Guido Oldani e il Realismo terminale: un nuovo modo di vedere il mondo in termini poetici
Questo nostro mondo ha prodotto molta paura. Gli
intellettuali e gli artisti hanno pensato di chiudere in anticipo. E’ rimasto
ben poco del 900, in questa visione di fuggiaschi. I popoli della terra vengono
attratti dalle città che li risucchiano, rovesciando su di loro gli oggetti.
Nasce un realismo fatto di accatastate mescolanze di corpi umani viventi e di
prodotti. Fra 30 anni l’80% della popolazione mondiale vivrà all’interno delle
metropoli ammucchiandosi, accatastandosi sempre di più. In questo rimescolìo
viviamo ormai come betoniere, dove l’uomo sta diventando l’oggetto, mentre
l’oggetto sta diventando sempre di più il soggetto protagonista. E’ un po’ come
andare tutti verso la Mecca, tutti verso la stessa direzione. Tutto questo è
agghiacciante.
A questo richiamo progressivo ho dato il nome di Realismo
terminale. Il viaggio democratico di tutte le razze a buttarsi nelle cose
di città, è quasi concluso, cioè è terminale. Saranno 4 miliardi su 7 coloro
che si appresseranno a compiere il viaggio terminale di questo nuovo millennio.
Una prospettiva del mondo che incute timore, forse sarebbe meglio non
pensarci.Questo nostro tempo è il tempo della censura: è vietato implicitamente
pensare. Mai come in questa era gli oggetti sono così tanto amati, così come i
mistici fanno con Dio. Ci siamo ormai identificati con gli oggetti,
definitivamente. Tutto diviene a immagine e somiglianza dei prodotti che
rappresentano il termine di paragone e addirittura l’origine della parola. Ne
deriva che la figura retorica della similitudine si è rovesciata, così il
gabbiano somiglierà ad un aeroplano e non più viceversa. Il nuovo linguaggio si
caratterizza, quindi, attraverso , una semantica mutata.
Oggi è la
natura che fa riferimento all’oggetto e non più viceversa. Eppure, se pensiamo
solo per un istante a Leonardo da Vinci, alla sua grande creatività che
attingeva dalla natura, alle numerose scoperte che questo processo aveva
determinato, non possiamo fare a meno di diventare orsi. Viviamo la grande
rivoluzione estetica e di linguaggio, viviamo l’epoca della similitudine
rovesciata, della figura retorica. Quando ho capito che stavo
vivendo in un altro mondo, sono diventato un orso, un orso più di quanto lo sia
stato prima. Un orso che ama il falco, perché, come me, anche lui ama la
solitudine; quando mi capita di incrociarlo, appollaiato sui fili della luce,
provo sempre un senso di invidia per questo rapace in grado di vivere in
solitudine, mentre guarda il mondo dal suo osservatorio privilegiato. Ho scelto
di frequentare meno i miei amici poeti perché ho avvertito la sensazione che
stessimo perdendo tempo. Spesso mi capita di ricordare le persone dell’America
del sud, che ho incontrato durante i miei viaggi, con le loro bocche buie senza
denti; persone sempre sorridenti anche se non hanno nulla, come se la povertà
rendesse il loro animo più nobile. Questo nostro periodo temporale è destinato
ad una durata ragguardevole dove l’obbedienza alle cose è tornata ad essere una
indiscutibile virtù. Tutto diviene a immagine e somiglianza dei prodotti che
rappresentano il termine di paragone e addirittura l’origine della parola. ( Guido Oldani)
La
botola del cielo
Resurrezione
per spaccargli le mani con i chiodi usano crocefissi come mazze con appesi
altrettanti cristi in gesso. è sudato più d'un cavallo in corsa e cola come un
pomodoro rotto, neppure un cane, mai così è morto: lui però, della morte fa un
aborto. - inedito per la Pasqua 2014-
Solo la poesia riesce a trovare ancora la
verità nella dura realtà di oggi. Con queste parole il poeta consacra la poesia, restituendole il suo valore
assoluto. Dopo il Cielo di lardo, inquinato dai grassi idrocarburi, il
mondo, secondo Oldani, soffre di abulimia e si nutre sempre più di oggetti.
