Giornata Internazionale della donna - Aurelia Josz
Il ricordo va a questa donna straordinaria affinché non vada mai dimenticata.
Aurelia Josz Firenze 1869 - Auschwitz 1944
Di qualche cosa oltre il pane per qualche cosa che sembri degna bisogna pur vivere. (Aurelia Josz)
Aurelia Josz Firenze 1869 - Auschwitz 1944
Di qualche cosa oltre il pane per qualche cosa che sembri degna bisogna pur vivere. (Aurelia Josz)
«La Signorina è piccola, magra e
pallida, vestita molto semplicemente» - così scriveva Alice
Hallgarten Franchetti di
Aurelia Josz, da lei particolarmente amata. Si erano conosciute a Milano nel
gennaio 1904, tutte e due appassionate promotrici della cultura e
dell'emancipazione femminile. Aurelia era figlia dell'ungherese
Lodovico Josz, triestino di origini ungheresi e di Emilia Finzi, di colta
famiglia ebraica. Diplomatasi a Firenze in lettere italiane presso il Regio
Istituto superiore di Magistero femminile, Aurelia fu molto influenzata dal
clima cosmopolita della sua città che favoriva una mentalità progressista e
aperta ai problemi della condizione femminile. A ventun anni si trasferì a
Milano, per insegnare nella scuola Normale “Gaetana Agnesi” dove, nel 1906
divenne titolare della cattedra di storia e geografia che mantenne fino al
1920. Ideò nuove metodologie didattiche per catturare l'attenzione delle
allieve, utilizzando il teatro e realizzando con materiali cartacei, insieme a
loro, un “museo” geografico e antropogeografico: sul suo innovativo metodo e la
sua pratica educativa scrisse due manuali scolastici che riscossero un notevole
successo: La storia di Roma ad uso delle scuole secondarie secondo i vigenti
programmi (1894) e “ la storia d’Italia nel medioevo conforme ai programmi
governativi delle scuole complementari e tecniche” (1899). Nel 1902 fondò la prima Scuola pratica
femminile di agricoltura nell'orfanotrofio della Stella a Milano che verrà
trasferita in una sede autonoma a Niguarda nel 1905 e che nel maggio 1909 Ada
Negri presenterà con un memorabile discorso in occasione della «inaugurazione
dei nuovi locali della scuola ingrandita e abbellita» come scrisse la stessa
Josz che ne fu organizzatrice e direttrice a titolo gratuito fino al 1931, in
parte sostenuta finanziariamente dalla “Società Umanitaria associazione milanese di ispirazione
socialista fondata nel 1893.
Particolare attenzione rivolse alle
orfane interne al convitto ma la scuola ebbe anche allieve esterne, tra cui le
figlie dei piccoli proprietari terrieri, spesso destinate a rimanere chiuse tra
le mura di casa o a esercitare l'insegnamento, magari senza una vera vocazione.
Convinta della necessità di una visione moderna dell'agricoltura, la Josz
chiamò a insegnare i più importanti agronomi italiani e istituì molti corsi,
tra cui bachicoltura e apicoltura, di particolare successo; nel 1921 fu la
volta del primo Corso magistrale agrario per maestre rurali. Nel 1905 compì un
viaggio in Svizzera, Inghilterra, Francia e Belgio per verificare lo stato
dell'educazione agraria femminile, su cui tenne al III congresso dell'Educazione femminile di Milano nel settembre
1906 una relazione in cui, tra l'altro, Aurelia apprezza particolarmente «le
scuole pratiche agricole del Belgio» che si propone «di imitare nella prima
scuola pratica agricola femminile italiana, la scuola milanese di Niguarda
[...] ove con un biennio di vita collegiale spesa tra lo studio e il lavoro
pratico nel campo sperimentale, nel giardino, nel caseificio, nella bigatteria,
nel pollaio, lavoro fortificatore dei muscoli e dei nervi, le fanciulle si
preparano al disimpegno di tutti gli uffici di massaia».
Il valore del lavoro agricolo e di un
ritorno alla terra era un tema d'attualità nella cultura assediata dalla
rivoluzione industriale, ma anche un tema dell'ebraismo sionista. Aurelia aderì
al Gruppo sionistico milanese di Bettino Levi, in qualche modo sincretizzando
la sua fede sionista con quella nella cultura, nell'impegno e nel progresso,
così come fecero tante altre ebree italiane dell'epoca, indipendentemente dalla
loro osservanza religiosa, che ebbero caro anche un altro tema sostenuto dalla
Josz: quello della pace. La scuola, che inizialmente il fascismo aveva
sostenuto, perché compatibile con il suo progetto di formazione per le “massaie
rurali”, venne dal regime progressivamente emarginata e chiusa nel 1930-1931,
sia per ostilità nei confronti della Josz, sia per evitare una possibile
concorrente delle scuole rurali istituite dal regime. Verrà riaperta nel 1933,
affidata però ad una nuova direttrice vicina al regime. Dopo alterne vicende,
la scuola venne trasferita nel 1957 nella Cascina Frutteto nel Parco di Monza,
dove tuttora risiede. Nella prima metà degli anni Trenta
impiantò, in soli sei mesi, un'altra scuola agraria a Sant'Alessio in provincia
di Roma Il governo fascista, che le aveva dato l'incarico, inaugurò la scuola
come fosse la prima del genere, escludendo la Josz e affidando il nuovo
istituto ad un'altra direttrice più gradita; inoltre tolse i finanziamenti
statali alla scuola di Niguarda e l'incarico di direttrice ad Aurelia che aveva
rifiutato la tessera del partito fascista. Nel 1931 la Josz si chiuse in un
progressivo isolamento, lasciando infine nel 1936 l’insegnamento alla scuola
normale per non dovere fare il giuramento al fascismo e dedicandosi alla scrittura di due saggi:
sul poeta Boiardo e sul filosofo Boezio,
interpretati alla luce della sua vicenda personale, mentre sull’opera cui aveva
dedicato la sua vita scrisse: “ La donna
e lo spirito rurale: storia di un’idea e di un’opera”. Dopo l’approvazione delle leggi razziali
da parte del fascismo nel 1938, Aurelia Jos rifiuta di espatriare e resta sola
alla morte del fratello Italo, importante pittore, avvenuta il 1 dicembre 1942.
Dopo l’8 settembre 1943 dapprima
raggiunge la sorella Valeria ad Alassio, loro usuale luogo di villeggiatura.
Non essendo in grado, per l’età avanzata e per una recente frattura ad un
braccio, di seguire la famiglia che affrontava l’espatrio clandestino in
Svizzera, trovò rifugio in un convento, ad Alassio, ma venne comunque arrestata
il 15 aprile 1944 e condotta nelle carceri di Marassi(Genova) e da l’
deportata, prima al campo di concentramento di Fossoli, poi al campo di
sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove giunse, dopo un viaggio nei vagoni
piombati, il 30 giugno 1944.Venne uccisa, durante le selezioni iniziali, il
giorno dopo il suo arrivo.
Il brano è tratto da Ribellioni di Antonetta Carrabs - Nemapress edizioni.
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