Carcere - LA FUNZIONE RIEDUCATIVA DELLA PENA, esperienze concrete.
“Questo libro racconta il nostro
altrove. Non vuole essere un riassunto di esistenze perdute ma il racconto
delle nostre storie di vita che risuonano qui dentro come uno sciame sismico e
ci fanno rumoreggiare la testa come un alveare. Sono racconti nomadi di persone
recluse, meritevoli di essere raccontati e immortalati su una bobina di carta.
In questo nostro triste presente viviamo a contatto con persone di etnie
diverse e provenienti da mondi lontani che ci portano a scoprire realtà che
appartengono a diverse latitudini e longitudini. Scrivere è diventato per noi
un bisogno primario, ci aiuta a traghettare verso la vita libera, forse con una
maggiore consapevolezza di tutti quei valori che avevamo perduto e che oggi
abbiamo ritrovato.”
- Redazione Oltre i confini – Beyond Borders
La scrittura ha una valenza
terapeutica autentica, rappresenta un ponte tra chi scrive e l’esterno che
permette di conoscere e farsi conoscere. Ritengo per questo che tutti gli
opifici di scrittura presenti oggi negli Istituti Penitenziari debbano essere
istituzionalizzati, attraverso associazioni che stabilmente si prendano cura di
attivare e gestire detti laboratori. Anche per questo esprimo i
miei ringraziamenti al Dirigente del CPIA di Monza e della Brianza Dr. Claudio
Meneghini per aver creduto nella forza riabilitativa della scrittura e della
poesia. Un ringraziamento particolare al Presidente dell’Associazione
Zeroconfini Onlus Dott.ssa Carrabs e al Direttore del Cittadino di Monza e
Brianza Dr. Puglisi per la preziosa collaborazione nell’organizzare eventi che
mettono in risalto l’attenzione che codesta Associazione rivolge alla
popolazione detenuta della Casa Circondariale di Monza. In particolare il corso
di scrittura giornalistica, nato come iniziativa trattamentale di alto livello,
è divenuto, nel tempo, autentico laboratorio culturale di scambi esperenziali
condivisi ed ha assunto enorme risvolto.
- Maria Pitaniello Direttore Casa Circondariale di Monza
Questa pubblicazione è un‘opportunità per far scoprire
alla comunità dei “liberi” chi siano realmente gli inquilini di una casa
circondariale, cioè gli appartenenti a una categoria sociale che rientra
nel novero degli invisibili. Sia per motivi oggettivi (non hanno e non possono
avere contatti con il mondo esterno), ma anche perché le situazioni di
sofferenza vengono quasi sempre lasciate ai margini dei nostri pensieri, delle
nostre vite piene di impegni, di frenesia e di rumore in questa società che ci
vuole sempre brillanti, connessi e operativi. Un’esigenza, quest’ultima, che
mal si accompagna al tempo dedicato a pensare a chi si trovi in una
situazione di disagio. Come può essere, per l’appunto, quella dei detenuti.
Che, in un dato momento della loro vita, hanno sentito chiudersi alle proprie
spalle le porte di una cella, con la certezza che, di punto in bianco e per un
periodo più o meno lungo, non avrebbero più potuto avere rapporti con i loro
cari: sentire l’abbraccio di un figlio, le parole di conforto di un padre e di
una madre. Mai pensiero, in realtà, potrebbe essere più sbagliato o
superficiale: proprio dall’incontro con i testi di chi sperimenta sulla propria
pelle la realtà carceraria emerge, fatto sconvolgente per chi si trovi ad
approcciarla per la prima volta, la tremenda verità che in questi luoghi non ci
sono certo solamente persone intrinsecamente cattive, ma, per lo più,
esseri umani che, per i motivi più svariati, dalla debolezza caratteriale alle
difficoltà economiche, si sono trovati a sbagliare. E che, magari, alle spalle
avevano una vita e una storia perfettamente "normali": una famiglia,
degli amici, un lavoro. Persone, insomma, come tutti noi. Che dagli errori,
quindi, non siamo immuni. Ecco, io credo che sia proprio questo lo spirito con
cui affrontare i testi che troverete all’interno di questo volume. Testi che
sono fatti per essere letti con gli occhi, certamente. Ma che, prima di tutto,
vanno affrontati con il cuore. Solo con quest’ultimo possiamo predisporci a
percepire la sofferenza, ma anche, talvolta, la speranza, delle anime che li hanno
composti.
- Cristiano Puglisi Direttore de Il Cittadino di Monza e della Brianza
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