Una favola al giorno - La fiera di Lavigna
BOMBALOO
LA FIERA DI LAVIGNA
La
strada che conduceva alla casa del nonno Parmenide passava in mezzo ai boschi,
vicino ai campi arati. Il mare era molto lontano e il mondo sembrava fatto
tutto di colline, di valli, montagne, pascoli e cielo. Tanto
cielo azzurro che in certi giorni di luglio sembrava un grande mare spiumato.
Al mattino presto ci svegliava il canto del gallo, ma quando era il tempo della
fiera, era il rumore dei carri pieni di animali dondolanti, di verdura fresca
appena raccolta che ancora gocciolava di rugiada. La fiera ricorreva sempre
d’estate quando il sole, fin dalle prime ore del mattino, riscaldava le foglie degli
alberi infreddolite dalla frescura della notte appena passata. Le contadine,
con dei grandi cesti in testa, lasciavano dietro di sé un buon odore di
frittata, di pane fresco, di formaggio di mucca ancora caldo di scrematura. La
fiera era anche un momento conviviale: si mangiava tutti insieme all’aperto
sotto un sole cocente. Le donne tiravano fuori dai cesti delle grandi pagnotte
di pane bianco, fragrante. Io l’ho sempre chiamato pane da petto perché per affettarlo bisogna abbracciarlo. Con una
mano lo si tiene ben stretto e con l’altra si impugna un grosso coltello. E zzacchete ...!!
La fiera, mi diceva il nonno, era l’occasione per concludere affari. Ma cos’erano gli affari?
- Oggi ho fatto un affare, Attilio! Ho comprato quel bel paio di scarpe col tacco.
Ricordi? Quelle che abbiamo visto in vetrina all’angolo della chiesa. Le ho
comprate in saldo. Un vero affare! E così, anche in fiera si potevano fare degli
affari. Il nonno Parmenide mi faceva
notare che, se gli affari erano
andati bene, le donne facevano ritorno a casa canticchiando, mentre gli uomini,
con il cappello ben calato sulla testa e lo stuzzicadenti in bocca,
rallentavano nei passi, fumando con gusto. Da quei passi sicuri e fieri, si
capiva che erano riusciti a vendere una mucca, o un paio di pecore, o qualche dozzina
di galline, di quelle che non covavano più le uova.
-Nonno,
perché il signor Pierotto ha sempre le guance rosse? Il naso, poi… che buffo!
-
Figliolo, sarà per l’aria buona della campagna e anche per qualche buon
bicchiere di vino rosso. Eh, eh,eh…di buon vino aglianico. Aglianico rosso
della cantina di Caggiano.
- Che
ridere, nonno! Il signor Pierotto mi fa tanto ridere con quel naso a peperoncino.
Il
nonno rideva di gusto e intanto mi accarezzava i capelli. Come gli brillavano gli
occhi! Avevano una luce così forte come se quella del sole si fosse concentrata
tutta lì.
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