Rosso Valentino di Antonetta Carrabs


L’abito può dare allure anche a una donna brutta. (Valentino)

L’ultimo imperatore, la stella luminosa, l’uomo che ha esaudito il sogno delle donne, quelle che secondo lui -Volevano essere belle- ha realizzato per loro splendidi abiti rosso cadmio, a metà strada fra il porpora, cangiante, con le tonalità dell'arancio e del carminio, un mix perfetto ed elegante di tanti rossi: il rosso Valentino di Clemente Ludovico Garavani. "Il rosso è un colore che mi porto dietro dall’infanzia. Ha una tale vitalità e un tale fascino che amo vederlo non soltanto negli abiti, ma anche nelle case, nei fiori, negli oggetti, nei dettagli. È il mio portafortuna. Una donna vestita di rosso non sbaglia mai: è un colore che dona, sta bene a tutte.

È un colore forte ma al tempo stesso è un non colore, è neutro: come il nero, il marrone, il blu, il bianco. Non è il verde pallido, non è una tinta pastello. Conferisce molta energia, molto smalto. Il rosso è vita, passione, amore, è il rimedio contro la tristezza. Penso che una donna vestita di rosso, soprattutto di sera, sia meravigliosa. Un'idea di donna che piace anche agli uomini”. Il rosso diventerà l'emblema peculiare della Maison. Ma come nasce questo suo amore per il rosso? Era ancora studente e una sera, durante la visione di uno spettacolo d’Opera a Barcellona, lo stilista vide tra il pubblico una donna avvolta nel suo abito rosso e pensò che fosse perfetta: Fra tutti i colori indossati dalle altre donne, mi è sembrata unica, isolata nel suo splendore. Non l’ho mai dimenticata. Penso che una donna vestita di rosso sia sempre meravigliosa, è la perfetta immagine dell’eroina”. A partire dal 1959, anno di apertura del suo primo atelier in via Condotti a Roma, vestirà, con classe e immensa ricercatezza, le donne di tutto il mondo. Quelle che indosseranno il suo Rosso Valentino furono battezzate Dee del Rosso Valentino. Lo stilista manifesta, fin da bambino, uno spiccato talento.

Appena diciannovenne frequenta l’École de La Chambre Syndicale de la Couture a Parigi dove Jean Dessès e poi Guy Laroche ne riconosceranno il suo estro creativo. Il suo primo successo arriva nel 1962 a Palazzo Pitti dove un'ottima accoglienza di pubblico e di critica, attirando l'attenzione dei media, compresa quella della celebre rivista Vogue. Dalla metà degli anni sessanta il marchio Valentino diviene popolarissimo; nel 1968 la rivista statunitense Women Wear Daily definirà Valentino il "Re della moda italiana". Il suo talento sarà amplificato dalle grandi personalità che sceglieranno di indossare i suoi abiti: prima fra tutte Jaqueline Kennedy. Valentino firmerà il suo vestito di pizzo avorio che l’accompagnerà all’altare con l’armatore greco. A lei sarà dedicata la celeberrima collezione bianca della primavera estate di quello stesso anno. Tra le clienti più affezionate anche Elizabeth Taylor che, per il suo ottavo e ultimo matrimonio con Larry Fortensky nel 1991, scelse un abito confezionato nell’atelier romano.

Come non ricordare l’imperatrice di Persia Farah Diba che indosserà il cappotto disegnato per lei da Valentino durante la fuga dalla rivoluzione iraniana? Anche Audrey Hepburn, Marella Agnelli,  la principessa Margaret Windsor sceglieranno i suoi magnifici abiti. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, disegnerà un lungo abito bianco con la parola "Pace" scritta in 14 lingue che gli varrà il titolo di "Uomo di moda e di pace”, conferitogli dal Parlamento europeo. Quel ragazzino di Voghera “piuttosto viziato” come lui stesso diceva, ha scritto la storia della moda.
Settembre 2019 - dalla mia rubrica Maestri di Moda, articolo pubblicato sulla rivista LEI STYLE.

 

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