Karl Otto Lagerfeld
Le sue collezioni sono indimenticabili e resteranno nei libri di costume: le Maison Fendi e Chanel, con cui Karl Lagerfeld ha collaborato come direttore creativo e come direttore artistico (da 53 e da 35 anni) possiedono quasi 70mila suoi schizzi. E’ un’eredità cartacea dal valore inestimabile. La sua genialità è racchiusa nei disegni multicolore su carta che tratteggiava con matite, carboncini e ombretti per gli occhi con cui amava sfumare i suoi bozzetti: disegno come respiro. Non chiedi di respirare, accade e basta. E se non riuscissi a respirare, sarei nei guai, Io sono una specie di ninfomane della moda che non raggiunge mai l’orgasmo. Comprate vestiti della taglia che avete voglia di portare. Sbarazzatevi di tutto il resto, regalatelo, e quando non avrete più niente da mettervi, vi posso assicurare che se avete un chilo di troppo farete ogni sforzo per perderlo. Perché non c’è niente di più spiacevole di un pantalone stretto in vita”.
Leggendario, vanitoso, visionario, uomo di straordinaria cultura, innamorato
dei libri e dell’arte, con il suo codino bianco, gli occhiali scuri e quella
spietata propensione a dire sempre quello che pensava. Aveva avuto parole anche per Papa Francesco: l’altro Papa (Ratzinger) mi era antipatico,
questo mi pare meglio, lo chiamerei il papa dei poveri. Ma io sono
completamente agnostico, anche se adoro la religione, e penso che il
cattolicesimo sia stato una buona invenzione, soprattutto perché in passato ha
portato la cultura negli angoli più lontani e abbandonati del mondo. Mi piace
leggerne i testi famosi, per esempio le opere di Bossuet". (a La
Repubblica). La sua uscita di scena lascia un vuoto incolmabile nel panorama fashion. L’ultima sua collezione,
alla quale ha lavorato dal suo letto fino al giorno della sua morte, è stata presentata
alla Settima della
Moda di Milano e vissuta con grande commozione
in passerella anche da alcune delle sue muse Gigi e Bella Hadid, Kaia Gerber. L’altra sua ultima collezione per Chanel sfilerà invece martedì
5 marzo durante la Settimana della Moda
di Parigi.
Karl Lagerfeld era anche un vero appassionato
di libri dai quali non si separò mai. Un lettore instancabile e onnivoro, come più volte si è definito il terribile tedesco di Amburgo cresciuto
nella Parigi di Dior, Chanel e Balenciaga.
“nonostante gli impegni di lavoro leggo
sempre, spinto da un senso di colpa permanente che rende la lettura ancora più
piacevole. Vivo circondato dai libri. Se veniste da me capireste che la
situazione è seria”. Fra i suoi libri preferiti quelli di Virginia Woolf. “I libri sono una droga pesante con la quale
non si rischia l’overdose”. La sua libreria contiene più di 300mila volumi
da Botticelli all’Art Nuveau, da Thomas Mann fino a Djagilev, collocati su pile
che dal pavimento raggiungono il soffitto con una passerella. Tanti sono invece i libri scritti da lui o dedicati al suo estro
creativo. La lettura era una delle sue più grandi passioni infatti, quando si
spegnevano i riflettori, ritrovava la pace e la tranquillità soltanto nella
lettura. Tra gli innumerevoli libri su e di Karl Lagerfeld ricordiamo The World According to Karl, un
volume con le sue citazioni più celebri, accompagnato dalle illustrazioni di
Charles Ameline. La sua misteriosa e instancabile figura ha ispirato e
stimolato scrittori, editori e registi nel tentativo di raccontarla. “Non mi affeziono per
sempre agli oggetti, e neppure alle persone. Agli amici chiedo reciprocità, se
l'altro non è all'altezza, è finita; ritengo superfluo perdonare, preferisco
dimenticare". E’ stato il creatore di icone, ma soprattutto è stato icona di se stesso. Ha
avuto la capacità che solo i grandi artisti hanno: mutare col mutare del tempo
senza mai perdere sè stesso. Poi il tempo lo ha
atteso alla fine del suo viaggio e se l’è portato via. L’aveva immaginato così
il suo addio alla vita: mi fa ribrezzo l’idea di ingombrare con i miei resti. Che orrore! Quando è
finita, è finita! Sono contrario alla memoria. A un certo momento bisogna
sloggiare. Amo gli animali della foresta vergine. Non si trovano più quando
muoiono. Karl Lagerfeld se n’è
andato via ma non è riuscito a portare con sé la memoria del suo passaggio.
Avrebbe voluto farlo come fanno gli animali della foresta vergine, ma non sarà
così, perché noi lo ritroveremo sempre ogni qualvolta cercheremo di narrare la
Bellezza.
Commenti
Posta un commento