La voce e la poesia, viandanti erranti
ROMA, 14 Aprile 2019 Poetry Sound Library
(Il mio intervento)
Alcuni anni fa è
venuto a mancare mio padre. Oggi vivo con il ricordo della sua perdita e
ancora peggio con la sofferenza di non poterne sentire la voce. La voce è un
elemento impalpabile, è una delle cose che perdiamo quando una persona scompare
e, poterla preservare, è un patrimonio di ricordi e sentimenti. C’è una dialettica relazionale in questo bellissimo progetto di
Giovanna Iorio che ha dato vita ad una mappa sonora in cui è la poesia che si
spinge verso colui che ascolta, gli parla delle cose del mondo attraverso un
grumo di parole. E così si ha la sensazione di non essere più isolati. La
poesia diventa corpo e respiro, in un crescendo emotivo; diventa disponibilità
verso il mondo, viene percepita confessionale, meditativa e molto altro. Si
ascoltano versi e voci che indicano una rediviva concretezza dell’umano e
dell’umanità della poesia che si compone lungo un filo di Arianna immaginifico
e verbale. Una poesia che ci parla delle nostre esistenze, del loro senso,
della memoria. Elementi che si intrecciano, si fondono, a volte si sovrappongono,
fino all’esito quieto di una poesia che diventa viandante. La strada è
messa a fuoco dagli stati d’animo dove le vite dei poeti si intrecciano lungo
un pentagramma la cui partitura è segnata dall’altissimo sentimento di un
lessico “universalizzante” fatto di persone e della loro voce. Ogni storia
diventa presente, nel qui ed ora dell’esperienza poetica. Per fare questo la
Iorio è ricorsa ad una forma di custodia fluida, estremamente musicale,
accogliendo i respiri lunghi e brevi dei poeti e i loro versi che si aprono al
mondo come fa un fiore nell’attimo in cui si schiude per incontrare il sole. E’
un’esperienza nuova e universalmente valida che accoglie il vivere intenso dei poeti lungo un
viaggio continuo come quello intrapreso nell’Ulisse di James Joyce in cui si fa
poi ritorno a casa. In questa pluralità centrifuga di persone e di versi, in
questo “arcipelago sparpagliato” di voci, si ha l’impressione di muoversi come
Don Chisciotte nella Manica; ma il grande significato è attribuito alle parole che si plasmano in versi in ogni piccola sosta e risuonano di
profondità, nella pienezza della loro significazione. Abitare sulla cartina di Poetry Sound Library con la poesia dell’attimo breve, vuol dire essere nel
qui e nell’altrove, vuol dire sostare in una terra gravida, dove i versi sono
messi di buon raccolto, pronti ad alimentare quel mondo gravido di appartenenza
a valori condivisi di bellezza e verità, in cui la poesia diventa scrittura
della residenza. Ed è in questo luogo non luogo dove la parola vive nella sua centralità,
legandosi alla poesia e al sentimento che la rendono ancor più carica di
significati altri. La voce diventa memoria e senso. E tutto mi riporta agli affetti più cari,
alla necessità di custodirne l’essenza attraverso le parole che poi diventano
versi. E così il pensiero va ancora a
mio padre. -
Padre/nell’essere, sei stato ramo luminoso da cui
pende il frutto/nell’essere, sei stato al pari del respiro degli alberi /di
ogni erba, di ogni risorgiva fonte./Prendo tempo nel brulichio di questo tuo
silenzio/che occupa il sole, l’acqua, la terra./Un grumo di amaritudine/la
trafittura che brucia e cuoce/e il crepuscolo di questo gorgo che si
attarda./Una porta bianca/dietro i vetri il tuo fiato nelle membra sgonfie/e
poi il culmine raggiunto./Si apre l’infinito spazio/ma quiete ci sarebbe
stata?/Va, Padre/non turbinare in altra necessità/segui il movimento delle
sfere/le crociere degli stormi/In alto/ancora un poco/per trasmissione del
cuore/nel limbo del sole di maggio.
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