L'etica della cura al centro

MEDICIA E FILOSOFIA, una relazione da scoprire - Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori 

Il mio intervento del 19 aprile per l'incontro con lo psicoterapeuta Nicolò Terminio e "Le parole nella cura" Le parole della filosofia raccontano la modalità originaria con cui gli esseri viventi abitano il mondo avendone consapevolezza e quali visioni utilizzano per meglio comprenderlo. Sono le nostre bussole per orientarci quando le tempeste esistenziali ci travolgono e ci costringono a confrontarci con i limiti della mortalità e della finitezza. Le parole ci possono aiutare, così come aiutavano gli studenti nelle scuole filosofiche dell’antica Grecia, ad avere cura della nostra anima e della natura del mondo in cui tutti noi dimoriamo. La parola cura è quindi antica. La più immediata è quella che rinvia al campo della medicina, quindi, cura nel senso di rimedio o pratica volta a guarire da una malattia. Nell’antichità il malessere fisico e quello psicologico erano ben distinti e ad essi erano associate due differenti soluzioni di allievo: il patimento fisico, infatti, era trattato attraverso i farmaci e le cure mediche, mentre il patimento psicologico, interiore o dell’anima, era curato attraverso i discorsi. Plutarco nella Vite dei X oratori informa che: mentre si dedicava alla poesia, compose un’Arte per non soffrire, quasi come una cura prescritta dai medici agli ammalati. Allestita a Corinto una stanza vicino alla piazza, proclamò di essere in grado di curare coloro che avevano dolori, con i discorsi e, conosciute le cause, consolava i sofferenti. Antifone si era dedicato alla poesia per poi utilizzare le sue competenze sul linguaggio anche al fine di redigere l’arte del non soffrire, un testo di carattere manualistico in cui si mostrava come attraverso l’uso delle parole si potesse rimuovere la causa del dolore. Antifonte ascoltava il malato per riscontrare le cause del suo patimento e successivamente lo consolava, lo rincuorava e lo sollevava dalla sofferenza, attraverso le sue parole. Nel Prometeo incatenato di Eschilo, Oceano si rivolge a Prometeo proponendo l’idea che le parole siano il medium attraverso cui curare il dolore dell’animo pieno di rabbia e perciò malato, mentre Prometeo richiama la necessità di calmare l’animo nel momento opportuno. Isocrate nell’opera Sulla pace sostiene che per curare il corpo ci sono e molteplici medicine scoperte dai medici ma per gli animi ignoranti pieni di passioni malvage ci sono solo discorsi.

Per Eschilo “il dolore è un errore della mente” il dialogo terapeutico è in grado di correggere tale errore attraverso l’utilizzo delle parole che “aiutano a vedere il sentire, ma anche con il silenzio che apre le porte all’ascolto e consente di entrare nelle pieghe dell’anima di chi viene in cura senza farsi sopraffare dall’urgenza delle parole che spesso, invece di far conoscere, nascondono ciò che nell’anima è secretato” 

Cura è anche l’interessamento solerte per qualcuno o qualcosa, l’impegno o il pensiero rivolto verso un essere vivente o un oggetto di cui ci si occupa con sollecitudine; la cura evoca la protezione e l’attenzione per chi è più fragile o debole. La parola cura è cura delle relazioni, responsabilità nei confronti degli altri, rispetto delle diversità. La ricerca di un mondo nuovo, più responsabile di guardare alle relazioni che ci legano agli altri è al centro dell’etica della cura."


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