Mi guarda Monza, dirottamente.
















E’ la mattina liquida e il vento le corre sopra.

Nell’estremo punto un ciuffo d’alberi
e  l’aria che s’incendia
in quel baluginio di aromi di tiglio e gelsomino.

Tutt’intorno effluvi avidi di semenza
si frantumano in questo tempo giusto
e voltolano nelle venature delle tue profondità.

La durata dei ricordi mi giunge in pieno

la sento nel verso che si sbocciola
nell’acquilunio delle stelle
nei filamenti dei colori di gheriglio.
nel tripudio della sua unicità.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi guarda Monza
dirottamente
nello spazio interminato
sul suo fiume che imbruna nella notte.

Mi adagio ninfea sulle sue acque
a viso aperto
oltre il lido del silenzio
oltre la sua voce
oltre l’anima e i suoi colori.

E in me discende un drappo di tempo

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