PROGETTO FABIO POESIA, un dono per la vita

 


La Poesia diventa una risorsa, a conferma del suo valore taumaturgico, in favore delle persone che vivono una situazione di disagio. Il valore del DONO mi ha portato, da oltre un ventennio, ad occuparmi di persone che vivono il disagio dovuto alla malattia, come per i bambini dell’ospedale San Gerardo di Monza e dell’Istituto dei Tumori di Milano, alla senilità come per gli anziani di alcune Case di riposo, alla detenzione per i detenuti dell’istituto di pena Sanquirico di Monza (dove tuttora dirigo il giornale Oltre i Confini e un laboratorio di scrittura giornalistica), al disturbo mentale come per i pazienti del Dipartimento di Salute mentale del Centro Psico Sociale di Monza. Con gli Istituti Clinici Zucchi nasce il Progetto Fabio Poesia, un dono per la vita. Un progetto che pone al centro il valore del DONO. Mi sono chiesta più volte se c’è un modo, una via, una risorsa che può aiutare le persone a vivere la malattia anche come un’opportunità. La ricerca della Psicologia positiva, secondo Marcello Cesa Bianchi, decano della Psicologia clinica in Italia lo sottolinea: «impostare l’intervento sul sano e sul malato tenendo conto delle potenzialità positive, considerando che valorizzarle può aiutare a porre la persona globalmente in una situazione tale da affrontare meglio anche le difficoltà e le sofferenze».



I destinatari di questo progetto sono i pazienti degli Istituti Clinici Zucchi del gruppo San Donato. La Poesia diventa lo strumento terapeutico ce lo conferma il professore Giuseppe Masera che ne è fortemente convinto: è lecito aspettarsi un valore terapeutico dallo scrivere in poesia, è importante dimostrare che funzioni, registrare il quid di benessere che nei pazienti deriva dal riflettere, dall’esprimersi e dall’essere ascoltati.” Nel 2006, quando il professore era responsabile della clinica pediatrica dell’Università Milano-Bicocca, invitò Ernesto Cardenal, prete sandinista nicaraguense, a fare poesia anche con i bambini ammalati di cancro, dato che Cardenal l’aveva già sperimentato con i contadini e militari, dopo la rivoluzione. Su invito del professore, quindi, Cardenal diede vita ai laboratori di Poesia con i bambini del Centro di Oncologia La Mascota di Managua, in Nicaragua. Di certo un progetto visionario quello di andare negli ospedali per incontrare i bambini ammalati oncologici e insegnare loro che tutto è poesia, che tutti sono poeti e capaci di dire, con i versi, anche l’impronunciabile. L’esperienza risultò sorprendente per Cardenal che scrisse:ero convinto che i bambini, essendo creativi, potevano essere avviati a scrivere anche poesie; eravamo entrambi convinti che tutti potevano essere in grado di farlo e che non serviva quindi rispettare regole per scrivere in versi e dire anche cose altrimenti difficili….non so quanto grande sarà il beneficio terapeutico prodotto dalla poesia, ma vedo la grande allegria che crea quando la ascoltano e, ancora di più, quando la scrivono loro stessi; queste poesie riunite sono come un inno alla bellezza della creazione. Io non aspetto il Giorno del Giudizio Finale con particolare ottimismo ma prevedo che una delle poche cose che mi piacerebbe poter sentire è: io ero un bambino malato di cancro e tu mi hai insegnato a fare poesia. Todo es poesìa – scriverà uno dei bambini di Cardenal, a 7 anni. Dopo La Mascota il progetto venne replicato a Monza nell’anno 2009. Su invito di Masera, entrai nei reparti dei bambini in cura per tumore al San Gerardo di Monza e tenni con loro incontri settimanali di poesia. Masera sosteneva che la poesia avrebbe potuto lenire la sofferenza dei bambini sviluppando in loro una grande curiosità e facilità di espressione; la poesia poteva rappresentare un bisogno primario e avrebbe potuto assumere un valore terapeutico. Il professore era convinto che la poesia avrebbe arricchito la strategia terapeutica nella oncologia pediatrica, la poesia avrebbe potuto aggiungere un ulteriore contributo alla terapia globale-olistica che si proponeva di offrire non solo le migliori possibilità di guarigione dalla leucemia, ma anche la possibilità di raggiungere la resilienza. Presi in prestito da Cardenal la metodologia del “verso libero”: i bambini ebbero modo di raccontare le loro paure, i sentimenti e il dolore senza la necessità di trovare la rima giusta, né di rispettare la punteggiatura, l’ortografia o la lunghezza del testo. Vennero alla luce, come scriverà la poetessa Vivian Lamarque sul Corriere della Sera - sabato 11 giugno 2011: “poesie in cui la parola conchiglia fa rima con pastiglia e la parola sera con stanza ospedaliera. Poesie con la febbre che non passa da venerdì, poesie con titoli-medicina, medicine così cattive che non basta la pallina di zucchero di Pinocchio, qui concedono persino l’abbinamento medicina-nutella. Siamo all’undicesimo piano dell’ospedale San Gerardo di Monza, bambini in lotta con la leucemia, le poesie le hanno scritte… ma più il male fa male, più i bambini scrivono d’altro, dell’amato cane Alex che aspetta a casa, di supereroi che non si ammalano mai, di città di pastafrolla, del nonno Cesarino” –La poesia del "verso libero" favorì: la resilienza“vorrei dire a tutti che la mia esperienza pur mettendoti in difficoltà è un’esperienza positiva perché impari a vivere in modo diverso tutto questo fa nascere un bellissimo sentimento” (Lorenzo); l’intimità: “mi affido a te per parlarti di questa febbre misteriosa che ho da venerdì di questa mia debolezza dei miei fremiti di vita” (Paolo); il bisogno di dimora: “L’aria ha il profumo delle rose, una felicità che ha il sapore di cioccolato, c’è una casetta sull’albero grande, tutti insieme lassù siamo al sicuro, siamo protetti” (Josef); il ricordo: ho conosciuto il silenzio di questa stanza dove ho incontrato i miei pensieri che sono andati sempre al mio caro Axel, un grosso pastore tedesco” (Alessandra) 

Antonetta Carrabs - poeta, scrittrice e giornalista

Presidente de La Casa della Poesia di Monza www.lacasadellapoesiadimonza.it 

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