SPOSE BAMBINE


SPOSE BAMBINE

Ho molti nomi. Perché esisto da sempre. Per i Caldei ero Isthar, la stella che splendeva prima che fosse creata la luna, in Egitto ero Iside velata, la madre della notte. Per gli Ebrei ero Lilith, luna nera, la sposa segreta di Adam Kadmon....Prima degli dei dell'Olimpo ero la Potnia Theron, madre del mondo. Nelle foreste dei Celti ero Grainné, ma anche Morgain, dono del mare….nei Tarocchi sono la Papessa. Qui, nel mio luogo senza spazio, nel mio tempo senza giorni io dimoro, più vecchia del mondo, e custodisco la memoria delle donne. Vecchie donne sapienti, giovani donne ignoranti, sante e sgualdrine, vittime e assassine...In ognuno di questi flaconi c'è un ricordo. Questi pezzetti di carta? Questi mi sono cari: sono le storie delle spose bambine, quelle che non hanno conosciuto la gioia. Ma solo l'oltraggio e la morte. Mi arrivano quando soffia il vento australe: nell'aria, o sulle ali delle colombe, o legate alla coda di un aquilone, o galleggiano sull'acqua. Sono tante.  Senza andare troppo lontano, lasciamo stare gli assiri, i greci, i romani...cominciamo dall'ultimo millennio. Paesi lontani? Civiltà barbariche? Qualcuna.  Ma anche qui da voi, nel vecchio continente.

AELIS
Matrimonio combinato nell'800 borghese
Il nostro era un piccolo castello, ma il magro terreno portava al mare.
Il vicino, invece, aveva terre grasse, una foresta per la caccia, e un castello dai tetti aguzzi. Era vedovo, senza eredi. Io ero l'unica figlia, mio fratello non era tornato dalle crociate... e mio padre pensò che dandomi in moglie al vicino avrebbe unito le proprietà: lui voleva la bella foresta, e il vicino avrebbe guadagnato l'accesso al mare, e me, come regalo.: una piccola sposa pura come la neve appena caduta. Appena diventai donna, andai a nozze. Fino allora avevo giocato sulla riva del mare coi castelli di sabbia: Mi sarei trovata chiusa nel castello dai tetti aguzzi.  Mentre mi pettinavano le serve piangevano. Quell'uomo era due volte vedovo, e non si sapeva bene che fine avessero fatto le sue spose. Si diceva che in una torre avesse una stanza segreta in cui evocava il demonio. Era grosso, brutale. La sua barba era così nera da sembrare blu.Non ebbe nessuna pietà della mia età acerba, del mio terrore delle mie lacrime, e in una notte di orrore mi prese con la violenza. Sono morta di parto a tredici anni. Le donne l'avevano detto che ero troppo piccola per portare un figlio. Così ce ne siamo andate tutte e due, io e la mia bambina,soffocate nel sangue e nell'indifferenza. Càpita che le fattrici muoiano, è la natura, cosa c'è di strano?


Sposa venduta per un feudo (1000)

“Anche se ero una femmina, mia madre voleva che andassi a scuola. Puoi diventare una maestra, un dottore, diceva. Da noi non ce n'è abbastanza. C'è solo sabbia, vento, mucche magre, poca acqua. Alla missione un grosso uomo bianco, che chiamavamo padre, mi insegnò a leggere, a scrivere. Una donna gentile mi spiegò che con l'acqua del pozzo bisognava lavarsi le mani, ma per bere era meglio bollirla. E che avrei potuto spiegarlo a quelli del mio villaggio. Dalla lontana europa arrivavano scatole di latte dolce e vestiti colorati. Era un mondo nuovo finché… I guerrieri neri arrivarono di notte . A tutti gli adulti tagliarono la gola, anche al buon padre, anche alla donna gentile, perché non erano credenti, secondo loro. I bambini, via, sui camion. Ne avrebbero fatto degli assassini. Le bambine.... ci misero un velo nero, dissero che saremmo diventate spose. Anch'io, anche se avevo solo dieci anni. Spose di guerrieri benedetti, dicevano, sante, pronte al sacrificio, se serviva che entrassimo in un mercato con l'esplosivo alla cintura. Il mio sposo era un ragazzo ignorante, non parlava nemmeno la mia lingua. Provai a dirgli che non ero ancora una donna, ma non mi ascoltò, e mi fece tanto male. Con un filo sottile di sangue che non smetteva più se ne andarono le mie forze, poi la mia vita. Nemmeno la sabbia ricorda il mio nome.”

