Questa nuova guerra fatta a pezzi
Nemmeno mentre cantava
l’inquietudine della sua generazione il poeta Baudelaire ha mai smesso di meravigliarsi della Bellezza di Parigi :
Montmarthe, Marais, il lungo Senna, la vecchia collina che ha visto Picasso,
Van Gogh e Modigliani, il quartiere di Marais e il Quartiere Latino da lui
tanto amato.
La bella etoile, la stella che
ieri brillava, si è spenta insieme agli infiniti raggi della Torre Eiffel.
Raggi che non sono morti ma che hanno accompagnato, in queste ore, i ragazzi del teatro Le Bataclan, lungo tutto il lungo
tratto perché potessero non camminare al buio.
In queste ore le
parole di Hemingway suonano amare : ci sono due posti al mondo dove possiamo
vivere felicemente: a casa e a Parigi. Oggi
il destino di Parigi ha deciso per lei. La vecchia, elegante signora sanguina.
E’ stata ferita al cuore. Se potesse, Baudelaire le reciterebbe questi splendidi
versi: “ Ero per strada, in mezzo al suo clamore. Esile, alta, in lutto,
maestà di dolore, una donna è passata. Con un gesto sovrano l’orlo della sua
veste sollevò con la mano. Era agile e fiera, le sue gambe erano quelle di una
scultura antica. Ossesso, instupidito, bevevo nei suoi occhi umidi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide. Un lampo…e poi il buio! …”
La democrazia europea ha reso il
nostro futuro preda dei miliziani e del Dio che invocano, portandoli ad
uccidere in nome di un odio scellerato che vuole colpire la nostra libertà e la nostra democrazia. Valori che ci hanno resi donne e uomini liberi. Valori che appartengono alla nostra storia, che fanno
parte del nostro codice etico, che sono alla base della nostra civiltà.
Corrono voci che i miliziani potrebbero ancora
attaccare Parigi. Sono voci che
giungono da lontano, dalla Siria offesa
e ridotta in brandelli, dalla Cecenia sottomessa al Califfato caucasico
mancato. Voci che intonano un nuovo canto.
E’ una strana melodia dai toni stonati,
gracchianti, che invoca la guerra. E’ un
canto che si carica di acuti sgrammaticati che inneggia alla sottomissione, la
nostra. Un canto che brinda con il sangue dei francesi. Voci che giungono in Occidente
come una litania, una litania folle, carica di rabbia e di distruzione. Se
potessi darle un volto, gli darei il volto del demone. Orribile, sanguinario,
maledetto.
E così,
davanti a tanta ferocia, si resta attoniti,
quasi anestetizzati. E allora ti accorgi che stai vivendo una nuova guerra: una
guerra fatta a pezzi come la
definisce il Papa. Una guerra che forse sarà difficile prevedere ed arginare
nel nostro prossimo futuro perché potrebbe
minare la nostra libertà. Le vite di ciscuno di noi potrebbero cambiare.
Il mondo potrebbe non essere più in
pace. Ma io voglio ancora sperare e canto. Canto il canto dei francesi, di
quelli fuori dallo Stade de France, dove
si stava disputando Francia-Germania: “….Liberté.
Liberté, Liberté. Combats avec défenseurs! Combats avec tes
défenseurs!...”
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