"LE MISTICHE" speciale GIUBILEO Musei Civici Casa degli Umiliati

Mattia Zangari: La santa e il Giglio. Mistiche nella Firenze del Seicento -  Networknews24

LE MISTICHE la rassegna è a cura di Antonetta Carrabs e Iride Enza Funari Musei Civici Casa degli Umiliati di Monza. E' dedicata alle mistiche e scrittrici, donne illuminate del Medioevo, portatrici di una visione diversa da quella della società che le accoglieva. Gli ingressi sono liberi con prenotazione obbligatoria: info@museicivicimonza.it

I testi sono tratti da: "Le poetesse mistiche pazze per Dio La via femminile al Romanticismo nel Medioevo" a cura di Antonetta Carrabs e Iride Enza Funar i- NemaPress edizioni. 

Programma: 

19 GIUGNO ILDEGARDA DI BINGEN: la mistica più originale e affascinante del medioevo centrale europeo è senza dubbio Ildegarda di Bingen, tedesca, scrittrice, teologa, profetessa e musicista, (probabilmente la prima donna musicista della storia cristiana). Aristocratica e confidente di papa e imperatori, fiera sostenitrice della vicinanza al popolo. Il suo nome significa "guerriera che protegge". Donna di potere, visionaria, filosofa e donna di medicina, scienziata e poetessa, umile e famosa in tutta Europa; anticonformista, e instancabile organizzatrice. Fondò il monastero benedettino di Rupertsberg.

18 SETTEMBRE CATERINA BENINCASAnella sua breve vita ebbe un ruolo centrale nella politica del suo tempo e nella storia della Chiesa. Si preoccupò di lavorare per la pace in un periodo di guerre e lotte e riuscì a convincere il Papa a fare ritorno a Roma, dopo il lungo periodo ad Avignone. La sua battaglia politica fece di lei un personaggio pubblico, una donna autorevole e di potere, una donna capace di sovvertire le gerarchie e di sfidare apertamente il mondo degli uomini.

30OTTOBREMARGHERITAPOTERE:una delle punte di diamante, fra le mistiche, fu la francese Donna di altissima cultura. Accusata di aver scritto un libro di alto valore teologico ma eretico ‘Le miroir des simples ames’, ‘lo specchio delle anime semplici’, morì sul rogo. Dopo la sua morte il clima favorevole intorno alle beghine cam- biò. La Chiesa incominciò a vederle con malanimo e si preoccupò per la loro crescente diffusione, temendo a causa della loro indi- pendenza, l’allontanamento del popolo dall’obbedienza al prete

13 NOVEMBRE HADEWIJCH di ANVERSA: ha vissuto nella prima metà del Duecento. È solo attraverso la sua opera, che si presenta voluminosa, che possiamo dedurre alcuni elementi sulla sua persona e sul mondo delle mulieres religiosae a cui apparteneva. Ed è questo percorso che vogliamo seguire, descrivendo per grandi linee il contesto nel quale ha vissuto, la sua vita, il tema centrale dei suoi scritti, le sue opere che ci sono state tramandate.


Era il periodo delle Crociate e le città e i villaggi erano pieni di donne sole che sostenevano i poveri e i mendicanti. All’inizio del XIII secolo incominciarono a formarsi veri e propri gruppi comunitari, chiamati beghinaggi. Le beghine mendicanti si spostavano, predicando da un posto all’altro. Non erano né monache, né religiose in senso stretto, né laiche ferventi e ispirate, spesso erano estatiche. Votate interamente a Cristo, mistiche e talvolta eretiche. Erano mulieres religiosae, mulieres pacis, religiosae viventes, pauperes virgines con l’unica fonte di ispirazione per le Scritture. Le beghine non hanno mai chiesto di essere riconosciute come ordine religioso e questo aveva portato a una forte reazione da parte della Chiesa con accuse di eresia e persecuzioni. Nell’Europa del tardo Medioevo, in un’epoca attraversata da un grande fervore religioso e dalla ricerca di una nuova forma di spiritualità, furono tante le donne pie; erano canoniche, suore di ordini antichi e nuovi, terziarie, claustrali, recluse, catare, valdesi, pellegrine. Erano visionarie e profetesse, consigliere e perfino fustigatrici di papi, di re, di principi e di prelati. Si sentivano chiamate da Dio e, per molte di loro, l’alternativa era scrivere o morire. Si rivolgevano a Dio con un linguaggio erotico, come rivolgersi all’amato. La mistica femminile, in quel periodo, fu di fondamentale importanza in Germania e nei Paesi Bassi e più tardi in Italia e in Francia. Nonostante la persecuzione della Chiesa, le mistiche godevano del rispetto e del riconoscimento dei contemporanei ed esercitavano su di loro una notevole autorità spirituale. Riuscirono a rompere la tradizione secondo cui solo gli uomini potevano occuparsi dei temi spirituali e lo fecero abbandonando il latino, scegliendo le lingue volgari e presentando il frutto della loro ricerca personale: una religiosità libera da intermediari in contatto diretto con Dio. Le loro giornate erano scandite da preghiere e lavoro, ma con la missione di un’avventura interiore, di una fiera cavalcata alla ricerca dell’Amato. Erano dischiuse al sentire, a vibrare, ad accogliere quella completezza con l’Infinito che coinvolgeva tutto il loro essere, la loro anima e il loro corpo, in una beatitudine completa. Furono antesignane e impegnate a rivendicare un proprio ruolo nella società, soprattutto all’interno della chiesa, attraverso un vero miracolo di fede, di ascesi e di poesia. Si procuravano dolore tramite pratiche religiose, erano più propense degli uomini a infiggersi danni fisici, ricorrendo a flagelli, spine, pietre o ortiche. Il desiderio del dolore era mirato ad eliminare la fisicità al fine di farsi puro Spirito. Il digiuno era un tentativo per punire la carne, per distruggere o negare le pulsioni, per reprimere la sessualità. La gola era vista come causa dei peccati più gravi: i suoi figli erano la fornicazione, la durezza del cuore, il sonno agitato dai pensieri impuri. Caterina Benincasa (da Siena) e Maria d’Ognies vissero intensi periodi di incapacità di assumere cibo, a partire dall’adolescenza. Mangiavano e vomitavano fino a procurarsi danni alla gola e all’apparato digerente. Al pari delle moderne anoressiche, molte di loro persero il concetto o la percezione del corpo. Si nutrivano di eucarestia, ebbero visioni e segni sovrannaturali che conferivano loro un determinato potere. Nelle loro visioni eucaristiche non solo ricevevano Dio come cibo sacro, ma talora rivendicavano, almeno metaforicamente, sia la vicinanza a Dio, sia il ruolo sacerdotale di mediazione tra l’umano e il divino. L’ostia era per loro bramata, profumata, dal dolce sapore; per alcune di loro era unico nutrimento. E Dio diventava un pensiero soffocato prima di nascere, una precipitazione di gioia nella tenera carne.

