Florbela Espanca - "devo avere per anima un diamante o una fiamma"
Florbela Espanca pseudonimo di Flor Bela de Alma da Conceição Poetessa, scrittrice portoghese femminista ante litteram
Vila Viçosa, 8 dicembre 1894 – Matosinhos, 8 dicembre 1930
Tumultuosa, inquieta e
ricolma di sofferenze intime che ha saputo trasformare in poesia di alta
qualità, carica di erotismo e di femminilità. Dalla personalità irrequieta e
anticipatrice del femminismo, morì
suicida a Matosinhos, in
Portogallo, con un’overdose di barbiturici il giorno del suo trentaseiesimo
compleanno l'8 dicembre 1930, dove oggi si trova una biblioteca a lei
intitolata. Florbela tentò il suicidio due volte a ottobre e novembre del 1930,
alla vigilia della pubblicazione della raccolta Charneca em Flor (Brughiera
in Fiore). Dopo la diagnosi di un edema polmonare
la poetessa perse definitivamente la voglia di vivere, non resistendo al terzo
tentativo di suicidio. Lasciò una lettera privata con le sue ultime
disposizioni, tra le quali, la richiesta di deporre nella sua bara i resti
dell'aereo che il fratello Apeles aveva pilotato quando ebbe l'incidente.
A um Moribundo (A un Moribondo) la quartina di un sonetto che è il suo volo rotto
(PT) «Não tenhas medo, não! Tranquilamente, |
(IT)
«Non aver paura, no! Tranquillamente, |
8 dicembre: una data
fatale per Florbela Espanca (1894-1930). Un giorno fermo nelle mani
capricciose del destino che segnò sia l’inizio della sua breve vita che quello
tragico e senza speranze della sua fine. Lottò caparbiamente per la propria
emancipazione, studiando prima al liceo di Evora, poi presso l’Università di
Lisbona, dove si distinse per essere una delle prime donne a frequentare la
facoltà di legge. Tre matrimoni terminati tristemente e diversi aborti
spontanei la lasciarono comprensibilmente inquieta, cupa, depressa. La sua
poesia non poteva dunque che fiorire e scorrere in rivoli di dolore, in
burrasche di luce, in accensioni sentimentali che colpivano direttamente al
cuore.
Anima persa
Per tutta la notte l’usignolo ha pianto,
s’è lamentato, ha pregato, ha gridato perdutamente.
Anima dell’usignolo, anima della gente,
tu sei forse qualcuno che s’è spento.
Tu sei forse un sogno che è passato
che s’è fuso nel dolor soavemente,
forse sei l’anima, anima dolente
di chi volle amare e mai ha amato.
Tutta la notte hai pianto… io ho pianto,
forse perché, a udirti, indovinai
che nessuno è più triste di noi.
Tante cose alla notte calma hai narrato
che ho pensato tu fossi l’anima mia
che piangesse perduta nella voce tua.
Essere poeta
Essere poeta è essere più
alto, è essere più grande
degli uomini. Mordere come si bacia!
È essere mendìco e dare come si fosse
re del regno, di qua e oltre il dolore!
È avere di mille desideri
lo splendore
e non sapere nemmeno che si desidera!
È avere qua dentro un astro che fiammeggia,
è aver artigli e ali di condor!
È avere fame, è avere sete
di Infinito!
Per elmo, mattine d’oro e di seta…
È condensare il mondo in un solo grido!
Ed è amarti così
perdutamente…
È che tu sia anima e sangue e vita in me
e dirlo cantando a tutti!
Ser poeta
Ser poeta é ser mais alto, é ser maior
Do que os homens! Morder como quem beija!
É ser mendigo e dar como quem seja
rei do reino de aquém e de além dor!
É ter de mil desejos o esplendos
e não saber sequer que se deseja!
É ter cá dentro um astro que flameja,
è ter garras e asas de condor!
É ter fome, é ter sede de Infinito!
Por elmo, as manhãs de oiro e cetim…
É condensar o mundo num só grito!
E é amar-te assim perdidamente…
É seres alma e sangue e vida em mim
E dizê-lo cantando a toda a gente!
Florbela Espanca
SFINGE
Sono figlia della
brughiera deserta e selvaggia:
le ginestre, tra i
rosmarini,
aprendo gli occhi
d’oro, per i cammini,
di quest’anima ardente
sono la traccia
E ansiosa desidero, o
vano miraggio,
che tu e io, in baci e
carezze,
io la brughiera e tu
il sole, soli,
fossimo parte del
paesaggio.
E a notte, all’ora
dolce del batticuore,
udrei dalla bocca del
chiarore lunare
il triste canto del
rimpianto.
E alla tua attesa,
mentre dorme il mondo,
resterei, occhi
quieti, a meditare
sfinge che miri
nell’enorme pianura.
FLORBELA ESPANCA
ESFINGE
Sou filha da charneca erma e selvagem
Os giestais, por entre os rosmarinhos,
Abrindo os olhos d’oiro, plos caminhos,
Desta minh’alma ardente são a imagem.
Embalo em mim um sonho vão, miragem
Que tu e eu, em beijos e carinhos,
Eu a Charneca e tu o Sol, sozinhos,
Fõssemos um pedaço de paisagem!
E à noite, à hora doce de ansiedade
Ouviria da boca do luar
O De Profundis triste de saudade…
E à tua espera, enquanto o mundo dorme,
Ficaria, olhos quietos, a cismar…
Esfinge olhando a planicie enorme…
Commenti
Posta un commento