"La rivoluzione delle rose" di Antonetta Carrabs



Nel 1835 della Bella di Monza il medico Mezzotti scrisse: «nessuna rosa, io penso, raggiunge i meriti di quelle di questi Giardini Reali, che sono praticamente sempre in fiore e tra cui spicca la Rosa di Monza.» Durante il mese di maggio, ormai da un decennio, celebriamo la Bella di Monza, un esemplare di rosa antica, creata all’inizio del XIX secolo da Luigi Villoresi e presente nel roseto della Villa Reale di Monza. È la rosa che fiorisce prima di tutte le altre, si trova all’ingresso, pronta ad accogliere i visitatori in un mondo fiabesco tutto fatto di rose: rose reali con petali come lingue di fuoco, damascene dal profumo intenso, dalle albe bianche rifiorenti, opulente e accese. Le fioriture si ricompongono sempre uguali e puntuali come anime che rinascono: anche in una rosa si può percepire la vibrazione segreta del cuore, un sentire che è un intimo rituale, una pausa magica. Ed è in questo spazio profumato e spiumato che l’immaginazione può attingere la verità e percepire le voci antiche della nostra gente.


Le emozioni si collegano a quell’armonia del tutto racchiusa in un semplice e piccolo bocciolo, pronto a dischiudersi con il primo levarsi del sole. Le rose, da sempre, sono abitate dalla poesia, una coniunctio alchemica: solo nel cielo si tratteggia il volo. E se imparassimo a ritrovare il senso delle nostre vite all’interno dell’ordine naturale delle cose e non in quello globale, avido e totalitario in cui viviamo?
Per fare questo bisogna amare e custodire i luoghi di bellezza dove ancora alberga una forza animica intrisa di significato. In questo nostro tempo anche una nuvola, un sasso, un fiume…possono essere percepiti come messaggi; i fiori, gli alberi, le acque ci parlano e ci invitano ad un’altra resistenza: ci invitano alla rivoluzione dei fiori e delle rose.

da Il Quaderno del Roseto3 edizioni d'arte Il Ragazzo innocuo

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