La favola di Maris Stella - da Bombalooo
Dopo
un lungo cammino, la principessa Maris Stella giunse alla sorgente del fiume e
trovò, sperduto nelle solitudini, un vecchio intento a suonare il liuto. Le sue
dita scorrevano agili sulle corde. Una magica melodia si diffuse per la valle
sì che la giovane Maris Stella ne rimase meravigliata. Il
vecchio maestro le insegnò l’arte di suonare il liuto e l’anima di Maris Stella
fu completamente pervasa dalla musica e dalla poesia. Incominciò a notare nelle
cose più semplici la bellezza e l’armonia del tutto. La leggerezza del vento su
uno specchio d’acqua, il sorgere del sole quando timidamente sembra esitare
sull’orlo dei monti; il volo degli aironi in una sera di primavera, il fruscio
delle foglie sui rami carichi di frutti. Tutto intorno risuonava all’unisono la
musica perfetta, la bellezza e la grazia delle cose più semplici. La natura
rivelava uno scrigno prezioso fatto di luce, di sole, di odori e di colori. Non
era la lucentezza delle pietre preziose, dei gioielli sugli abiti di broccato
d’oro di Bisanzio. Era la lucentezza della natura! Tutt’intorno
il paesaggio era colore e lontananza. Era nube che si sfilacciava, era raggio di
sole che tracimava dalle fronde. Quella semplicità delle cose colorate e luminose
rallegrava lo sguardo.
-Maris
Stella è una stella, Maris Stella è una stella…- ripeteva sempre Tobia alle
persone che incontrava.
Tobia
era solito leggere antichi libri e amava raccontare storie fantastiche fatte di
magia, antichi sortilegi e cruenti battaglie. Quando incominciava a narrare, il
nano giullare, dal naso troppo grosso, non si fermava mai. Proprio come fa il
fiume che scende dal bosco, dove tutto si riflette: dai più piccoli fili d’erba
alla azzurra volta del cielo. I suoi racconti a volte erano pieni di spavento,
altre volte carichi di sogni, di straordinari viaggi, di sirene e di deserti
che si dilatavano e si ingrandivano. Altre volte ancora erano esuberanti di
racconti di racconti fatti di distese uniformi, sconfinate, che generavano
orizzonti spietati e infiniti, dove di notte le stelle brillavano a grappoli.
Ma
c’era qualcosa nell’aria. Qualcosa di strano. E intanto che Maris Stella si
allontanava da palazzo la profondità della valle si copriva di nuvole
biancastre. Quel giorno l’uccello
solitario cantò fino a mezzanotte. Ad
un tratto la collinetta di fronte le apparve inondata da un raggio infuocato di
sole che vagava e ondeggiava fino a lambire le pendici. Bruciava i cespugli,
spaccava le pietre e avvolgeva l’immensa distesa verde in un unico bagliore. Il
fuoco stava distruggendo la bellezza di quel luogo con lingue arroventate che
avvolgevano i tronchi degli alberi fino a trasformarli in grossi ceri accesi.
Che spavento! Cosa stava accadendo?
Maris
Stella, colma di inquietudine, iniziò a incespicare. Sopra le violacciocche una
miriade di farfalle tremanti, dal frullo capriccioso, si levavano frettolosamente
nell’aria. Sembrava che avessero avvertito il pericolo. C’era fumo sulla valle.
Tanto fumo biancastro e grigio che non faceva respirare. L’erba bruciata dal sole
pendeva a ciocche biancastre. Il fogliame arroventato delle ginestre emanava un
odore forte e amaro in quella calura senza vento. Il fuoco, ahimè! Il fuoco stava
bruciando ogni cosa. Quel fumo acre impediva alla principessa di riprendere il
sentiero verso casa. Incominciò a tossire mentre cercava di portarsi la mano
sulla bocca. Maris Stella era in pericolo. Chi l’avrebbe salvata? Quando
tutto sembrava ormai perduto, in quel chiarore, fra pezzi di cielo azzurro,
sbucò un cavallo bianco che risalì la collinetta arroventata con la furia di un
uragano. Era un cavallo fatato che la maga Cibernella aveva mandato per trarre
in salvo l’amata principessa. Come per magia, tutto si trasformò in sogno. L’erba
diventò rigogliosa
e un venticello lieve di primavera accarezzò le chiome degli alberi. Dalla
collina bruciata spuntarono fiori dalle mille specie: rossi, verde muschio,
gialli, a pois, arancioni. Erano i fiori più grandi del mondo. Erano i fiori di
Maris Stella, la principessa che amava la musica, la poesia e la natura. Erano
i fiori di Maris Stella che amava la Bellezza.
-
E adesso dammi la mano Attilio, perché sono vecchio e devo andare a dormire.
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