La Bella di Monza del roseto della Villa Reale di Antonetta Carrabs
Monza per un Turismo Culturale di Qualità
Storia: Nel “più bel giardino d’Italia’ numerosa è la copia de’ vegetabili rari e scelti che ivi si conservano con diligente cura. Non pochi filari di piante fanno qui vaga pompa: le roses, i pelargonii, le primavera, i violacciocchi si coltivano con grandissima cura nel primo spazioso recinto in cui sono pure le stufe per la cura degli ananassi e le aujole per le più scelte ortaglie. E’ qui altresì frequente la varietà della rosa del Bengala nata in questa imperial villa, conosciuta però sotto il nome di rosa bella monzese. Ve la fece fiorire il bravo Luigi Villoresi” giovane agronomo che il vicerè Behauarnais assunse come capo giardiniere. Luigi Villoresi fu il primo ibridatore italiano e direttore dei Giardini Reali di Monza, che tra il 1812 e il 1825, creò questo esemplare di rosa Chinensis, detta la Bella di Monza (Modoetiensis Villoresi); una rosa antica, caratterizzata dal fiore aperto, dalla presenza di spine, dall’andamento quasi disorganizzato del cespuglio, originaria della Cina che, una volta introdotta in Europa, portò alle rose il colore arancio-rosso, fino ad allora sconosciuto. Nel 1835, della ‘Bella di Monza’, il medico Mezzotti scrisse: ‘nessuna rosa, io penso, raggiunge i meriti di quelle di questi Giardini Reali, che sono praticamente sempre in fiore e tra cui spicca la ‘Rosa di Monza’.” Nello spazio antistante la Villa Reale di Monza, anticamente destinato alla coltivazione degli agrumi, si trova uno dei luoghi più affascinanti al mondo, un autentico angolo di paradiso dal tepore velato, aureo, che si colora del profumo inebriante e a tratti struggente delle rose antiche. Lo sguardo dei visitatori si perde nell’incomparabile varietà di forme, di sfumature e di fragranze. Si passa dall’elegante semplicità di una specie botanica, ai colori pastello delicati e ai profumi intensi delle rose antiche. E’ sorprendente come in poche piante si possa trovare tanta diversità di portamento, di altezza, di fogliame e di forme, come nella rosa. Alcune hanno il fogliame lucente o opaco, altre si distinguono dai margini dentati, dal verde più o meno scuro, o glauco; altre da incredibili sfumature rossastre. Il fusto, con gli aculei, è molto diverso da una specie all’altra; alcuni esemplari sembrano avere valenze decorative con i loro fiori solitari, riuniti in infiorescenze a corimbo. Questo luogo d’incanto, che accoglie prodigi della natura dalle infinite varietà di colori, dalle alba bianche e rosa tenero, dagli aranciati e rosso carminio che ricordano i tramonti è meta di molti visitatori, soprattutto nel mese di maggio, periodo in cui le rose ci donano le loro più copiose fioriture. Libri interi non basterebbero a raccontare l’incanto che la regina dei fiori esercita da sempre sugli uomini. E da sempre, più di ogni altra cosa, la rosa è la donna e l’amore. Profano e cortese come insegna il Roman de la Rose, oppure sacro, come spiega Bernardo di Clairvaux. Di certo Monza, con il suo roseto, è fra i più bei giardini del continente come il Museo della rosa antica di Modena, i Giardini della Mandriana, vicino Roma, il Royal National Rose Society Gardens a St. Albans in Inghilterra, o le verdi architetture del Roseraie du Val-de-Marne in Francia. E a proposito di rose come non ricordare quelle che i Romani usavano gettare per la strada al ritorno dei condottieri vittoriosi, facendone un uso immoderato? Nerone fece piovere sui suoi convitati petali per 4 milioni di sesterzi, Cleopatra, nel ricevere Antonio, ne fece ammassare sul pavimento una quantità pari all’altezza di un’auna, Lutero, invece, ne aveva fatto stampare una sul suo sigillo. La rosa ha ispirato, da sempre, poeti, pittori e regine. Una delle più belle poesie a lei dedicata è stata scritta da Rainer Maria Rilke: “Rosa, o tu per eccellenza cosa già/ compiuta/che si contiene all’infinito/e all’infinito si diffonde, oh testa/d’un corpo assente per eccesso di/dolcezza, /nulla vale quanto te, suprema essenza/di questo permanere fluttuante;/di questo spazio d’amore: in esso/appena noi/muoviamo un passo,/il tuo profumo vaga intorno.” - da Les roses ( Le rose, 1924-26)
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