La cappella degli Zavattari e l'antico splendore ritrovato.
La cappella degli Zavattari: un prezioso esempio di opificio del quattrocento.
Salendo sui ponteggi utilizzati dai restauratori per portare a compimento il delicato lavoro di recupero delle 45 scene di vita di corte della regina Teodolinda, ho avuto modo di ammirare, da una distanza di pochi centimetri, la bellezza dei dipinti. E' difficile contenere l'emozione, l'opportunità, once in lifetime, di guardare negli occhi figure e personaggi concepiti per essere ammirati solo da lontano. Impossibile sfuggire al fascino del dettaglio quando la prossimità consente di cogliere, quasi toccandole, le giunture fra una scena e l'altra di affresco, le tracce d'oro, le sfumature dei colori. Il risultato è straordinario, un benchmark nella storia dell'arte italiana. L'antica luce è ritornata ad illuminare la nostra regina che rivive, oltre i secoli, nella memoria del mondo. Il Duomo di Monza l'accoglie in sé, fra le statue, l'altare luminoso, le preghiere sommesse dei fedeli e il tripudio dei colori delle pareti fra un coro d'angeli e la musica lieve dei cherubini in festa.
Andava la regina Teodolinda
con il mantello rosso e i suoi pensieri
fra i fiori e i cieli silenziosi
con la veste di broccato e d’oro
nel vento e nelle nuvole ubriache di luce.
Andava nell'aria, al luminar del sole
che faceva brillare anche la corona.
Al suo passaggio il fiume si gonfiava fino all’orlo
e lavava le radici degli alberi
gli uccelli, gli insetti e i cespugli
danzavano sulle onde delle acque
i rami del mirtillo tremavano inquieti
e la luna della sera lottava tra le foglie
per baciarle l’orlo della veste d’oro.
Quel giorno le nuvole erano basse sulla linea azzurra
i fiori di senape erano sbocciati
nel gorgheggiare degli uccelli
e la vita era una goccia di rugiada
su una foglia di loto.
La semplicità del grande mondo fremeva sul prato di corolla in corolla
alla pigra armonia del vento
e cantava il ritmo dei suoi passi
da un ramo solitario
vibrando attraverso i campi fino al fiore rotondo
e piccolo e dolce.
La luce d’oro danzava sulle foglie
sulla terra molle
e sui ruscelli delle colline accarezzati dalla brezza lieve
La bianca colomba volava nell’aria leggera
<Modo> qui è il luogo, disse l’uccello alla regina.
Congiunse le mani Teodolinda nel volgere lo sguardo.
Il suo cuore in silenzio come un fiore
quasi una cosa sola con gli alberi e le viole.
<Etiam> si le rispose
e si commosse alla rivelazione della bianca colomba
che aveva indicato il tempio alla regina.
Alzò le braccia al cielo Teodolinda
a quella melodia d’azzurro
a tutte le cose sante e a tutte quelle belle.
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