Fare il poeta è molto difficile, è più
difficile che fare l’imprenditore - dice rivolgendosi agli studenti- Tanti anni fa mi sono ritrovato a
scegliere da che parte stare. Ho scelto di fare il poeta, di stare dalla parte
della poesia. Sapevo che sarei andato incontro ad una vita non facile ma di
certo avventurosa e affascinante. La mia vita di poeta non la cambierei mai con
quella di nessuno. Io diffido di tutti quelli che non hanno mai scritto una
poesia. Viviamo purtroppo, in un mondo complesso, pieno di mascalzoni
dove la maggior parte delle persone vive senza dignità. Viviamo accanto a
tanti caproni. Paolo Villaggio aveva capito tutto. Aveva capito cos’è l’animo
umano, con le sue contraddizioni, con la sua vigliaccheria. Il Nobel per la
letteratura sarebbe stato più giusto darlo a lui e non a Dario Fo. Rincorrete i
vostri sogni anche a costo di pagare sulla vostra pelle pur di
conquistarlo.
Oldani ricorda un episodio accaduto a
Bologna, dopo una conferenza tenuta presso l’università. Stava mangiando
insieme ad un amico in una di quelle trattorie che predilige, di quelle con le
tovaglie a quadrotti rosse e bianche. Una ragazza lo riconosce e gli si
avvicina. Gli chiede se nel mondo della poesia ci fosse posto per lei. E’ un po’ come se io venissi in
Confindustria e chiedessi un posto di lavoro- sottolinea con forza il
poeta- Le ho chiesto che posto occupasse la poesia nella graduatoria
dei suoi valori. Mi ha risposto che al primo posto c’erano gli studi, al
secondo il fidanzato, al terzo la poesia. Le ho detto con tono sgarbato di non
farmi perdere tempo e sono andato a sedermi davanti al mio piatto di
pastasciutta che, nel frattempo, si era raffreddato. Il mio amico, un po’
sbigottito, mi fa notare che non mi aveva mai visto così scortese con qualcuno.
Gli ho risposto che quella ragazza avrebbe fatto perdere tempo a me ma
soprattutto avrebbe perso del tempo lei. Oggi mi accorgo di vivere una nuova
fioritura dell’anima. Più incontro persone e più penso che il mondo sia
meraviglioso se affrontiamo cose vere con verità di pensiero. L’introduzione
della dott.ssa Laura Cesana su Talete mi ha dato l’incipit su alcune
riflessioni. Talete ci ha messo la faccia, ha creduto nel suo progetto. Talete
non faceva il mugnaio di professione eppure aveva capito benissimo come
investire in un’idea che gli avrebbe fruttato danaro e successo. Aveva avuto
fiuto, aveva rischiato.
Oldani non è convinto che
basti soltanto essere intelligente per affrontare al meglio il proprio futuro.
Secondo il poeta è necessario avere fiuto per capire qual è la propria strada
da intraprendere. Afferma di essere stato sempre dalla parte dei perdenti
perché i grandi perdenti perdono ma non sono perduti e si augura di poter
essere sempre un perdente ma mai un perduto. Quando si è vincenti è meglio
preoccuparsi e chiedersi in cosa si è sbagliato-continua - Abbiamo
bisogno di solitudine. Io vivo senza televisione per scelta, ho deciso di
vivere alimentandomi della mia solitudine che mi fa pensare e
riflettere. Dovete sapere che nella prima parte della vita
impariamo quello che non sappiamo, nella seconda parte insegniamo quello che
non sappiamo.Poi ricorda le persone che ha incontrato, dal presidente di
Confindustria Squinzi, uomo semplice, con una testa di prim’ordine. Lo stimo
molto – dice agli studenti -. I poeti sanno tutto, le persone
importanti si raccontano ai poeti. Ricorda Federico Giancarlo Buzzi che
vive grazie al reddito che gli ha procurato Adriano Olivetti, l’economista
Federico Caffè che insegnava alla Sapienza. Oldani racconta che un giorno
disse ai suoi studenti che dei finanzieri conoscevano nomi cognomi e
soprannomi. Federico Caffè qualche tempo dopo è sparito, non si sa che fina
abbia fatto. Il tono cambia, sopraggiunge la preoccupazione per i tanti
personaggi che vede infiltrarsi nelle varie fondazioni. Sono persone che
organizzano mostre internazionali, concerti; vengono da ambienti molto strani,
