Il bosco bello di Monza
Narratore: Vagando d'oltremonte
chi è che non abbia inteso parlare del
real parco di Monza
le cui amenità gli procacciarono tanta
rinomanza?
Qual visitatore non si sia fermato ad
ammirare
la più annosa e romantica selva
che nessun altro parco d'Italia può vantare?
E’ difficile rinvenir un pezzo di
così simile visuale
un sì sorprendente panorama
con la sua magnifica Piazza Circolare
e gli otto maestosi alberati viali.
Nessuno incontra altrove
una sì ampia selva che si estende da mezzogiorno a levante
per due miglia circa
coi suoi boschi forti di roveri e le 500 pertiche
e il grande Rondò dove il Bosco poi
diventa Stella.
Una sì tale meraviglia passò nel progresso
dei tempi
in proprietà dei claustrali di S. Maria
delle Selve
e divenne sacra alle popolazioni dei paesi
vicini
che vi eressero nel mezzo della selva un
tempietto
dedicandolo a Nostra Signora del Soccorso.
ogni anno, per tanti anni a venire, il 15 di
agosto,
si celebrava il voto di riconoscenza
con la grande festa nel bosco Bello.
Cantastorie: V’eran feste e balli nelle Ville di Delizia.
Dame e cavalieri con animo tripudiante
procedevano accoppiati nel cammino
battendo colla palma aperta sulla pelle d'un tamburello
che effondeva un suono fragoroso
e copriva gli strumenti campestri e le più semplici amorose canzoni
era festa di galanterie e di
manifatture
frequentatissima, come era costume,
presso gli abitatori delle rive del
Lambro
che si intrattenean in grandi balli
e mangiate fino all’alba.
Splendevan di metalli gli uomini d'arme
e si vedean svolazzare le piume
sui loro cesellati cimieri.
Lungo i sentieri che portavan alle Ville
v’erano erbe odorose e fiori.
Era bello vedere quella gioventù briosa
ballare la danza dell'amor felice e della
cortesia amorosa
eseguire il balletto della barriera
o il salto del fiocco.
Altrove si vedevano svelti ragazzi
arrampicarsi sull’albero liscio
con su appesi stendardi sventolare
e premi per i vincitori
e
giovani cavalieri a cavallo
che giostravan festosamente
e cantastorie che narravano storie d’amore
e d’avventure.
Tutt’intorno echeggiavano canti di gioia
spari di schioppi, armonie fragorose di
gighe,
di tiorbe e di flauti.
danzatori coi contrappesi
venditori di amorose storielle
divertimenti di ciarlatani.
Era una gran festa di nobili famiglie e di cuori.
di grandi dimensioni e d’antica
rinomanza
cambiò l'antica dicitura in Bosco Bello
forse per l’amenità del luogo o per l'affluenza
dei forestieri
o forse per la varietà dei passatempi.
Ma poi venuti gli Spagnuoli la
festa venne un dì negletta
e poco dopo cadde in rovina anche
la chiesa
così da quel dì superbia e
ignoranza
regnaron per sempre nelle vie.
Cantastorie: E da quei dì il Bosco Bello cambiò
un'altra volta il nome in quello di foresta delle streghe
ed è tradizione che per molti anni
passando fra la notte dei tempi
ricetto di streghe e di folletti
e ancor più della matta tapina
donna enorme e vestita di stracci.
In certe notti ella solea recarsi in
Monza
e scorrer le contrade col suo carro
matto
pieno di oggetti e ferri vecchi
e cianfrusaglie che sferragliavano
e le piaceva atterrir la gente e spargere
terrore e poi superstizione.
Era una strega di orribil aspetto
ma era anche un'erborista provetta
conosceva tutti i segreti delle piante e dei fiori
che sapea traformar in unguenti miracolosi.
Si racconta che sotto i rami del bosco bello
nel punto più lontano dagli occhi della gente
i monzesi solean chiedere alla matta tapina le cure per i figli
la famiglia, e per gli amici.
E’ da quel dì che ogni anno
il 12 settembre, nella notte di plenilunio
nel buio lontano del parco di Monza
si aggira un'ombra grande che insegue le luci
è un carro che arranca dietro a una donna
vecchia e d’orribil aspetto, vestita di stracci
che ripete parole magiche e poi scompare
tra gli alberi e le foglie.
Cantastorie: unguento unguento mandami al noce del Bosco Bello supra acqua et supra vento
et supra omne mala tempo.
La storia di Rosa e Gian Guidotto risale al 1300
" .... una Rosa Peregalli da Peregallo presa d'amore per Gian Guidotto dà Lesmi che non potendo, per le discordie civili onde si cercavano sempre a morte le loro famiglie, appagare il voto ardente del suo cuore, ricorse ad un frate che viveva eremita a S. Maria delle Selve. Da lui gli amanti ebbero benedetto il loro voto ed ottenendo che il buon eremita riducesse la pace fra le discordie municipali. Brevissima gioia. Non andò molto che Rosa morì, non senza gravi sospetti di veleno, e Guidotto fu trovato morto con una larga ferita nel petto". Ignazio Cantù
"...la vicenda delle due potenti famiglie ritirate nelle loro castella in vicinanza del Bosco Bello. Erano questi i Peregalli da Peregallo posto a due miglia da Monza ed i Lesmi da Lesmo distante tre miglia...l'urna sepolcrale degli infelici amanti esisteva ancora nel secolo scorso (1700) con una lapide latina che ne rammentava la dolorosa tragica fine". (Giovanni Mezzotti)
Narratore: si narra ancora di guerre fratricide
fieramente combattute tra Guelfi e
Ghibellini
che cercavan di spegnere col pugnale, col
terrore e la superstizione
la vita, la virtù e la cultura di quelle
industriose popolazioni.
Vivevan nei castelli del bosco bello due nobili famiglie
erano questi i Peregalli da Peregallo e i
Lesmi da Lesmo
Si
chiamavano Rosa e Gian Guidotto i teneri
innamorati
condannati all’infelice destino.
le loro due famiglie si cercavan sempre a morte
ostacolati dall'odio secolare
Rosa Peregalli era bella era giovane e innamorata
Rosa Peregalli era bella era giovane e innamorata
Gian Guidotto Lesmi era giovane e baldanzoso
Non potendo per le scissure civili
appagare il voto più ardente del loro cuore
i due innamorati ricorsero ad un frate
che romitava a Santa Maria delle Selve
da lui gli amanti ebbero benedetto il voto
ed ottennero che il buon romito riducesse la pace
fra le discordie municipali.
Gian Guidotto venne ucciso a tradimento nel
Bosco Bello da Guido de' Peregalli fu trovato con
una larga ferita nel petto su cui teneva ancor
compressa la sua mano.
Rosa resta sola non vuole più vedere nessuno
non vuole più sentire altre parole non vuole più
sentir la chiesa.
sentir la chiesa.
Bacia e poi bacia dispetatamente
il suo Gian Guidotto per farlo rinvenire.
Ma tutto è perduto.
Come soluzione di tutti i mali
Rosa beve la pozione di veleno
che le ha dato Gasparino de'Lesmi.
e muore adagiata sopra il corpo dell'amato.
che le ha dato Gasparino de'Lesmi.
e muore adagiata sopra il corpo dell'amato.
aveva una lapide latina che ricordava
al mondo la loro tragica fine.
di Rosa Peregalli e Gian Guidotto Lesmi
i due giovani innamorati del bosco bello di
Monza
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