Napoleone Bonaparte, nel bicentenario della morte

 

Tutti nascono anonimi come me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi, anche la volontà divina si manifesta sull'uomo. (dal Memoriale di Sant'Elena)

Le celebrazioni per il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte sono, in qualche modo, divisive. A due secoli dalla sua morte, la figura di Napoleone resta ancora controversa per le accuse di razzismo, misoginia e dispotismo che molti gli attribuiscono. Napoleone fu, senza ombra di dubbio, un genio militare senza pari e un grande legislatore, in un momento di trapasso da un’epoca storica a un’altra profondamente segnata dagli sconvolgimenti della Rivoluzione francese. La famiglia Bonaparte vanta nobili origini toscane “Io sono italiano o toscano, piuttosto che còrso” – dirà Napoleone - anche se non sempre fu magnanimo con gli italiani, come quando, rivolto ad Eugenio Beauharnais, disse: “Avete torto a pensare che gli italiani siano come fanciulli: c’è del malanimo in loro; non fategli dimenticare che io sono padrone di fare ciò che voglio, questo è necessario per tutti i popoli, ma soprattutto per gli italiani, che non obbediscono che alla voce del padrone”. Si dice che fosse alto circa 1,68 cm, 3 centimetri più della media dei francesi del suo tempo. Furono gli inglesi che, per sminuire la sua fama sui campi di battaglia, dissero che era "formato mignon". Si è detto che avesse la fobia dei gatti ma la storica Katharine MacDonogh nel libro "Storia dei cani e gatti a corte dai tempi del rinascimento" lo ha negato affermando che Napoleone non soffrisse affatto di ailurofobia. Era superstizioso e, come molti europei del tempo, si teneva lontano dai gatti neri. Ha amato molte donne e considerava legittimo godere di scappatelle anche più o meno occasionali con giovani e belle signore. Spesso erano le madri, nobili decadute e rimaste prive di mezzi finanziari, che per ottenere favori dall’imperatore, spingevano le proprie figlie fra le sue braccia nella speranza di ottenerne favori. 

Nel 1795, quando era un giovane generale promosso da Robespierre a seguito della conquista di Tolone, si innamora di Désirée Clary, la sorella sedicenne della cognata Julie Clary, che conosce a Marsiglia e con la quale si fidanza ufficialmente il 21 aprile. Un fidanzamento che durò poco: tornato a Parigi, già ad agosto, scriverà al fratello Giuseppe di aiutarlo: «possa concludere con il matrimonio o rompere il fidanzamento». S’innamorò di Giuseppina Tascher de la Pagerie, la vedova del ghigliottinato di sei anni più grande e madre di due figli. Il 9 marzo 1796 la sposa, ma si separerà presto. Come non ricordare Marguerite Pauline Bellisle Fourès, «la sua Cleopatra», come la chiamavano i francesi, moglie di un tenente dei cacciatori a cavallo del Corpo di spedizione in Egitto. La conobbe a Il Cairo nel 1798, durante la Campagna d’Egitto. Spedì il povero marito a Parigi, ma al momento del suo rientro in Francia, nonostante le promesse di sposarla, le diede mille luigi e partì frettolosamente per Alessandria d’Egitto pronto a rientrare in patria. A Milano, dopo la battaglia di Marengo, incontra il contralto Giuseppina Grassini che porta con sè a Parigi. Sarà lei, poi,  a lasciarlo, dopo qualche mese, per dedicarsi alle tournée in Francia ed in Inghilterra. Nel 1806 Napoleone la nominerà “Prima cantante di Sua Maestà l’Imperatore”. Un’altra donna che Napoleone conquisterà sarà la lettrice della principessa Carolina Bonaparte Luisa Caterina Eleonora Denuelle de la Plaigne; poi è la volta della giovane polacca che gli diede un figlio, Maria Laczynska, moglie dell’anziano conte Attanasio Colonna di Walewice-Walewski, meglio nota con il nome di Maria Walewska; l’attrice francese Marguerite-Joséphine Weimer detta Mademoiselle; Marie Françoise Pallapra, che incontrerà a Lione; Carlotta Gazzani, figlia di una ballerina italiana e Marie Antoinette Duchâtel. A Sant’Elena, durante il suo esilio, rimpiangerà di non aver trovato una sposa uguale alla madre Letizia «degna di ogni genere di venerazione… Era una testa di uomo su un corpo di donna»; anche Stendhal manifestò la sua ammirazione per Madame Letizia: «Poche esistenze sono state così esenti dall’ipocrisia e, secondo me, così nobili come quella di Madame Letizia Bonaparte». Nella vita di Napoleone ogni donna ha rappresentato un archetipo di femminilità, ma il suo più grande amore resterà decisamente Joséphine de Beauharnais, intrigante nei modi e nell’aspetto, dal fascino  creolo. Giuseppina lo tradirà e lui le manderà missive infuocate, mentre lei gli risponderà a stento. Quando minacciò di lasciare l’esercito per raggiungerla in Francia, il Direttorio le intimerà di partire subito e raggiungerlo per evitare il disastro: lei lo farà, portando con sé persino l’amante.


Da poi che ti ho lasciata, sono sempre stato melanconico. La mia felicità è di esserti vicino. Incessantemente ritorno coll’immaginazione ai tuoi baci, alle tue lagrime, alla tua amabile gelosia; ed i vezzi dell’incomparabile Giuseppina accendono senza posa viva ed ardente fiamma nel cuor mio, nei miei sentimenti. Quando mai, libero da ogni in- quietudine, da ogni affare, potrò io passare tutti i miei momenti vicino a te, altro non fare che amarti, e non pensare che alla gioia di dirtelo e di provartelo? Ti manderei il tuo cavallo, ma spero che potrai raggiungermi presto. Vari giorni sono credeva bene di amarti, ma dappoi che ti ho veduta, sento che ti amo mille volte ancor più. Dappoi che ti conosco ogni di più ti adoro; e ciò prova come sia falsa la massima di La-Bruyére, che l’amore giunge a un tratto. Tutto in natura ha un corso, e differenti gradi di sviluppo. Ah! te ne prego, lasciami vedere qualcuno de' tuoi difetti; sii meno bella, meno graziosa, meno tenera, meno buona sopra tutto; non essere mai gelosa, non piangere mai, poiché le tue lagrime mi privano della ragione, ed accendono il mio sangue. Credimi che non è più in me lo avere un pensiero che non sia a te rivolto, una idea che non ti sia sommessa. Riposati. Ristabilisci presto la tua salute. Vieni a raggiungermi; e almeno, che prima di morire, possiamo dire: Fummo lauti giorni felici! Un milione di baci, come pure anche a Fortunato, a dispetto della sua cattiveria. Bonaparte. “

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