicata all’amico di sempre. Dal 2006 i lavori di Nanda Vigo sono presenti in permanenza al Museo del Design della Triennale. Fra le sue creazioni più originali e pluripremiate ricordiamo il divano "Top" per Fai International (1970) e la sedia "Due Più" per More Coffee (1971); per Driade ha realizzato il tavolo "Essential", il mobile buffet "Cronotopo", sedia-pouf "Blocco. La ricorderemo come una
donna libera e solitaria che, come tutti i grandi maestri, sapeva vedere oltre,
tesa al ricongiungimento di un nuovo Rinascimento dell’Arte e
dell’Architettura. Lara Facco la ricorda così: “se avrai necessità di montarti una tenda, magari
in vista di una piccola tempesta di sabbia, farai di tutto per sopportare le
ore gelide della notte e cercherai l’agio di un caldo sacco a pelo e di un
thermos di tè. Così ho imparato a costruirmi un’isola. Un’isola che potrei
costruirmi in qualsiasi mondo”. (Lara Facco)
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