A Monza LA RIVOLUZIONE DELLE SIBILLE
Il titolo della mostra prende il nome dall’antologia LA RIVOLUZIONE DELLE SIBILLE. L’eredità espressiva ed esistenziale delle donne (Nemapress edizioni) di Antonetta Carrabs e Iride Enza Funari. “Un’antologia di grande impegno letterario e civile” così l’ha definita Donatella Bisutti, poeta, giornalista, critica letterari.
La mostra LA RIVOLUZIONE DELLE SIBILLE a cura di Antonetta Carrabs e Iride Enza Funari, con il contributo di Francesca Ripamonti è promossa dall’associazione Zeroconfini onlus, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Monza – Assessorato Pari Opportunità - e in collaborazione con La Casa della Poesia di Monza e Fidapa BPW ITALY Sezione Modoetia Corona Ferrea. E' visitabile dal 5 al 31 marzo presso il foyer del teatro Manzoni di Monza.
La mostra: per prenotare: iatmonza@gmail.com orari: mercoledì dalle 16,00 alle 18,00 – venerdì e sabato dalle 10,00 alle 12,00 26 pannelli per 26 donne che hanno lasciato un’eredità espressiva e umana incommensurabile; donne legate da un filo d’Arianna lungo il quale la forza, la passione, la lotta, la bellezza e anche il dolore potrebbero contribuire a fare la Rivoluzione in questo nostro nuovo Millennio. La loro vita non sempre è collegata alla poesia, non tutte almeno. Il loro tratto distintivo e ineludibile consiste nell’aver tracciato un segno con la loro esperienza sia intellettuale, sia personale, una rivoluzione nei rapporti sociali e con la natura. Donne che abbandonarono la vita come Anne Sexton, Sylvia Plath, Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Marina Ivanovna Cvetaeva.
Poi ci sono loro Maria Luisa Spaziani Margherita Guidacci, Elizabeth Bishop, Cecília Meireles che hanno segnato i loro percorsi di vita da scelte spirituali o eroismi culturali e sociali; lo sguardo si allarga oltre l’Europa, con le scrittrici irachene Dunya Mikhail e Amal al-Juburi, la libanese Joumana Haddad e la siriana Maram al-Masri che ci conducono nel loro mondo problematico e rivoluzionario all’interno del quale ancora oggi lottano contro le ingiustizie, la guerra, i tanti soprusi; l’ironia del Premio Nobel polacco Wisława Szymborska rivolta il quotidiano trovando nei piccoli gesti e nelle piccole cose la forza per andare avanti; l’urlo graffiante e accorato della brasiliana Marchia Theophilo in difesa della foresta Amazzonica, la lotta di Anna Achmatova, la poesia satirica e provocatoria di Elena Andreevna Švarc; la filosofa brasiliana Adélia Luzia Prado Freitas legata al Modernismo; la poeta portoghese e femminista tumultuosa e inquieta Florbela Espanca. La “letteratura come vita” per coltivare un percorso in difesa di quei valori che sanno essere sociali, morali ed etici: ed ecco la figura di Lea Garofalo vittima della ‘ndrangheta, della giornalista Anna Politkovskaja uccisa per le sue tante inchieste sul popolo ceceno in lotta per l’indipendenza; le iraniane Nahal Sahabi e Neda Agha-Soltan entrambe vittime della repressione di Stato. Su tutte e per tutte Anna Kulisciof, impegnata in un mondo a predominanza maschile. Nelle antologie di poesia il numero delle voci femminili è generalmente ridotto, sebbene importanti progressi siano stati compiuti, l’attenzione per la scrittura poetica delle donne è rimasta in genere piuttosto bassa. Sono davvero tante le donne che nel corso dei secoli hanno contribuito a scrivere pagine di poesia intense, così come sono intense le loro testimonianze di sofferenza, di rabbia e di lotta.
Con il termine Sibilla si indicava, nell’antichità, una donna che
possedeva la capacità di prevedere il futuro. Le Sibille erano profetesse,
dotate di virtù profetiche e in grado di fornire responsi e predizioni; si
rivolgevano alle comunità, alle città e ai regni preannunciando eventi,
calamità naturali, esiti di battaglie. Il dio che le ha ispirate è stato
Apollo, dio della poesia, della medicina, delle arti, della musica, della luce
e della profezia. Secondo gli autori pagani, le Sibille furono donne «invase
dalla divinità» cui si attribuivano varie capacità di predizione: venivano
consultate sulle incertezze dell’avvenire. Ma che rivoluzione potranno
fare oggi le Sibille? Un nome antico che ci riporta alla mitologia classica
accostato a un termine, rivoluzione, spesso protagonista purtroppo, anche della
nostra contemporaneità. Perché c’è bisogno del ritorno della voce magica delle
profetesse? Le Sibille questo erano, donne che intravedevano il futuro. Un
futuro per loro chiaro e trasparente, ma che trasmettendolo agli altri,
risultava incerto e appunto sibillino.
Antonetta Carrabs e Iride Funari sono due studiose della cultura delle donne che già hanno accostato la propria firma e la propria ricerca per riportare alla luce le parole delle poetesse mistiche, dal lontano medioevo fino ad oggi. Sempre ad una sacralità di missione e di ruolo si rivolgono, chiamando Sibille i profili di donne di questa mostra che intende offrire ad un pubblico più vasto la possibilità di essere parte di un cambiamento che, partendo dalle donne, dalle sibille del nuovo millennio, parla a tutti, coinvolge tutti, donne e uomini. (Neria De Giovanni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari.)
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