DETENZIONE E SALUTE MENTALE Prevenzione e Cura - Martedì 25 Giugno convegno - Monza




L'associazione ZEROCONFINI onlus promuove a Monza un importante convegno sul tema  "DETENZIONE E SALUTE MENTALE Prevenzione e Cura" con i patrocinii di: Comune di Monza - Ordine degli Avvocati di Monza e Brianza - Ordine dei Giornalisti della Lombardia: martedì 25 Giugno 2024 dalle ore 17.00 alle 20.00 presso il teatro BINARIO 7 SALA CHAPLIN via Turati 8 

                                                                                                                                                    Introduce MANUELA MASSENZ Procuratrice della Repubblica Aggiunta – Monza

Interverranno: GIOVANNA DI ROSA Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, MILENA PROVENZI Medico Psichiatra Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori - Monza, ANTONELLA CALCATERRA Avvocata - Criminologa esperta di diritto penitenziario, FRANCESCA COVA Responsabile SS Equipe Forense e Psichiatria Penitenziaria Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori - Monza, FRANCESCO MAISTO Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Milano, Modera ANTONETTA CARRABS Giornalista

Ordine degli Avvocati: iscrizioni su SFERA N. 2 crediti formativi in MATERIA GENERICA non Obbligatoria. Ordine dei Giornalisti: www.formazionegiornalisti.it N.3 crediti formativi. I cittadini possono partecipare inviando una email a: pro.monza@tiscali.it La partecipazione è GRATUITA.

Il diritto alla salute in carcere e in particolare il diritto alla salute mentale, è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, essenziali e inalienabili, alla cui tutela sovrintendono anche norme sovranazionali. “Le strutture destinate ad accogliere persone con disturbi mentali devono assicurare ad ognuna di queste persone, tenendo conto del loro stato di salute e della necessità di proteggere l’incolumità degli altri, un ambiente e condizioni di vita più vicini possibile a quelli di cui beneficiano nella società persone della stessa età, dello stesso sesso della medesima cultura”. La tutela del diritto alla salute in carcere non si esaurisce nell’offerta di prestazioni sanitarie da parte del Servizio Sanitario Nazionale, ma comporta l’obbligo e l’impegno dell’Amministrazione penitenziaria di tutelare il diritto alla salute di ogni persona a essa affidata in quanto privata della libertà. Tale obbligo resta intatto dopo il passaggio delle competenze e si coniuga con quello simmetrico delle Autorità sanitarie di assicurare cure adeguate, di promuovere la cultura della salute e di non limitarsi a rispondere a singole richieste di prestazioni mediche, di svolgere una funzione preventiva, di prendere in carico le posizioni soggettive delle persone recluse per le quali, già nel percorso precedente alla detenzione, è più difficile l’accesso alle cure.

 

Le persone affette da disturbo mentale non devono essere oggetto di una discriminazione negli istituti penitenziari. In particolare il principio dell’equivalenza delle cure con quelle che vengono fornite all’esterno degli istituti penitenziari deve essere rispettato per quanto riguarda le cure necessarie per la loro salute. Tali persone devono essere trasferite dall’istituto penitenziario all’ospedale se il loro stato di salute lo richiede. In Italia la riforma della sanità penitenziaria ha previsto che nei confronti del detenuto debbano concentrarsi azioni sinergiche poste in essere da istituzioni diverse, ma tutte univocamente orientate a tutelare la salute dei detenuti. Così acquisiscono importanza i rapporti tra l’Amministrazione penitenziaria e il Servizio Sanitario Nazionale, le rispettive competenze ed interazioni.



Per quanto riguarda la salute mentale è prevista la presenza di uno psichiatra e di un servizio psichiatrico in tutti gli istituti diversamente articolato in relazione alla tipologia dell’istituto e ai bisogni di salute della popolazione presente. Al tema della salute e della salute mentale è collegato il tema del suicidio e il carcere è una realtà che sotto questo profilo deve essere considerata molto attentamente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che tutti i detenuti sono da considerarsi soggetti a rischio e il Comitato Nazionale di Bioetica ha chiesto di elaborare un piano di azione nazionale per la prevenzione dei suicidi in carcere attraverso azioni dirette non tanto alla selezione dei soggetti a rischio quanto delle situazioni a rischio.


Il carcere non può agire da solo ma deve operare in rete con le altre istituzioni del territorio (dipartimento salute mentale, province, comuni, volontariato) e si è provveduto a concordare protocolli con le realtà territoriali che siano in grado di dare il proprio contributo per sollevare i detenuti da situazioni di grave disagio.

lmportante il ruolo dei volontari sin dai momenti iniziali della detenzione nel fornire sostegno morale e materiale ai nuovi giunti in un momento delicatissimo qual è quello dell’ingresso in carcere, “quando è necessario profondere ogni sforzo per ridurre, sin dai primissimi momenti di permanenza in carcere, il distacco fra il detenuto e il mondo esterno” “si raccomanda alle direzioni di compiere ogni sforzo per consentire la massima estensione degli orari di accesso agli istituti per i volontari…”

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