RADICI NEL CEMENTO dal carcere Sanquirico di Monza




E' imminente l'uscita del terzo numero di OLTRE I CONFINI. Un inserto di otto pagine che IL CITTADINO di Monza ha deciso di pubblicare per dare voce ai detenuti del carcere Sanquirico di Monza. Seguo da quasi un anno un piccolo gruppo di persone che hanno dato vita, insieme a me, al giornale. Ho chiesto loro il motivo per cui hanno scelto di scrivere, senza risparmiarsi mai


Perchè scriviamo? Scriviamo per movimentare il dolore, per fare riaffiorare in noi la lotteria delle emozioni attraverso l'estrazione di minerale verbale. Scriviamo per far sì che il ricordo delle nostre sensazioni non duri solo un battito d'ali. Scriviamo perchè i nostri pensieri non siano abbandonati in uno scaffale vuoto di oggetti smarriti e non muoiano di proprietà privata, ma siano corredo di pubblica utilità.

La Redazione



 Il carcere ha ripristinato la copertura destinata alle serre che il tempo aveva deteriorato, rivalorizzando lo spazio destinato alla coltivazione. L'inserimento del personale addetto alla lavorazione dell'orto è iniziato fin da subito. In principio con l'iscrizione di otto detenuti che hanno frequentato e superato un corso di giardiniere e manutentore del verde; in seguito con l'assunzione di cinque addetti che, grazie agli sforzi dell'Amministrazione carceraria e dell'Associazione "Una Monza per tutti", con intervento diretto della presidente Anna Martinetti, hanno potuto lavorare per 20 ore settimanali. Oggi il monte ore è di 120 euro mensili che garantiscono uno stipendio ai detenuti. Il lavoro è importante per noi reclusi perché ci restituisce la dignità. Il lavoro, si dice, nobiliti l’uomo. Il ritornare a sentirsi utile ha favorito un percorso di reinserimento e di risocializzazione. Le ore di lavoro trascorse all'aria aperta ha favorito la collaborazione ed ha anche allentato quel senso di oppressione che la costrizione impone. Abbiamo intervistato Emiliano, un addetto al verde che fin dall'inizio ha partecipato attivamente al progetto. "E' stato stimolante poter partire da zero e costruire qualcosa di concreto con pazienza e costanza- ci dice- ma soprattutto con duro lavoro. La partenza non è stata facile, perchè dovevamo ripristinare spazi in stato di abbandono, recuperando più materiale utile possibile dal vecchio progetto. Siamo riusciti ad ottenere i primi raccolti nell'estate 2017 dopo aver dissodato e preparato i terreni alla coltivazione. Siamo riusciti ad ottenere due raccolti per la stagione 2017/2018 e speriamo di arrivare a tre raccolti l'anno diversificando la produzione fra colture estive autunnali e invernali. Tutti nostri prodotti sono biologici al 100%,. Produciamo varie qualità di ortaggi, tra cui zucchine, peperoni, insalate, pomodori ecc."

Emiliano cosa provi quando lavori all'aria aperta?
"Lavorare all’'aria aperta mi dà la sensazione di libertà. Prendersi cura delle coltivazioni e vedere crescere i frutti del mio lavoro mi ha responsabilizzato e mi ha gratificato. Il lavoro ha assorbito la gran parte dei miei pensieri, lasciando poco spazio a quelli negativi,. Sono felice di lavorare a questo progetto, spero possa continuare ad espandersi e a migliorare per poter dare occasione ad altri detenuti come me di sentirsi di nuovo utile"

Ci auguriamo, noi della redazione, che i frutti dei raccolti possano essere destinati alla vendita, in futuro, ricordando che i primi raccolti sono stati donati gratuitamente al Banco Alimentare.Visto l'intervento delle Istituzioni, in particolare del Sindaco di Monza, che ha avuto modo di visitare le serre, speriamo che si riescano a superare le difficoltà burocratiche che ad oggi non consentono la vendita al dettaglio della produzione. Nella Casa Circondariale di Monza è terminato il corso di floricultura durato ben 50 ore, con tanto di attestato per le otto persone partecipanti. Abbiamo chiesto a Santino che ha partecipato al progetto cosa avesse imparato da questa esperienza e quali erano state le gratificazioni ricevute.

“Ho imparato come si trapianta l'albero del melo e del pero. So riconoscere, adesso, le piante e tutti i tipi di fiori, dalle loro colorazioni. So come potarli. La cosa molto interessante è come preparare il terreno alla inseminazione, cioè come si coltiva il terreno prima della piantagione. Si fanno dei solchi in ambedue i lati del terreno, si puliscono per bene e si stende sopra un tappeto nero fatto di materiale gommoso (chiamato pelletatu) molto utile perchè tiene le piante, in estate umide, mentre in inverno crea un’azione termica per non far passare l'umidità. Dopo questa pratica, nel mezzo del tappeto, si praticano delle incisioni con il cutter e con una palettina da giardinaggio, poi si fanno sopra dei buchi dentro i quali ci si può seminare sia fiori che frutti. Preciso che, una volta finita la semina, vanno bagnati con molta acqua: due volte al giorno in estate, in inverno invece al fabbisogno. La pianta del melo (chiamata malus communis) si può coltivare fino ad 800 mt. di altezza. La regione dove si producono più mele e pere è l'Emilia Romagna con le sue deliziose colline.
 
Le piante da fiore vanno  piantate in autunno perché possano fiorire in primavera, per la fioritura estiva si piantano in autunno; quelle annuali da fiore come il geranio, l’impatens, il guines fioriscono tutto l’anno. Poter stare a contatto con la natura è stato per noi una grande occasione: cosa bella in posti come questi. Sai, questo lavoro mi potrà giovare in un futuro prossimo perchè ho imparato un mestiere. Una volta che sarò in libertà potrò reinserirmi nella vita sociale come una persona nuova e onesta. Un grazie al Professor Andrea Colombo che ci ha dato questa opportunità, accompagnandoci per tutto il programma. Ci ha insegnato l'arte del giardinaggio, avendo molta pazienza e comprensione nei nostri riguardi. Questo progetto proseguirà in futuro perché ha avuto successo, riscontrando nei detenuti entusiasmo e dedizione totale. Ce l’abbiamo messa tutta anche per ringraziare il direttore Maria Pitaniello e tutto lo staff dell'area trattamentale che hanno permesso e sostenuto questa iniziativa verde. Mi auguro che i corsi possano essere più numerosi, con la prospettiva di dare continuità e la possibilità di agevolare il reinserimento e l’inclusione dei detenuti, una volta che hanno scontato la propria pena.

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