Quattro variazioni sulla rosa
A proposito di rose e ricordando ovviamente le rose di Ronsard (Comme on voit sur la branche, au mois de mai, la rose,/ En sa belle jeunesse, en sa première fleur,/ Rendre le ciel jaloux de sa vive couleur...) ecco le mie “rose” tra naturale sboccio di primavera e l’inevitabile entropia (che mi ossessiona). [ di P. Pezzaglia]
L’APPRENDISTA E LA ROSA
Legato alla ruota degli eventi
nel doloroso smuoversi
dell’eterno orologio,
spingendo anch’io la magìa
che tutto svolge,
si rivela la mia stessa
morte abbagliante e certa.
In una sola realtà, in una sola lusinga
rosa di donna e fama.
Poi sgretolamento e ritorno…
……………………………..
LA MALIA E LA ROSA
Se nel parlare
il gioco dei ruoli
s’intrìca
e la dolcezza si gonfia
come splendida goccia
e, sotto i capelli neri,
la pelle
è irresistibilmente bianca,
è luna crescente.
Se guardi invece
la mezzaluna nera
è Lilith che ti attira
nella sua corrente oscura,
e improvvisamente
tutto è assenza:
lontane e offuscate
non afferri le parole
che pure hanno inciso
i petali della rosa nascosta
O profumata prigioniera
nel mio chiostro di Ninive,
tra tormentati contrasti
breve sollievo ricorrente,
ti riconosco mia rosa...
………………………
Polvere,
grigia concrezione
dell’ippogrifo,
gloria della tua età, Saturno.
Continuo, progressivo franare
senza capovolgimento
possibile…
………………….
Senza la poesia,
che trae dalla terra
e dall’acqua vischiosa
il loro e la rosa?
Secerne la mia anima
una resina strana.
Cristalliza,
nel mio deserto,
in rose di pietra.
Più facile sarebbe
l’incoerenza
dei granelli di sabbia.
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