LA VIA CRUCIS nel DUOMO di MONZA venerdì 4 aprile 2025 ore 21.00


La Casa della Poesia e il Duomo di Monza Vi invitano alla Via Crucis venerdì 4 Aprile alle ore 21.00. Il testo è tratto da:  "LA PASSIONE - Via Crucis al Colosseo" di MARIO LUZI, nel 20^ anniversario della morte. L'iniziativa è a cura di Antonetta Carrabs. L'ingresso è libero con prenotazione: eventi@lacasadellapoesiadimonza.it Letture: Antonetta Carrabs, Elisabetta Motta, Silvia Messa, Iride Enza Funari, Raffaella Fossati, Annina Pennati, Mauro La Franceschina e José Carbonell. Con il Coro Santa Cecilia Concorezzo

«Quando mi fu proposto di scrivere un testo per le meditazioni della Via Crucis ebbi, superata la sorpresa, un contraccolpo di vero e proprio sgomento. Ero invitato ad una prova ardua su un tema sublime. La Passione di Cristo – ce ne può essere uno più elevato? Non era solo un dubbio di insufficienza e inadeguatezza, era anche di più il timore che la mia disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva. Non mi sentii di rispondere all’istante, né d’altra parte mi era richiesta tale prontezza […]. L’immaginazione già in moto mi prefigurò un testo poematico di cui Gesù fosse l’unico agonista. In un ininterrotto monologo Gesù nella tribolazione della Via Crucis avrebbe confidato al Padre la sua angoscia e i suoi pensieri dibattuti tra il divino e l’umano, la sua afflizione e la sua soprannaturale certezza […]. Il monologo è in corrispondenza con le stazioni tradizionali della Via Crucis e con i passi evangelici che la raccontano. Io l’ho sentito come una progressione dolorosa al ricongiungimento con il Padre e come un cammino mortale verso la Resurrezione.»   (Mario Luzi)


Padre mio, mi sono affezionato alla terra

quanto non avrei creduto.

È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa: mi sovvengono
i piccoli dell'uomo, gli alberi e gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?
Il terrestre l'ho fatto troppo mio o l'ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte,
tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna.
Padre, non giudicarlo
questo mio parlarti umano quasi delirante,
accoglilo come un desiderio d'amore,
non guardare alla sua insensatezza.
Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà
eppure talvolta l'ho discussa.
Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego.
Quando saremo in cielo ricongiunti
sarà stata una prova grande
ed essa non si perde nella memoria dell'eternità.
Ma da questo stato umano d'abiezione
vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.
Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina,
ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi.
Qui termina veramente il cammino.
Il debito dell'iniquità è pagato all'iniquità.
Ma tu sai questo mistero. Tu solo.

- Mario Luzi


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