Una delle punte di diamante, fra le mistiche, fu la francese Margherita Porete. Donna di altissima cultura. Accusata di aver scritto un libro di alto valore teologico ma eretico ‘Le miroir des simples ames’, ‘lo specchio delle anime semplici’, morì sul rogo. Dopo la sua morte il clima favorevole intorno alle beghine cambiò. La Chiesa incominciò a vederle con malanimo e si preoccupò per la loro crescente diffusione, temendo a causa della loro indipendenza, l’allontanamento del popolo dall’obbedienza al prete. L’Inquisizione incominciò ad interessarsi a loro. Bastava che la beghina rifiutasse di ritirarsi in clausura, in un ordine religioso, perché venisse processata come eretica. Se abiura, poteva avere salva la vita e condannata alla reclusione perenne nella cella di un convento, altrimenti consegnata alla giustizia secolare che la metteva al rogo. La tradizione feudale attribuiva molta importanza alle donne di alta prosapia; ricordiamo Teodolinda, Angelberga, Matilde di Canossa, Matilde d’Inghilterra, Eleonora d’Aquitania, Melisenda di Gerusalemme, grandi principesse ed esperte politiche. Il centro della mistica femminile fu il monastero cistercense di Helfta fondato nel 1129 presso Eisleben, in Sassonia. Fu lì che Matilde di Magdeburgo redasse in volgare bassotedesco il trattato di mistica, La luce fluente della divinità, uno dei capolavori della letteratura volgare del medioevo europeo.

Ma la mistica più affascinante e sconvolgente del medioevo centrale europeo, il protomodello delle ‘sante vive’ fu certamente Ildegarda di Bingen. Incredibilmente sovversiva, sfidò le gerarchie e ne denunciò la corruzione. Nel suo Libro delle sottigliezze delle creature divine, fu tra le prime a perorare la “causa” delle donne, dimostrando che potevano difendere la propria categoria e non abbracciare acriticamente la misoginia ecclesiastica, pur rimanendo devote. Ildegarda non venne mai punita poiché legata al re Federico I, ma la Chiesa la ammonì in varie circostanze, ricordandole che il dono della profezia non la dispensava dall’obbedienza, e si vendicò di lei dopo la morte. I suoi scritti vennero censurati e il suo processo di canonizzazione si protrasse per secoli. Se consideriamo almeno qualcuna di queste figure femminili, dovremmo escludere l’idea di ‘antifemminismo’ o di ‘misoginia’ nella cultura cattolica. Ad alcune di loro vennero confiscati i loro scritti, altre vennero definite “folli”, rinchiuse nei chiostri, qualcuna venne bruciata. Il sottile filo rosso che ha segnato i loro percorsi spirituali è senza dubbio quello dell’amore: questa parola chiave ci ha permesso di entrare nella loro vita, nella loro scrittura di donne apparentemente fragili, ma capaci di grandi provocazioni con al centro il rapporto d’amore con Dio. Un amore intenso, diretto e privilegiato. L’amore e l’attenzione verso il prossimo hanno rappresentato per loro un impegno sociale forte che andava dalla cura degli emarginati e dei più poveri ai diretti e concreti interventi nella politica e nella storia della Chiesa. Hanno saputo comunicare attraverso la parola e i gesti una visione del mondo diversa da quella maschile, vedendo oltre la soglia della percezione comune ed esprimendo “l’ineffabile”. Il Medioevo, e in particolare il Basso Medioevo, ha rappresentato un periodo di grandi innovazioni, di grandi fermenti, un periodo in cui hanno trovato spazio donne che, nelle loro scelte, hanno anticipato di molti secoli la “modernità”. Donne che hanno gettano le basi per future e radicali trasformazioni


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