ANGELICA
Monaca per forza (1600)
 
Anch'io sono una sposa bambina. Solo che il mio sposo non è di questa terra.Dalla nascita, la mia famiglia aveva deciso che mi sarei fatta monaca. Alla mia sorella maggiore erano toccate le nozze con un nobile, a me il convento. Così si usava nel seicento. Avevo sette anni quando quelle mura si sono chiuse dietro di me. Non avrei più visto i miei fratelli, né mia madre; mio padre lo odiavo già. Non più giochi con gli altri bambini, corse in carrozza col vento nei capelli, non più d'estate la villa col parco immenso e il laghetto delle anatre. Muri grigi, un dormitorio dove non si poteva parlare, un chiostro senza fiori. E preghiere dalla mattina alla sera, in ginocchio sulla pietra fredda. La mia infelicità cresceva con gli anni, e il confessore mi sgridava sempre, perchè non ero contenta di essere fidanzata con Gesù. Pensavo agli anni tutti uguali che mi aspettavano, e credevo di impazzire. Mia sorella aveva i baci del suo promesso, io solo le lacrime sul mio cuscino. Si parlava molto di una novizia, che aveva un amante di nascosto, e perchè lo scandalo non si sapesse era stata murata viva...era una nobile di Spagna, ricordo. Il confessore mi raccomandava di non indugiare in quei pensieri sporchi. Così a dodici anni, al digiuno della quaresima  scoprii che a non mangiare mi sentivo pulita, leggera...libera, padrona della mia vita.   Dalla Pasqua in poi riuscii a non toccare cibo. Mi sembrava di stare benissimo. Dissi che lo facevo per mortificarmi, per amore di Gesù. Il digiuno purifica, approvavano le suore. “una piccola santa” dicevano di me. Così in pochi mesi sono riuscita a morire.

BARBARINA
Bambina a corte (Barbarina, Mozart, 1700)
 
Se era bello vivere nel palazzo del Conte Almaviva? Era bello se eri la padrona, come la Contessa, o se eri furba, come mia cugina Susanna, che aveva trovato un fidanzato furbo come lei.Per loro feste di nozze, con canti e balli. Per me, figlia di un giardiniere sempre ubriaco, da quando avevo otto anni frasi sboccate e mani indiscrete. E il conte che mi prendeva in braccio.. “mi vuoi bene, Barbarina?”  e mi accarezzava dappertutto. Solo il piccolo Cherubino mi voleva davvero un po' di bene. Difatti volevo fidanzarmi con lui, anche se eravamo bambini. Anche lui era un giocattolo per i signori. Tanto che il conte, geloso della moglie, lo mandò lontano, a fare il soldato. Chissà se sarebbe tornato.Rimasi da sola, anche Susanna si era sposata, e non mi badava più.Sola di fronte alle voglie che gli uomini si cavano con le serve, e poi si dimenticano di te, o dicono che sei una bugiarda....Io non ero sveglia come mia cugina...quando gli stallieri dopo aver ubriacato mio padre si approfittarono di me, che avevo dodici anni, mi sono gettata nel pozzo per la vergogna. Ma nessuno l'ha mai raccontato.
 
CLAIRE
Soldi. In casa non si parlava d'altro. Era la fine del'800,la mia famiglia viveva di rendita, come tutta 'alta borghesia di Parigi. Storditi dall'odore dei soldi. Una gara per la carrozza più bella, la toilette più costosa, l'amante più alla moda. Noi ragazzine di buona famiglia eravamo spedite in collegio, allevate come agnellini in attesa del macello che ci aspettava. Gli uomini, in genere, riservavano le galanterie alle cocottes: per noi, quelle che sposavano, un breve gesto brutale ogni tanto, giusto per farci figliare:  che la cosa ci piacesse o no, non era da signore  parlarne..Ai balli eravamo in mostra agghindate  come bestiole alla fiera, in attesa del miglior offerente Qualche volta si aveva fortuna, qualche volta no. I genitori esaminavano la posizione dei pretendenti con la precisione di agenti delle tasse, e decidevano per noi. Io non ho avuto fortuna. A quattordici anni ne dimostravo sedici, ero bella e ben fatta, ma giocavo ancora con le bambole. E mio padre mi chiamò nel suo studio: “Claire” mi disse “un uomo importante ti ha chiesta in moglie, e ho accettato” Non importava che avesse cinquant'anni che fosse grasso,pelato e vizioso: era un banchiere, e aveva castello e vigneti in Borgogna. Gli fui data in pasto, e si comportò come un lupo con un agnellino:Sono vissuta, e gli ho dato cinque figli. Ma ero solo un guscio, un'apparenza. Claire era morta a quattordici anni, la notte delle sue nozze.

