Helin Bolek è morta. Aveva soltanto 28 anni. “E’ stata uccisa dalla dittatura integralista ed autoritaria del partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan”, questo è quello che ha
scritto la band alla quale apparteneva Helin su Twitter. Il gruppo musicale militante turco Grup Yorum fu fondato nel 1985 da
quattro studenti dell'università di Marmara e, fin dal principio, ha sempre
sostenuto le lotte del popolo turco, battendosi per la giustizia, per la
libertà e la democrazia del proprio Paese. Hanno affidato alla musica la loro protesta,
le loro canzoni erano eseguite sia in turco, in curdo, in lingua araba e in
circasso.
Un impegno sociale che è costato loro la prigionia perché accusati di appartenere ad un'organizzazione terroristica. La band ha denunciato più volte incursioni della polizia nel loro
centro culturale di Istanbul, preso di mira per ben otto volte negli
ultimi due anni. Durante le incursioni sono state arrestate oltre 30 persone e
distrutti tutti i loro strumenti musicali, requisite le partiture, danneggiati
i loro libri di musica. Nel 2019, per protesta contro i provvedimenti sempre
più restrittivi del governo di Erdogan, i musicisti incominciano lo sciopero
della fame. Helin e il suo amico chitarrista Hibraim erano nel quartiere di
Armutlu, sulle alture di Istambul, nelle “case morte” dove si rifugiano gli
attivisti che decidono di fare lo sciopero della fame, quando li hanno
prelevati con la forza e portati in ospedale per costringerli con la forza ad
alimentarsi. Ma
Helin, ormai allo stremo delle forze, non ce l’ha fatta, mentre il suo amico
chitarrista è ancora salvo ma in uno stato di magrezza preoccupante. Helin è morta dopo 288 giorni perché voleva cantare per il suo popolo
e con il suo popolo, voleva cantare contro l’ingiustizia del mondo, voleva
cantare contro lo sfruttamento e per l’umanità. Oggi, dopo la sua morte, il
mondo appare più impotente perchè non è riuscito a proteggerla, né a salvarla.
Ma nessuno può fermare la voce di Helin che risuona ancora nell’aria
fin dentro le coscienze dei potenti e nei cuori di tutti coloro che si battono
per la libertà e la legalità. E’ una melodia che il vento spinge lontano nella
speranza che giunga ancora più forte fra la sua gente costretta a vivere ancora
in uno stato di oppressione: “come e’ il vento per
coloro che sentono dentro la tempesta, che colore ha la notte per coloro che
danno la luce al giorno? Abbiamo un cuore per la vittoria. Questo amore, che
aumenta quando condividiamo, è il nostro onore, giustizia, questo amore, la
nostra lotta.”
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