OLTRE I CONFINI Il giornale dei detenuti di Sanquirico
Nasce OLTRE I CONFINI il giornale dei detenuti della Casa Circondariale Sanquirico di Monza. Una grande emozione per noi di Zeroconfini Onlus che da diversi anni portiamo avanti iniziative di teatro, spettacoli, intrattenimento e poesia nei tanti istituti di pena italiani.
L’uscita del giornale è prevista per il 12 e il 14
luglio: otto pagine, con cadenza bimestrale, all’interno del Cittadino di Monza
e della Brianza che vi invitiamo ad acquistare perché così avrete
modo di conoscere quella realtà oltre le mura che è anche “il luogo dell’umanità
-art. 27 Costituzione Italiana-“Il nome Oltre
i confini è stato scelto dal gruppo dei detenuti che seguo in questo
bellissimo progetto, da quasi un anno con incontri settimanali. Ringraziamo
il direttore di Sanquirico la dottoressa Maria Pitaniello e il direttore
Claudio Colombo del Cittadino di Monza per aver sostenuto e supportato il progetto,
dando la possibilità alle persone recluse di scrivere e raccontarsi con quella
finalità etica di riabilitarsi alla vita e alla società.
Grazie. Antonetta Carrabs Presidente Zeroconfini Onlus
COMUNICATO STAMPA
Si
chiama OLTRE I CONFINI - BEYOND BORDERS il giornale dei detenuti del carcere Sanquirico di
Monza. Otto pagine con cadenza bimestrale che il Cittadino di Monza ha adottato
e che pubblicherà con un inserto nel proprio giornale. Il progetto nasce
durante il laboratorio di narrazione condotto da Antonetta Carrabs, presidente
di Zeroconfini Onlus ( www.zeroconfini.it) un’associazione che opera da diversi anni negli istituti di pena di
Sanquirico, Bollate, Opera, ReginaCeli, Rebibbia con iniziative teatrali, di
intrattenimento e progetti di poesia.
Il
gruppo di “giornalisti” di Sanquirico ha dato vita ad una vera redazione
formata da 8 detenuti: Andrea, Alberto, Gianni, Fabio, Erminio, Paolo,
Farid, Dino. Le rubriche sono brevi
racconti, stralci di attualità e cronaca, qualche poesia, riflessioni
sull’arte, ricette, hobbistica, viaggi e tante storie di vita. Il numero dei
partecipanti potrebbe variare a causa dell’instabilità della pena, dei
trasferimenti, delle dimissioni. Il giornale contribuirà a consolidare un
gruppo che si informa, riflette, elabora cultura. La direzione del carcere ha
esteso la partecipazione anche agli altri detenuti dell’istituto: ognuno di
loro potrà far arrivare in biblioteca il proprio articolo che sarà valutato
dalla redazione e inserito nel prossimo numero del giornale. Oltre i confini
sarà traghettato fuori dalle mura con il suo carico di linguaggi ed esperienze
che permetterà di collegare la società libera a quella reclusa. Il carcere è
una città nella città e, come tale, non può essere ignorata. La nascita di un
giornale è sempre un evento emozionante e, in questo caso lo è ancora di più
perché svolge un’importante funzione di democratizzazione e di
sensibilizzazione. Voltaire diceva che il grado di civiltà di un Paese si misura
osservando la condizione delle sue carceri. Gli incontri sono sempre di lunedì
dalle 13,00 alle16,00 in biblioteca, dove guidati al confronto dalla Carrabs, i
detenuti si raccontano, si interrogano, leggono e scrivono dando vita ai loro
articoli. Il direttore del carcere la dottoressa Maria Pitaniello ha supportato
e favorito questa iniziativa, fin dal principio, che ha visto anche la
supervisione del responsabile dell’area educativa il dott. Carbosiero.
Le
ragioni per cui nasce un giornale in carcere possono essere molteplici e vanno
ricercate nella funzione svolta dalla scrittura in un luogo di costrizione. La
parola, la poesia, la narrazione e il loro esercizio possono avere valore
autoeducativo e terapeutico, e consentire una sorta di emancipazione anche in
una situazione difficile come questa. La parola può aiutare gli animi a
riconciliarsi, preparandoli alla riappacificazione con quel mondo dal quale
sono stati momentaneamente allontanati. “La
parola, qui dentro, diviene paradossalmente un seme di libertà. La parola
difende e grazia, smontando i pixel di questa irrealtà. Ho il mio corpo, lo
vedo, come vedo i giorni che trasudano uno dopo l’altro ma, se non avessi la
parola, cosa sarei? Un animale che ragiona per colori. Non è che la posseggo, la
inseguo, certo, ma a volte fortunatamente l’afferro. E’ mia. “(Da Non è
ancora notte di Patrice Sangiorgio Bonaccorso edit.). Durante il laboratorio di
narrazione “Parola, liberami!” - afferma Antonetta Carrabs -i detenuti hanno
manifestato un forte desiderio di poter comunicare, attraverso la parola, con
l’esterno per non perdere il contatto con la realtà e contribuire a rompere i
tanti pregiudizi che gravitano sulle persone recluse. “Nel carcere si cerca di sopravvivere, ognuno con il proprio manuale di
sopravvivenza: per prima cosa è salvarsi il cervello, altrimenti viene mangiato
dall’afasia di questo mondo parallelo fatto da rettangoli e cucito da quadrati,
ovunque; la seconda è congelare il cuore. Farlo battere a bassa frequenza
altrimenti provoca un suono cupo, troppo forte da contenere per la propria
pelle; la terza è difendersi dal condizionamento che è altra cosa rispetto alla
rieducazione; la quarta è trattenere la rabbia perché la galera stanca e
sfianca gli animi”
La libertà
Il rumore del vento sfuma le voci fra le chiome dei platani
e sfiora le gote pallide
di chi attraversa le intemperie con coraggio.
Noi qui dentro attraversiamo negli animi la costrizione della
prigione
Sento le grida dei compagni soffocate dalle mura
che gridano con i volti rossi dallo sforzo per farsi sentire
E’ il grido dei detenuti alla solitudine del cemento.
Il bisogno di libertà ci travolge fino a desiderare di essere
tempesta
pur di trovare posto fuori da qui.
A.Petrucci
La libertà
Se dovesse essere donna
sarebbe luminosa con gli occhi chiari
sorridente, seducente, ammaliante
una donna provocante
se dovesse essere un luogo
sarebbe il cielo, con una stella luminosa
l’unica stella che brilla alle prime luci di un’alba
se dovesse essere desiderio
sarebbe un fremito
la ricerca di un sorriso
se dovesse essere dolore
sarebbe tempesta
costrizione, grido di ribellione alla solitudine del cemento.
Poesia di gruppo
La libertà di
Fabio
Che strana cosa sono i sogni! Ci
sono stati donati per sollevarci dal rigore delle cose in cui siamo
imprigionati. Perfino gli ergastolani nei sogni sono liberi, di notte divelgono
le sbarre e le catene. Cos’è la libertà?
La libertà è l’autentica natura umana, è l’autentica individualità, è un
dono grande e prezioso; la libertà è sempre nuova e come i grandi valori del
passato non può essere ereditata ma va fatta nostra e rinnovata anche
attraverso una sofferta scelta personale, può essere bilanciabile o labile, ma
ogni toccare è già un violarla.
Commenti
Posta un commento