Madre, terra madre


La luce si condensa laggiù, nel cantore del mattino e il suo diverbio
mi percorre fino ad oltrepassarmi
infila le ali d’aria, le vado incontro spinta dalla mia corrente

la sbriciolo, la supero incantata dal suo corso, è un celestiale gomitolo nel cantore del mattino e il suo diverbio, esito
mi complemento della sua ombra, raduno briciole di tempo e sospiro tra i fiori nel vagito della peluria verde di marzo
la notte è nuova, poso l’anima su una stella umida le vado incontro nel folto controvento, il respiro cresce nel primo tralucere della notte.

Lasciami solitaria fino a quel canto
nel brivido del vento che spira sugli astri, nella radura nuda, nel virgulto dei cavalli che si perde nell’odore di frumento della primavera
è una squilla d’armonia nel più profondo commovimento
del soliloquio di quella raggiera solitaria
che si adagia nel canto e nel respiro della causa prima del mondo.

Madre, terra madre
conducimi alla fonte per sostare lungo l’abetaia
nel bosco di querce filtrato di sole e di muschio insieme alla tua preghiera
fino a giungere alle porte della poesia. Andiamo.

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