Roberto Capucci, mille e più di mille
Era il 1956 quando il ventiseienne romano Roberto Capucci veniva acclamato dalla stampa internazionale per la sua collezione presentata a Palazzo Pitti, a Firenze. Christian Dior lo definì “un prodigio, il miglior creatore della moda italiana”. Tutta la sua vita è stata sempre dedicata alla ricerca e alla produzione della Bellezza: “la mia arte si spinge fino a dialogare con la natura.” Nelle sue interviste ha sempre dichiarato di vivere di arte e di musica, un mondo che sembra appartenergli più degli altri. “Per una sola collezione arrivo a disegnare più di mille bozzetti, ma non conosco nulla delle recensioni di moda. Adoro la natura, sono affascinato dalle croste degli alberi; me le ricorda il plissé, con il suo tessuto fatto di ombre e di luci, che muovo con facilità, tanto da averlo utilizzato persino per i quindici costumi realizzati per il Prometeo.” Possiamo definirlo, quindi, un autentico antesignano della plissettatura portata all’estremo. E non solo: “amo anche la seta e il mikado, perché mi piace sgualcirli tra le mani tanto da aver fatto plissettare persino un cappotto lungo di lana grossa che ho realizzato per una mostra sull’artigianato a Firenze promossa dalla Principessa Corsini.” Cappucci è senza ombra di dubbio l’architetto della moda italiana, con i suoi abiti scultura. “Non basta che un vestito sia bello, dev’essere costruito come un palazzo, poiché come un palazzo esso è la materializzazione di un’idea. Non adopero mattoni ma sete e plissé. La costruzione di un abito è un aspetto molto affascinante, prendo ispirazione dalla mia testa, dal mio cuore. Quando disegno non penso a nulla di brutto.” Come non ricordare: Nove Gonne “questo vestito l’ho immaginato quando ero in campagna, dopo aver buttato un sasso nello stagno, quei cerchi concentrici li ho poi riprodotti su stoffa. Gli americani se ne innamorarono follemente” e poi l’Angelo d’Oro, un trionfo di plissé, di lamè, di seta e taffetà. Capucci ha sempre dichiarato che, se si desidera fare delle creazioni di haute couture, bisogna essere super creativi e particolarissimi, bisogna dividere sempre la parte vendita dalla parte folle. Un grande stilista che anche incontrato il teatro e il cinema, realizzando i costumi di scena per la Norma, in omaggio a Maria Callas, all’Arena di Verona e per il film Teorema di Pier Paolo Pasolini, dove incontrò Silvana Mangano, che diventò la sua futura musa. Per le sue 90 primavere, ha realizzato gli abiti di una piccola collezione dedicata alla Vergine Madre. Ci chiediamo come mai un grande stilista scelga di vestire le Madonne. “Il motivo è semplice: quando vado nelle chiese vedo queste Madonne mal vestite e mi rattristo; da qui nasce l’idea di fare qualcosa per loro.” Questa sua ultima collezione ‘Grazie – Roberto Capucci e la ricerca della Bellezza’ dedicata alla Vergine Madre e patrocinato dalla Santa Sede, si arricchisce di abiti preziosi, di vere e proprie opere d’arte; è stata presentata il 2 dicembre 2020 in una speciale mostra virtuale nel comune di Isola del Liri, con la sua Cascata Grande che ha fatto da filo conduttore. Un omaggio alla donna, ma anche un messaggio universale di fede e di speranza per un futuro più lieve, lontano dalle paure e dalla tristezza della pandemia che ha colpito il mondo.
di Antonetta Carrabs articolo pubblicato sulla rivista LeiStyle di dicembre 2020
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