Oltre i Confini Magazine la nuova rivista della Casa Circondariale Sanquirico di Monza - Direttore responsabile Antonetta Carrabs

 


È uscito il primo numero della rivista semestrale Oltre i Confini Magazine registrato presso il Tribunale di Monza n.1/2025del 20.01.2025 - Direttore editoriale e responsabile Antonetta Carrabs

OLTRE I CONFINI MAGAZINE vuole essere un momento di riflessione, uno spazio aperto a contributi esterni che sappia coniugare il pensiero dei detenuti “giornalisti” con quello di persone che, dal mondo fuori, vogliano contribuire a costruire un rapporto con chi vive la vita del carcere. Testimonianze, pensieri - non solo riferiti al tema della reclusione - proposte, iniziative.  Una ricchezza di idee che possano portare vitalità e positività in un ambiente che per sua natura è chiuso ma che, nello stesso tempo, può dare vita a momenti e pensieri positivi, aperti. Affinché la vita, quella vera, entri in carcere – con il lavoro, la cultura, lo sport, l’affettività – e la agognata rieducazione non sia solo un’ipotesi ma un fatto concreto. Creare valore con la cultura in carcere significa concorrere alla formazione dei detenuti e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo della persona all’interno della società, condizione per dare attuazione all’art.27 della Costituzione. La cultura è un’occasione di crescita personale e un’esperienza di apprendimento e conoscenza. La scrittura, nelle sue varie forme, ha assunto negli ultimi anni il rilievo di efficace strumento di supporto per la crescita personale e il reinserimento sociale delle persone in stato di reclusione.

Le pene non dovranno far soffrire perché dalla sofferenza non si potrà azzerare il crimine.” (Cesare Beccaria)

Il concetto di trattamento penitenziario è accennato nel terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione, che specifica testualmente: “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non possono essere forme di mortificazione della dignità umana, non sono quindi ammesse forme di tortura”. Il carcere, oltre ad avere la funzione della custodia, assume, quindi, anche quella di educare alla libertà attraverso la promozione di un cambiamento: trasformare la vita detentiva in una grande opportunità. Il compito della rieducazione in carcere, a seguito della commissione di un reato o della violazione di una norma, è quindi quello di indurre il soggetto a scegliere il bene e riconoscerlo per non commettere più lo stesso errore.

L’Uomo - secondo Giacinto Siciliano, direttore della Casa Circondariale San Vittore di Milano - è una meraviglia che ha bisogno di fiducia, di sentirla, di meritarla, magari anche di perderla, sapendo che in quella scommessa diventa protagonista del proprio destino.”  Sono parole importanti che ci riportano all’articolo 13 dell’ordinamento penitenziario, riformulato nel 2018, che cita testualmente: “Il trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari bisogni di ciascun soggetto, incoraggiare le attitudini e valorizzare le competenze che possono essere di sostegno per il reinserimento sociale.”

Nel carcere si scrive: si scrivono lettere, diari, poesie e anche canzoni, come non era mai accaduto. La scrittura assume uno spazio di libertà ed è questo il vero filo conduttore del nostro laboratorio di scrittura giornalistica, in cui la lettura e la scrittura sono diventati validi strumenti di formazione nel percorso di crescita e di consapevolezza di ciascuno.

Dopo Oltre i Confini - Beyond Borders, l’inserto trimestrale di otto pagine, oggi al suo 23^numero, allegato a Il Cittadino di Monza e Brianza, viene alla luce la rivista semestrale Oltre i Confini Magazine. E’ forte il desiderio dei detenuti di comunicare con il mondo fuori per non perdere il contatto con la realtà e avere anche l’opportunità di raccontare la propria umanità. Senza dubbio l’esperienza ha favorito la nascita di un gruppo che prima non c’era, dove si condividono obiettivi, dove si socializza e ci si confronta. Al centro c’è la vita carceraria di ciascuno di loro con il proprio carico di dolore: “sento le grida dei compagni soffocate dalle mura. Gridano con i volti rossi dallo sforzo per farsi sentire, è il grido dei detenuti alla solitudine del cemento. Il bisogno di libertà ci travolge fino a desiderare di essere tempesta pur di trovare posto fuori da qui.” (A.P.)

La nascita della rivista Oltre i Confini Magazine diventa, quindi, un ulteriore strumento di riabilitazione e di inclusione che viene alla luce come un vero laboratorio di idee e un efficace strumento di comunicazione interna ed esterna al carcere. Una rivista dal taglio moderno, ricca di immagini che la rende ancora più fruibile nella lettura. Abbiamo costruito insieme un progetto di significato, una risorsa per la vita di gruppo che diventa un valore, anche in una situazione difficile come quella del carcere: “il carcere è una struttura granitica, ma non è detto che in superficie non possano crescere rododendri, magnolie e mirti. Ognuno di noi ha in fondo molto di buono, bisogna decidere se lasciarsi sommergere dal fiume o decidere di affidarsi, con consapevolezza, alla volontà di riabilitarsi e progettare il proprio inserimento nella società una volta libero. Le nostre vite sono cariche di dolore, di sofferenza e di passato. Oggi possiamo confermare che abbiamo scoperto nella scrittura e nella poesia il nostro percorso di riabilitazione.” (P.S.)

Sono sempre più consapevole che questa esperienza di scrittura svolga un’importante funzione di democratizzazione e di sensibilizzazione di una realtà umanizzata fatta di persone che vivono in attesa di riconquistare la propria libertà, una libertà che descrivono come un dono prezioso. Il carcere può riformare e trasformarsi in occasione di cambiamento se si attivano itinerari di formazione e di istruzione, se si potenziano gli organici, se si favorisce il dialogo con la società civile, con le associazioni di volontariato. E’ importante che le istituzioni e le parti sociali lavorino in sinergia per favorire e attuare anche quei percorsi di reinserimento attivi e di orientamento al lavoro che diano sbocchi occupazionali fuori dalle carceri, riducendo, così, i rischi di recidiva. Serve un grande lavoro culturale che garantisca dignità, diritti e autonomia, valori non solo per la persona reclusa, ma per tutta la collettività, perché il carcere è, e deve essere, parte della società civile. Il carcere è uno dei luoghi in cui un paese democratico misura il suo tasso di aderenza ai diritti universali dell’uomo. E’ il fulcro in cui l’uso della forza, regolato dallo Stato nel processo, cerca il suo più difficile equilibrio con l’umanità del trattamento sanzionatorio e con la risposta rieducativa che la Costituzione affida alle pene.

Ringrazio il Direttore Cosima Buccoliero e l’Area Educativa per aver favorito la realizzazione di questo nuovo progetto editoriale che favorisce opportunità di confronto, nascita di idee e di articoli, dove l’impegno di ciascuno assume un significato altro, forse una forma di  riscatto e la voglia di sentirsi parte di “qualcosa di importante."

Antonetta Carrabs

email:oltreiconfinimagazine@gmail.com

 

 

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