Nenne Sanguineti Poggi



                   
Piedi leggeri graffiano la sabbia
come zampe d’uccelli
mani leggere muovono un saluto
fra sorrisi bianchissimi
che segnalano il viso.
A marzo
una coltre di alberi azzurri
fiorisce l’altipiano
                                
( Nenne Sanguineti Poggi )

Non tutti la conoscono, non tutti hanno avuto la fortuna di incontrarla sulla propria strada. Vi assicuro che Nenne Sanguineti  Pogginon passava inosservata. Era forte, austera, coraggiosa. Era una grande artista che ha lasciato nel mondo innumerevoli segni della sua arte.




















Nasce a Savona nel 1909. Trascorre oltre trent’anni in  Eritrea dove esegue per il governo etiopico e per privati ampie decorazioni murali per palazzi di rappresentanza, scuole, banche, hotels, cappelle pubbliche e private, chiese e abitazioni: in mosaico, ceramica, guazzo ed altorilievo in cemento. A lei fu dato l’incarico di raccontare sulle pareti del Tabot ( Santa Sanctorum) della chiesa di Santa Maria, in Axum, la città Santa. Tessera su tessera, uno per uno, realizzò l’incontro della Regina di Saba con il Re Salomone, poi col figlio di lei Menieleck quando le consegna in Axum l’Arca Santa.

 
 












A lei fu dato l’incarico per la  decorazione di 40 metri per 4 sulla parete circolare di  Africa Hall, il Gran Palazzo dei Congressi Africani; i 160 mq di pannello nel palazzo Africa in Addis Abeba; i 15m. di pannello alla scuola Agazien in Asmara; i sette mosaici alti  6m sulla facciata della Chiesa Enda Mariam in Asmara; una lunetta in facciata della Chiesa di Santo Stefano in Addis Abeba; un catino a mosaico nella Chiesa di S. Salvatore in Addis Abeba; i 20m. di ceramica sulla facciata del Cotonificio Barattolo in Asmara; il pannello di 15m. sulla facciata della scuola Ferdinando Martini  in Asmara; due grandi pannelli in  ceramica al French Hotel in Addis Abeba; un grande mosaico nella sede dell’ EAL in Cairo; mosaici per la piscina e pannelli murali per il “Palazzetto dei Piaceri” in Bahrain; grandi pannelli in ceramica per residenze private in Johannesburg; ceramica murale per il Club Italiano in Addis Abeba; mosaici murali per cappelle funerarie private in Asmara Produce anche molta pittura di cavalletto, di soggetti africani, esposta ovunque in mostre personali, sia in Africa che in Europa e negli Stati Uniti.




















Rientrata definitivamente in Italia, si stabilisce a Finale Ligure e continua a raccontare la sua Africa attraverso frammenti di antichi codici miniati etiopici: dove Oriente ed Occidente entrano a far parte dello stesso sogno, della stessa ricerca di un’unica sacralita. Pubblica nel 2006 Di che colore dipingersi? Una biografia intrisa di memorie, impressioni, esperienze di oltre novant’anni di vita. Muore a Finale Ligure nel pomeriggio della domenica delle Palme del 2012 ad un mese dal suo 103° compleanno. E' stata assolutamente indipendente fino alla fine.















Ho avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla durante gli ultimi anni della sua vita. Nei suoi racconti mi parlava di quanto i nostri paesaggi le apparivano violentati dal cemento, i cieli sempre più affumicati e gli alberi osteggiati. La gente, tanta, dappertutto, vociante e rumorosa.
Le mancava la sua Africa. Fino alla fine ha dipinto i colori di quella terra di sole. Li ha ricomposti su un tessuto geometrico, imprigionandoli affinché non le potessero più sfuggire. Le sue opere dalle grandi linee morbide in cui si intravedono gli angeli di Lalibela, i suoi angeli, sono gemme. Opere in cui si percepiscono le note di strumenti musicali primitivi, i canti delle donne, il tonfo sordo, ritmato, continuo, ossessivo dei coboro che punteggia la notte africana fino all’alba.

Nel maggio del 2008, per il suo novantanovesimo compleanno, le ho regalato dei versi.
 
Cerchio dopo cerchio
nelle iridi libere dell’estate che avanza
l’ora nuova intesse novantanove cieli di primavera

E’ appena sera
e l’acqua è più plumbea sulla terra di Finale
che brulica di vento vespertino
e avanza col suo canto
fra i sorsi d’ombra e lo scintillio dei suoi borghi.

La valle di ponente da quassù si getta in mare
con le sue rivierasche
Tra gli ulivi e le erbe abbuiate che mormorano di grilli
l’aria ha l’odore del fiorire degli alberi.
E' un liquido bisbiglio.

Tutto si compie!
 
In questa natura inseminata
l’anima del mondo risponde per tutto il lungo tratto
prosegue
poi avanza regolarmente nell’ordine universo
fin lungo il fianco scosceso del costone.

Occupo di nuovo l’aria
che mi spira in viso un’insistente ambrosia
e mi viene incontro il ricordo del cuore
nel suo passato incancellabile

Lo intravedo appena dentro quei cieli d’Africa
che tendono verso di me le braccia.

Questi richiami tremiti dei rami
che ho dipinto tra estasi e subbuglio
mi sradicano verso ogni punto di quella terra lontana  
e il calore della sua luce che arrossisce a sole alto
ad ogni alba nuova.

La luce! Non le è pari l’aria!
Di lei meglio di me direbbero loro
i miei angeli.
E’ plenitudine
è l'universa fronda d’oro tra cielo e terra
nell’infinito spazio e la sua creazione.
                                                             

 

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