DJENNE' E LE MINIERE DI SALE DI TAOUDENNI
Dalla redazione OLTRE i CONFINI del carcere di Monza. Il racconto di Paolo.
La città di
Djennè, una delle più antiche dell'Africa occidentale, con le tipiche case in
mattoni di fango e con il tetto di paglia sorge sull'onda del fiume Niger. Io
ed Anna ci troviamo al mercato ad assoporare una specie di birra a base di
miglio. Nel mercato sulle rive i pescatori scambiano il loro pesce con le
verdure dei contadini e con la carne e le pelli dei pastori. A Djennè arriva il
sale scavato nel cuore del Sahara, prossima tappa del nostro entusiasmante
viaggio nel Mali. Il mercato pittoresco e coloratissimo fa da contraltare ad
una città oramai spenta e sonnolenta per la maggior parte della settimana. La
splendida moschea non è visitabile perchè oltraggiata dai comportamenti non
consoni ad un luogo di culto islamico, è fatta di terra battuta. Ogni anno
viene sottoposta a restauro, trattandosi di una struttura di fango, ha una
scarsa resistenza alle piogge. E' considerata il più grande edificio d'argilla
del mondo; è il più classico e monumentale esempio di architettura sahariana.
La moschea svetta sulla piazza del mercato. La nostra delusione è grande nell'apprendere
che c’è un divieto per la visita alla cattedrale, dopo stemperato dalla
prospettiva del viaggio alle miniere di sale di Taoudenni.
Il deserto è un
luogo dove si prova la sensazione di essere soli nell'immensità di una natura
affascinante quanto ostile. Un mare immenso, dove non si vedono sponde. Una
città da cui spuntano cupole e minareti. Il Sahara africano, nel suo oceano di
sabbia, nasconde una sorprendente varietà di paesaggi e i segreti degli ultimi
nomadi del nostro tempo. Gente capace di orientarsi, di tracciare la propria
rotta in un labirinto di valli e di dune, capaci di seguire la rotta al di
fuori delle piste tradizionali. Con i nostri amici "TUAREG"
incomincia il viaggio verso le cittadelle di Sanga e Gao. La strada non è
proprio una strada. Sono piuttosto piste di vecchi traffici delle carovane di
cammelli che trasportavano avorio oro e sale verso l'Europa e il Medio Oriente.
Questo è il Sahel, una monotona distesa di ghiaia e qualche stelo d'erba secca.
Al tramonto il cielo si tinge d'arancio. Il villaggio di Sanga risuona degli
strilli gioiosi dei bambini che giocano. Mentre sorge una candida luna, si
vedono i nomadi pastori che guidano le loro mandrie. La volta del cielo
notturno delinea, sopra di noi, nuove stelle che compaiono da oriente. Noi seduti intorno al fuoco. L'aria fredda
entra nei polmoni e tutt'intorno si sentono cantare le cicale.
Al mattino si
susseguono apparizioni e miraggi nel colore del mezzogiorno oscillando e vibrando
come le corde di un violino, nell’alba che sorge nell'erba secca e le vaste
distese d'acqua lunghe strisce di terra con i cespugli. L'aria è viva e
bruciante. Fa troppo caldo per parlare. Ad un tratto, all'orizzonte qualcosa si
muove. Non è un miraggio, ma una carovana di cammelli che sta venendo verso di
noi. Questa terra non c'è mai apparsa così bella: pare che il solo contemplarla
basti a renderci felici. Lontani, ma in prossimità della cittadella di Gao,
possiamo osservare gli ippopotami e gli aironi che vivono sulle sponde e nelle
acque del fiume Niger. Bellissimo il museo della scienza che custodisce la
cultura dei popoli del Sahara, nel corso dei secoli. Lungo le rive del fiume
Niger fa impressione vedere le case che giacciono sepolte in bare di sabbia.
Nei pressi di Gao vediamo ed ammiriamo le barriere naturali che impediscono
alla sabbia di invadere colture e pascoli. Come è bella la sera quando, dopo il
tramonto, si giunge in prossimità del fiume o di uno stagno per farvi sosta! "Sabab
el-Kheir". Dopo questo buongiorno di Anna mi metto seduto restando nel
sacco a pelo senza muovermi, nè pronunciando parola.
Tutta la nostra attenzione
è rivolta al grande spettacolo che si dischiude davanti a noi. A piedi nudi
sulla sabbia fredda scrutiamo l'orizzonte senza nuvole dove una striscia di
colore blu separa la terra dal cielo. L'aria è limpida, tutto tace, l'ambiente
interno è calmo. Si ode soltanto il vento. All'improvviso la luce del sole
spunta all'orizzonte. I caldi raggi luminosi cominciano a disegnare i profili
delle rocce e delle colline. Il tutto fa risplendere il deserto. Per me un'alba
nel deserto con Anna ne vale di infiniti rispetto al resto del mondo. In
prossimità del confine con l'Algeria ci imbattiamo in un accampamento Tuareg.
Si resta sorpresi. Entrando nelle loro tende scopriamo che sono pulite e linde, profumate, piene di
bellissimi tappeti, di vasi di ottone, di spade e coltelli con impugnature
d'avorio. Le donne sono riservate, ma gentili ed ospitali. Tra i Tuareg sono
solo gli uomini e non le donne a nascondere il volto. Gli strati di tessuto non
li proteggono solo dal sole e dal vento, ma servono anche a celare le emozioni.
Attendono il buio per togliersi il turbante.
Come mummie tornate dal mondo dei morti, i volti animati emergono alla
luce del fuoco. Alcuni hanno le guance macchiate dell‘indaco dei turbanti, un
segno distintivo dei Tuareg, soprannominati "uomini blu". Gli uomini
scherzano e accendono sigarette aspettando che sia pronta la cena. Molti hanno
l'aria così giovane, ciuffi di barba spuntano sui loro volti scoperti. L'aria è
fresca e dolce e le dune brillano sotto l'ovale della luna.
Cantano, si versa
altro tè e si raccontano storie. Il cielo, nel silenzio, è sereno e pieno di
stelle. Ogni stella deve avere un proprio nome: da secoli hanno fatto da guida
a questo popolo, mostrando la strada alle lunghe carovane. Ho provato find al
principio un grande amore per questo popolo. E‘ un sentimento che abbraccia
tutti, anziani e giovani, uomini e donne. Qui il protagonista è il deserto,
perennemente uguale a sè stesso nonostante il passare del tempo e la sensualità
vitale e primitiva degli uomini blu. Si conclude il nostro viaggio a Taoudenni,
un remoto angolo del Sahara vicino al confine con l'Algeria e la Mauritania,
dove un tempo si stendeva un vasto lago salato e ora si scava la crosta del
deserto per ricavarne sale. Il Sahara racchiude belle zze sorprendenti e di
grande fascino. Il silenzio del luminoso cielo stellato offre profonde
emozioni. La bellezza di un'alba o di un tramonto negli ampi spazi aperti ti
regala una gioiosa sensazione di libertà. Il silenzio di fronte alla meraviglia
dell’universo è più consono della parola e il volto della persona amata lo si
può guardare a oltranza, senza dover dire nulla. Ammutoliti.
Paolo
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