Il velo di Mahsa

 


Fin dall’infanzia una bambina iraniana viene educata a essere silenziosa e mite, una brava bambina iraniana, insomma: modesta e ordinata. Le donne in Iran oggi non sono ancora libere. La poetessa iraniana Forugh Farrokhzad sperava lo diventassero in futuro.  Lo scriveva nei suoi versi, aspettando l’arrivo  del nuovo sole, aspettando l’arrivo della libertà per le donne: saluterò di nuovo il sole/ e il torrente che mi scorreva in petto/saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri/e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino/che con me hanno percorso le aride stagioni./Saluterò gli stormi di corvi/che a sera mi portavano in dono/l’odore dei campi notturni./Saluterò mia madre, che viveva nello specchio/immagine della mia vecchiaia./E saluterò la terra, il suo desiderio ardente/di ripetermi e riempire di semi verdi/il suo ventre infiammato,/sì, la saluterò/la saluterò di nuovo./Arrivo, arrivo, arrivo/con i miei capelli come odori/che sgorgano dal sottosuolo e gli occhi miei, l’esperienza densa del buio./Con gli arbusti che ho strappato ai boschi oltre il muro./Arrivo, arrivo, arrivo,/e la soglia trabocca d’amore/ed io ad attendere quelli che amano/e la ragazza che è ancora lì,/nella soglia traboccante d’amore, io/la saluterò di nuovo.

Molte le proteste dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane studentessa 22enne originaria del Kurdistan iraniano, fermata e picchiata e portata via per una sessione di rieducazione dalla polizia religiosa di Teheran perché non aveva indossato il velo in modo corretto. La gente è scesa in piazza per denunciare, molte le vittime. Le donne, in segno di lutto e contro il regime, si sono mostrate con il capo scoperto, si sono tagliate i capelli, diffondendo i video sui social. Hanno bruciato l'hijab, lo hanno fatto in memoria di Mahasa Amini e per difendere i loro diritti. Nelle piazze e lungo le strade hanno fatto sentire la loro voce, gridando “Morte al dittatore” e intonando lo slogan “Donna, vita, libertà.” Hanno dimostrato di essere coraggiose, non hanno chinato il capo, hanno messo a rischio la loro stessa vita per difendere i diritti di tutte le donne iraniane, denunciando, ancora una volta, l’assassinio di matrice religiosa fondamentalista. Da New York l’Onu ha dichiarato che: La morte di Amini e le accuse di tortura devono essere indagate da un’autorità indipendente, assicurando che la famiglia abbia accesso a giustizia e verità. Intanto Mahsa Amini muore a causa di una piccola ciocca di capelli che il suo velo non aveva coperto abbastanza. E così le fratturano il cranio provocandole un’emorragia e un edema cerebrale. Nessuna conferma ufficiale, ma le immagini della tac circolate corrispondono alle notizie filtrate dall’ospedale e poi messe a tacere come opera di agenti anti-iraniani. Molto rigide le norme sull’abbigliamento imposte dall'Ayatollah Khomeini nel 1979, e diventate legge nel 1983; il velo e gli abiti molto grandi diventano un codice di abbigliamento obbligatorio da rispettare; anche una piccola ciocca di capelli può rappresentare un atto di resistenza. E in memoria di Mahsa, le donne iraniane pubblicano video sui social con l'hashtag #MahsaAmini. E si ribellano coraggiosamente sfidando il regime.



Come non ricordare la giornalista della CNN Christiane Amampour, con padre iraniano, che si rifiuta di indossare il velo, rimanendo davanti ad una sedia vuota in attesa di intervistare il presidente iraniano Ebrahim Raisi? Un gesto forte il suo per manifestare il suo appoggio alla lotta degli iraniani che protestano contro le restrizioni alla loro libertà, ma in particolar modo per manifestare la sua vicinanza alle donne che vedono calpestati i propri diritti.


L’Iran è senza dubbio uno dei luoghi più ricchi di storia, cultura e bellezza; nel corso dei secoli l’antica Persia ha influenzato innumerevoli culture, popoli e lingue, dall’Italia alla Macedonia, passando per la Russia e l’Asia meridionale. La letteratura persiana ha ispirato personaggi come Goethe, ma il cielo iraniano sta aspettando ancora l’arrivo del nuovo sole per le sue donne e per il suo popolo perché sia futuro.

Articolo di Antonetta Carrabs pubblicato sul magazine LeiStyle di novembre 2022

 

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