La voce e la poesia, viandanti erranti.



Alcuni anni fa è venuto a mancare mio padre. Oggi vivo con il ricordo della sua perdita e ancora peggio con la sofferenza di non poterne sentire la voce. La voce è un elemento impalpabile, è una delle cose che perdiamo quando una persona scompare e, poterla preservare, è un patrimonio di ricordi e sentimenti
Maria Luisa Spaziani a proposito della voce ha scritto: “Avevo una grande paura che mia madre “ancora giovane, in quanto aveva settant'anni, morisse. Lei venne a stare a Roma e ci sentivamo, per cui ho registrato la sua voce, pensando di ascoltarla per quando lei non ci sarebbe stata più. L'ho fatto a tradimento, ed era il famoso mese di aprile. T.S. Eliot dice: “Aprile è il più crudele tra i mesi”. Era l'otto di aprile e mia madre è morta all'improvviso in due giorni: ha avuto un ictus ed è scomparsa. E allora il ricordo di quella telefonata ha dato origine a questa poesia. La poesia è una grande metafora della morte, come la morte lo è della poesia, però di quella morte che ci fa riprendere tutto dall'inizio immettendoci in un nuovo ciclo di nascita e trasformazione. “
"Mia madre"
Le dicevo buonanotte al telefono./Rispondeva un sussurro, buonanotte. /La sua voce staccata dal suo volto. /E a tradimento io la registravo. /Sapeva, la gentile, a cosa pensavo' /che un certo aprile era all'agguato, /che presto l'aspettava un chissà dove, /oltre la terra e il tempo. /Un aprile? In che anno? /Avevo letto che aprile è il più crudele dei mesi. /E venne la sua voce, un buonanotte/ultimo il giorno cinque. /Mi resta quella voce registrata. /Viene da altre ere, altri pianeti. /Pura essenza in cui lei si trasfigura, /profumo vivo di fiore sprofondato.

C’è una dialettica relazionale in questo bellissimo progetto di Giovanna Iorio che ha dato vita ad una mappa sonora in cui è la poesia che si spinge verso colui che ascolta, gli parla delle cose del mondo attraverso un grumo di parole. E così si ha la sensazione di non essere più isolati. La poesia diventa corpo e respiro, in un crescendo emotivo; diventa disponibilità verso il mondo, viene percepita confessionale, meditativa e molto altro. Si ascoltano versi e voci che indicano una rediviva concretezza dell’umano e dell’umanità della poesia che si compone lungo un filo di Arianna immaginifico e verbale. Una poesia che ci parla delle nostre esistenze, del loro senso, della memoria. Elementi che si intrecciano, si fondono, a volte si sovrappongono, fino all’esito quieto di una poesia che diventa viandante. La strada è messa a fuoco dagli stati d’animo dove le vite dei poeti si intrecciano lungo un pentagramma la cui partitura è segnata dall’altissimo sentimento di un lessico “universalizzante” fatto di persone e della loro voce. Ogni storia diventa presente, nel qui ed ora dell’esperienza poetica. Per fare questo la Iorio è ricorsa ad una forma di custodia fluida, estremamente musicale, accogliendo i respiri lunghi e brevi dei poeti e i loro versi che si aprono al mondo come fa un fiore nell’attimo in cui si schiude per incontrare il sole.


E’ un’esperienza nuova e universalmente valida che accoglie il vivere intenso dei poeti lungo un viaggio continuo come quello intrapreso nell’Ulisse di James Joyce in cui si fa poi ritorno a casa. In questa pluralità centrifuga di persone e di versi, in questo “arcipelago sparpagliato” di voci, si ha l’impressione di muoversi come Don Chisciotte nella Manica; ma il grande significato è attribuito alle parole che si plasmano in versi in ogni piccola sosta e risuonano di profondità, nella pienezza della loro significazione. Abitare sulla cartina di Poetry Sound Library con la poesia dell’attimo breve, vuol dire essere nel qui e nell’altrove, vuol dire sostare in una terra gravida, dove i versi sono messi di buon raccolto, pronti ad alimentare quel mondo gravido di appartenenza a valori condivisi di bellezza e verità, in cui la poesia diventa scrittura della residenza. Ed è in questo luogo non luogo dove la parola vive nella sua centralità, legandosi alla poesia e al sentimento che la rendono ancor più carica di significati altri.  La voce diventa memoria e senso. E tutto mi riporta agli affetti più cari, alla necessità di custodirne l’essenza attraverso le parole che poi diventano versi.  E così il pensiero va ancora a mio padre. - Entro nei tuoi occhi come in un bosco pieno di sole per dirti ciò che di più bello non ti ho ancora detto. Starei davanti a te che mi guardi ancora coi tuoi frutti carichi di miele e farei echeggiare il mondo del tuo amore. Saresti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro, ma dammi un po’ della tua infinità affinché io possa piantarla con gli ulivi, fra le montagne, verso la piana. Fa che la tua assenza non corra nelle mie notti ma possa posarsi in una cesta colma di frutti illuminata da noi due-

Padre/nell’essere, sei stato ramo luminoso da cui pende il frutto/nell’essere, sei stato al pari del respiro degli alberi /di ogni erba, di ogni risorgiva fonte./Prendo tempo nel brulichio di questo tuo silenzio/che occupa il sole, l’acqua, la terra./Un grumo di amaritudine/la trafittura che brucia e cuoce/e il crepuscolo di questo gorgo che si attarda./Una porta bianca/dietro i vetri il tuo fiato nelle membra sgonfie/e poi il culmine raggiunto./Si apre l’infinito spazio/ma quiete ci sarebbe stata?/Va, Padre/non turbinare in altra necessità/segui il movimento delle sfere/le crociere degli stormi/In alto/ancora un poco/per trasmissione del cuore/nel limbo del sole di maggio.

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