Donne e mutilazioni genitali


"...ai canarini, agli uccelli da voliera si tagliano le ali perché non scappino. Qualcuno dice che è per il loro bene, da soli morirebbero..."
 
Serve il tempo, serve il coraggio e l’amore delle madri perché le donne non siano più le guardiane della tradizione. Le mutilazioni genitali femminili vengono eseguite ancora in molti Paesi con finalità non terapeutiche e possono ledere fortemente la salute psichica e fisica di bambine e delle donne che vi sono sottoposte. Ogni anno nel mondo le bambine e le ragazze che rischiano di subire mutilazioni genitali sono circa 3 milioni (8.000 al giorno). Si stima che nel mondo siano state sottoposte alla pratica 150 milioni di donne e in alcuni paesi le percentuali sono altissime. " Per costruire una donna onorabile ed onorata servono un coltello, un rasoio, una lametta, delle forbici, pezzi di vetro, qualche scheggia di legno, fili di seta, spine d’acacia, sangue, dolore, infezioni. Il risultato è l’annullamento di un’identità e la rispettabilità di una famiglia. Dovete aggiungere corde per gambe giovani, e soprattutto una figlia femmina, senza una figlia femmina non si può fare. Nasce perfetta ed è da subito una minaccia per l’onore della famiglia, per preservarne l’integrità, perché nessuno possa pensare che non vale nulla deve diventare nulla. Disposta alla mutilazione delle sue figlie, la stessa che lei ha già ricevuto da altre donne.
In questo paese le bambine prima o poi scoprono che i genitori mentono, Babbo Natale non esiste. In altri paesi, in altre comunità, le bambine prima o poi scoprono che le loro madri, le loro nonne mentono. Le mutilazioni genitali sono dolorosissime e non scompaiono, non se ne vanno più, le bambine scompaiono, le ragazze senza identità salvano le famiglie dal pettegolezzo e da adulte come atto d’amore verso le proprie bambine le sottopongono alla clitoridectomia, una bambina non escissa è una bimba trascurata, di cui nessuno si è preso cura. La tradizione supera ogni divieto religioso, viene praticata nel mondo islamico, in comunità cristiane, ebree o politeiste. Le autorità religiose la condannano, ma le credenze popolari resistono e milioni di donne vivono mutilate nel corpo e nell’anima. Per suggellare la loro purezza viene spesso usato un filo di seta, che lascia uno spiraglio per la pipì o il sangue mestruale, non devono morire, devono vivere, devono sopravvivere e diventare mogli sicure e senza desideri.
 
Ai canarini, agli uccelli da voliera si tagliano le ali perché non scappino. Qualcuno dice che è per il loro bene, da soli morirebbero. Io sono una donna fortunata, ho avuto una madre gentile. Dopo la mia nascita in Burkina Faso, ha deciso di risparmiarmi gran parte del ricordo del dolore fisico, sono stata sottoposta a clitoridectomia a tre mesi. Nessuno allora osava sottrarsi alla pratica, farlo sarebbe stato un disonore per tutta la famiglia. Il dolore di allora non lo ricordo ma la cicatrice che indosso non scompare. Eppure la ringrazio mi ha reso la donna che sono adesso, la madre che ha deciso che non accadrà alle sue figlie. Loro non perderanno una parte importante del loro corpo. Ogni volta che torno nel Burkina Faso le devo proteggere. Alcune donne del villaggio mi dicono che sto crescendo due diverse, che non troveranno mai un marito, io le guardo e so che sono perfette così e bellissime ai miei occhi e agli occhi del loro padre. Integre e uniche, una nuova generazione che da adulta racconterà alle proprie figlie di una lontana e terribile tradizione. Un lontano ricordo, come i bustini delle dame in epoca vittoriana o i piedi fasciati delle bambine cinesi. 
da VioleperEnza (LietoColle ediz) Una produzione Zeroconfini Onlus www.zeroconfini.it

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