Le poetesse del fin'amor

 


Nel centrosud della Francia, intorno al XII e XIII secolo, ci fu una ricca fioritura di musica e poesia femminile ad opera delle trovatrici, o trobairitz, meglio definite poetesse del fin’amor, le prime cantautrici della storia; musiciste raffinatissime, itineranti e ispirate creatrici di versi. Vestivano il manto di ermellino, le più nobili avevano in testa un diadema; vagavano di villaggio in villaggio, di castello in castello, di corte in corte e si guadagnano da vivere cantando l'amor cortese con versi di fuoco, traboccanti di passione. Restano 40 manoscritti delle loro poesie con più di 50 raffigurazioni di donne in ordine di rango. Cantavano accompagnandosi con la viella, lo strumento musicale più diffuso del tempo, considerato l’antenato del violino: aveva la forma ad arco, era ovoidale, generalmente a cinque corde, a volte anche a sei; si suonava semplicemente pizzicandolo con le dita e appoggiandolo contro il petto, contro la spalla o sotto il mento. La più famosa di tutte le trovatrici e, la prima donna in assoluto nella storia della musica a comporre musica profana, si chiavamava Beatrice de Dia, conosciuta come contessa de Dia, moglie di Guglielmo di Poitiers, vissuta dal 1140 al 1212. Di lei ci restano cinque cansos accompagnate dalla melodia del flauto o della viella e una sola tenso, un componimento poetico. La sua canzone A chantar m’er de so qu’eu no volria è la sola canzone di una trobairitz giunta fino ai giorni nostri completa di note. Beatrice, moglie infedele e amante appassionata e devota, ha scritto i versi più audaci e sensuali che siano mai stati scritti da una donna, inimmaginabili per una dama in piena età medievale che non lasciava scoperto nemmeno un lembo del suo corpo e copriva la testa con un velo e soggolo monacale. La sua canzone, che per spregiudicatezza e sincerità non ha uguali nella storia della letteratura femminile, esprime il desiderio irrefrenabile di far suo l’uomo che ama e di darsi tutta a lui in un rapporto carnale senza fine “….mio bell’amico, valoroso e gentile, /quando sarete in mio potere/e saremo distesi sul letto uno accanto all’altro/a disposizione dei miei baci amorosi, colma di grande gioia/io vi considererò mio marito/così che voi non potrete rifiutarvi/di fare tutto ciò che io desidero.”  Di Tibors de Sarenom, più o meno contemporanea di Beatrice de Dia, rimane una sola stanza di una canzone: Bels dous amics, pregevole esempio di amore trobadorico, dai toni gentili: «Bel dolce amico, ben posso invero io dirti che mai fu ch’io stessi senza desiderio poiché a te piacque ch’io t’avessi per amante; neanche fu mai ch’io non avessi voglia, bel dolce amico, sovente di vederti né ci fu mai stagion ch’io rimpiansi, né ci fui mai, se te ne andavi irato, ch’io ne gioissi, se non al tuo ritorno». 


La contessa Garsenda di Sabran o di Provenza, mecenate e animatrice di un circolo letterario di poeti e trovatori, compose una tenso tra lei e un anonimo trovatore che, secondo i pettegolezzi del tempo, sarebbe stato Gui de Cavaillon, il suo amante: «Voi che mi sembrate un fine amatore, non voglio che voi siate sì esitante; e mi piace che soffriate per mio amore, altrimenti sarei io sola sofferente. Ed è la codardia vostra un male, ché a rischiare d’implorare non ardite; e a voi e a me fate solo gran danno, poi che donna non osa sé scoprire ciò che vuole per paura di fallire». Alais e Yselda, le due giovani sorelle autrici di una tenso che vedeva come interlocutrice una donna anziana chiamata Carenza. Il problema che le assillava era se sposarsi o rimanere vergini e Carenza lascerà loro intuire che sarebbe stato preferibile essere spose, ma di Cristo.  Di Clara d’Anduza rimane un solo componimento di 28 versi: En greu esmay et en greu pessamen, rivolto al suo innamorato, un canto d’amore dolente e malinconico nella traduzione. Una delle ultime cantatrici provenzali è Guillelma de Rosers, attiva fin dopo il 1250, di cui sopravvive un unico componimento: «Na Guillelma, molti cavalieri arrancano/fuori nella notte, per il maltempo che fa/implorando ad alta voce un rifugio. /Succede che due per ragioni di cuore/vadano in fretta verso le lor donne/Uno torna indietro ad aiutare i cavalieri/l'altro corre verso la sua donna. /Quali dei due fa meglio ciò che si conviene? Rimaste sconosciute per secoli, le trobairitz hanno messo in musica e cantato i loro versi scritti nella lingua provenzale parlata in quasi tutta la Francia, a sud della Loira, dal Mediterraneo all’Atlantico, da Marsiglia a Bordeaux.

articolo pubblicato da Antonetta Carrabs su Lei Style di dicembre 2020

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