Humus




Ho percorso sentieri fecondi tinteggiati di ebbrezza desiderabile lungo un viaggio iniziatico alimentato dalla grande fonte. Mi sono spinta lungo la sosta, in quello spazio di oblio che lenisce e inebria, lasciandomi sospingere da un desiderio inafferrabile, tappa di ristoro della mia mente.

Inseguo ancora la ricerca di quell’armonia del tutto, della verità, per nutrirmi oltre la memoria. Mi apro all'intemporale, lasciandomi lambire dalle tue acque pescose per volontà di sperdimento, per riportare a casa quell'universo che ancora ha nel sole il tuo nome.

Il mio viaggio è quello del senso, è un punto di fuga verso l’insopprimibile esigenza di qualcos’altro. Attingo alla tua coppa ricolma e sorseggio il soffio d’aria lieve, sotto i cieli alti. Nell’aria il suono del liuto portato dalla zefiro di primavera. Il canto è purissimo, domina le cattedrali, in un crescendo di moti dell’anima che si dissolvono nell’aria della stanza. La danza è felpata, leggera, si spande sulle scaglie del mare fin dentro i suoi sussurri fluttuanti. Sulle mie labbra il ricordo della tua lontananza ha il profumo delle rose quando di maggio si schiudono al vento.

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