 
FIOR DI PERO
Cina, bambina sposa con i piedi legati (Primi 900)
 
Era già incredibile che avessero permesso a mia madre di tenermi, anche se ero femmina Ma una bambina che già alla nascita è bella come un fiore, può essere un affare. Fior di Pero, mi chiamarono, perchè ero pallida e delicata. Mia zia ha insistito perchè mi legassero i piedi “se deve diventare una signora non può avere i piedi grossi come le contadine”.Per molte notti finsero di non sentirmi urlare di dolore.Potevo camminare solo a piccoli passi, come una bambola. Ero dolce, remissiva: il mio carattere era stato spezzato assieme ai miei ossicini.Un vecchio mercante, mi comprò come terza moglie. Sperava che una bambina come  me gli avrebbe restituito il vigore, ma non fu così. E lui mi picchiava, furioso, dicendo che era colpa mia.Le altre mogli mi odiavano. Da tempo non accendeva davanti alla loro porta la lanterna rossa che invitava al suo letto. Un giorno misero un fungo velenoso nella mia zuppa.Nessuno capì come ero morta, o forse chi l'aveva capito taceva. Mio marito era un uomo potente, tutti avevano paura di lui. E io...io non so in fondo se mi sarebbe piaciuto vivere così.

 
AMINA
Africa, bambina  rapita da Boko Haram
 
Non avevo ancora otto anni, e mio padre mi ha detto . “domani sposi Kabir”. Io non l'avevo mai visto, ma una brava figlia non può disubbidire a suo padre: Il giorno delle nozze mi dipinsero le mani e i piedi con l'henné, e avevo un abito rosso e un velo d'oro. E braccialetti e anelli, e una collana di fiori profumati. C'era la musica e si mangiavano i dolci, e tutti mi dicevano che ero fortunata. Ma subito, a casa di mio marito, sua madre cominciò  picchiarmi tutti i giorni.Loro due parlavano di com'ero stupida e inutile: avevo rovesciato l'acqua, avevo bruciato il pollo, non sapevo tessere...e quante cose avrebbero potuto fare con la dote che avevo portato, se non avessero dovuto sprecarla per sfamarmi.Così mi hanno strangolata di notte, e gettata nelle braccia del fiume.Quante bambine come me ho ritrovato nella corrente.....Anche se ero una femmina, mia madre voleva che andassi a scuola. Puoi diventare una maestra, un dottore, diceva. Da noi non ce n'è abbastanza. C'è solo sabbia, vento, mucche magre, poca acqua.Alla missione  un grosso uomo bianco, che chiamavamo padre, mi insegnò a leggere, a scrivere. Una donna gentile mi spiegò che con l'acqua del pozzo bisognava lavarsi le mani, ma per bere era meglio bollirla. E che avrei potuto spiegarlo a quelli del mio  villaggio. Dalla lontana europa  arrivavano scatole di latte dolce e vestiti colorati. Era un mondo nuovo...finchè...I guerrieri neri arrivarono di notte . A tutti  gli adulti tagliarono la gola, anche al buon padre, anche alla donna gentile, perchè non erano credenti, secondo loro. I bambini, via, sui camion. Ne avrebbero fatto degli assassini. Le bambine.... ci misero un velo nero, dissero che saremmo diventate spose.Anch'io, anche se avevo solo dieci anni. Spose di guerrieri benedetti, dicevano, sante, pronte al sacrificio, se serviva che entrassimo in un mercato con l'esplosivo alla cintura.Il mio sposo era un ragazzo ignorante, non parlava nemmeno la mia lingua. Provai a dirgli che non ero ancora una donna, ma non mi ascoltò, e mi fece tanto male.Con un filo sottile di sangue che non smetteva più se ne andarono le mie forze, poi la mia vita.Nemmeno la sabbia ricorda il mio nome.
 

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