DETENZIONE E SALUTE MENTALE Prevenzione e Cura - Martedì 25 Giugno convegno - Monza
Interverranno: GIOVANNA DI ROSA Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, MILENA PROVENZI Medico Psichiatra Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori - Monza, ANTONELLA CALCATERRA Avvocata - Criminologa esperta di diritto penitenziario, FRANCESCA COVA Responsabile SS Equipe Forense e Psichiatria Penitenziaria Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori - Monza, FRANCESCO MAISTO Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Milano, Modera ANTONETTA CARRABS Giornalista
Ordine degli Avvocati: iscrizioni su SFERA N. 2 crediti formativi in MATERIA
GENERICA non Obbligatoria. Ordine dei Giornalisti: www.formazionegiornalisti.it N.3
crediti formativi. I cittadini possono partecipare inviando una email a: pro.monza@tiscali.it La partecipazione è GRATUITA.
Il diritto alla salute in carcere e in particolare il diritto alla salute mentale, è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, essenziali e inalienabili, alla cui tutela sovrintendono anche norme sovranazionali. “Le strutture destinate ad accogliere persone con disturbi mentali devono assicurare ad ognuna di queste persone, tenendo conto del loro stato di salute e della necessità di proteggere l’incolumità degli altri, un ambiente e condizioni di vita più vicini possibile a quelli di cui beneficiano nella società persone della stessa età, dello stesso sesso della medesima cultura”. La tutela del diritto alla salute in carcere non si esaurisce nell’offerta di prestazioni sanitarie da parte del Servizio Sanitario Nazionale, ma comporta l’obbligo e l’impegno dell’Amministrazione penitenziaria di tutelare il diritto alla salute di ogni persona a essa affidata in quanto privata della libertà. Tale obbligo resta intatto dopo il passaggio delle competenze e si coniuga con quello simmetrico delle Autorità sanitarie di assicurare cure adeguate, di promuovere la cultura della salute e di non limitarsi a rispondere a singole richieste di prestazioni mediche, di svolgere una funzione preventiva, di prendere in carico le posizioni soggettive delle persone recluse per le quali, già nel percorso precedente alla detenzione, è più difficile l’accesso alle cure.
Le persone affette da disturbo mentale
non devono essere oggetto di una discriminazione negli istituti penitenziari.
In particolare il principio dell’equivalenza delle cure con quelle che vengono
fornite all’esterno degli istituti penitenziari deve essere rispettato per
quanto riguarda le cure necessarie per la loro salute. Tali persone devono
essere trasferite dall’istituto penitenziario all’ospedale se il loro stato di
salute lo richiede. In Italia la riforma della sanità penitenziaria ha previsto
che nei confronti del detenuto debbano concentrarsi azioni sinergiche poste in
essere da istituzioni diverse, ma tutte univocamente orientate a tutelare la
salute dei detenuti. Così acquisiscono importanza i rapporti tra
l’Amministrazione penitenziaria e il Servizio Sanitario Nazionale, le
rispettive competenze ed interazioni.
Per quanto riguarda la salute
mentale è prevista la presenza di uno psichiatra e di un
servizio psichiatrico in tutti gli istituti diversamente articolato in
relazione alla tipologia dell’istituto e ai bisogni di salute della popolazione
presente. Al tema della salute e della salute mentale è collegato il tema del
suicidio e il carcere è una realtà che sotto questo profilo deve essere
considerata molto attentamente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
affermato che tutti i detenuti sono da considerarsi soggetti a rischio e il
Comitato Nazionale di Bioetica ha chiesto di elaborare un piano di azione
nazionale per la prevenzione dei suicidi in carcere attraverso azioni dirette
non tanto alla selezione dei soggetti a rischio quanto delle situazioni a
rischio.
Il carcere non può agire da solo ma deve operare in rete con le altre istituzioni del
territorio (dipartimento salute mentale, province, comuni, volontariato) e si è
provveduto a concordare protocolli con le realtà territoriali che siano in
grado di dare il proprio contributo per sollevare i detenuti da situazioni di
grave disagio.
lmportante il ruolo dei volontari sin dai momenti iniziali della detenzione nel fornire sostegno morale e materiale ai nuovi giunti in un momento delicatissimo qual è quello dell’ingresso in carcere, “quando è necessario profondere ogni sforzo per ridurre, sin dai primissimi momenti di permanenza in carcere, il distacco fra il detenuto e il mondo esterno” “si raccomanda alle direzioni di compiere ogni sforzo per consentire la massima estensione degli orari di accesso agli istituti per i volontari…”
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