non si capisce chi siano in realtà. Ricorda il generale dei carabinieri
Gregorio Paissan che, durante un viaggio in macchina, gli chiese di
raccontargli la sua visione del mondo. Le persone sono curiose di conoscere il
pensiero di un poeta anche perché i poeti hanno la licenza di uccidere. Ho
rischiato tante volte querele o denunce per aver detto la verità del mio
pensiero- sottolinea Oldani -Fino a questo momento non mi hanno ancora
arrestato. Io continuerò comunque ad essere libero di pensiero di parola.Dichiara
di non amare i magistrati con le loro assurde toghe nere , di aver
fondato il tribunale della poesia, di desiderare una giustizia italiana
che possa funzionare come ai tempi di Pericle. Se si vuole incastrare
qualcuno, oggi, è molto facile: basta dire che seduco i gatti del mio vicino di
casa –continua- E’ bello il mio mestiere. E’ bello poter affermare le
proprie idee, il proprio pensiero, ma se mi dovesse succedere qualcosa venite a
portarmi le arance. Per alcuni mesi, dal 1 gennaio fino a fine marzo, il
poeta ha tenuto su Avvenire una piccola rubrica che si chiamava
La botola
del cielo. Il mio
linguaggio è greve- racconta-
altrimenti divento un pasticciere. A volte ho l’impressione di vivere in una
fogna. Per poter guardarci dentro bisogna alzare una botola. Se solleviamo
invece una botola all’incontrario arriva di sicuro un raggio di sole. Così
nasce il titolo della mia rubrica. All’inizio avevo proposto all’editore Le
scarpe del papa. Il titolo mi era venuto in mente guardando le scarpacce di
papa Bergoglio, che io amo molto. Il direttore dell’avvenire Marco Tarquinio è
un uomo di coraggio, lo ringrazio molto per non avermi mai censurato. Per mia
scelta, è stata letta, qualche giorno fa, all’Abbazia d Chiaravalle la mia Via
Crucis e non a Sant’Ambrogio a Milano. Penso che nella periferia il mondo dia
ancora il meglio di sé. Ed è proprio in quei luoghi dove ci sono sciagure, dove
vivono i senza tetto e i poveri che penso sia ancora custodito una parte di
mondo non ancora alterata. Per questo motivo ho scelto di vivere a Melegnano e
non a Milano. Anche stamani, l’idea di essere a Monza e non nel centro di
Milano mi rende felice. La provincia è il nostro substrato, l’incontro con voi
è molto importante. Giancarlo
Maria Bregantini, vescovo di Locri, ha scritto quest’anno la Via Crucis
per il Vaticano. Bregantini è un uomo che ha subito minacce molto gravi ma non
si è mai piegato alla ndrangheta. I malavitosi gli hanno tagliato tutti gli
ulivi. Ricordate che è molto più facile fare carriera per sé che cambiare
una pagina del mondo. La Confindustria di Monza e Brianza ha capito che senza
la cultura non si va da nessuna parte. Senza cultura non esiste nessuna
civiltà , nemmeno quella industriale.
Questo nostro tempo sottolinea il poeta, è quello del
Realismo terminale, del mescolamento dei nostri corpi con gli
oggetti. I popoli si accavallano nelle città perché sono piene di oggetti
. 4 miliardi di persone su 7 si accavalcano nelle città ogni anno. L’oggetto è
diventato il padrone e il soggetto e noi siamo diventati il complemento
oggetto. Tutto questo ha portato un mutamento antropologico fondamentale. Le similitudini hanno sempre avuto
come termine di paragone la natura: sei bella come il sole, sei vellutata
come una pesca. Oggi è sempre meno la natura il riferimento, ma è sempre
più l’oggetto. Sei calda come un piumone; questo amore è una camera a
gas, è un palazzo che brucia in città (G.Nannini); sei come la mia moto
(Jovanotti). L’amico Beruschi gli dà di gomito al passaggio di una bella
ragazza: guarda che carrozzeria; M. Renzi, il Presidente del Consiglio
non rottama un albero, un tacchino, ma un politico che paragona ad
un’automobile; il nostro cuore è come un mercatino (papa Francesco).
Gli studenti, abbastanza divertiti, comunicano le loro similitudini rovesciate:
sei grande come un Boeing747; sei simpatico come la fattura del mio
dentista; sei appiccicosa come lo scotch.
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