Lydia Cacho
Giornalista e attivista dei diritti umani vive a Cancùn, nel sud del Messico.
Si teme per la sua incolumità.
…una donna coraggiosa che ha sopportato
prigione e tortura per aver difeso una minoranza cui nessuno prestava ascolto,
per aver portato attenzione sui soprusi che le donne e i bambini sono costretti
a subire in Messico e nelle aree più disagiate del mondo. Ha fatto informazione
dove non ce n’era e coraggiosamente si è esposta a enormi rischi denunciando
imprenditori criminali e uomini politici. L’importanza del suo atto di denuncia
ha valenza universale perché ovunque lo stato è debole, ovunque c’è spazio per
l’illegalità, le prime vittime sono le donne e i bambini…
La sera rientro nella mia stanza in albergo.
Sbarro la porta con il chiavistello, lascio cadere lo zaino sulla seggiola e mi
butto sul letto, sfinita. Mentre guardo il soffitto sento l’umido delle lacrime
farsi strada come un ruscello tiepido fino ai capelli. …Io con il mio bagaglio
di libertà giro il mondo per documentare le loro storie e cercare una
spiegazione, chissà, una via d’uscita. Nel frattempo loro, le vittime, schiave
pazienti, mi frugano lo sguardo, alla ricerca-forse- del segreto della mia
libertà, e osservano l’inchiostro fluire sulle pagine del mio quaderno e
tessere le loro parole, il conto delle infamie, le cifre, i nomi di chi le
vende e le compra. Quel che non sanno, quel che da un pezzo hanno smesso di
cercare, sono i nomi di chi le ignora, di chi disprezza la propria libertà e
offende la schiavitù altrui….Quella notte sono morta. Era il 21 aprile del
1989. Chi sono Da allora, chi sono oggi nel 2007? Non lo so. L’unica cosa che
so è di essere una creatura di Dio. Per 24 ore circa 40 uomini mi stuprarono in
tutti i modi possibili. Uno di loro, fissato con le bambine, mi cullò come
fossi una neonata e mi adagiò nella vasca dell’idromassaggio lavandomi
delicatamente mentre canticchiava con voce dolce. Uno psicopatico. Era calvo,
muscoloso, e con il tipico tatuaggio degli yakuza, che ricopre ogni centimetro
del corpo. Tutto era terrificante. Io, cresciuta in un ambiente religioso,
protettivo, ora mi trovavo lì, nelle mani di quegli uomini!.
Al pazzo mancavano due dita. Non immaginò mai
che tutto ciò gliene sarebbe costato un altro. Io non ero disposta a dargliela
vinta. Le cose che ho subito nei tre giorni successivi sono inenarrabili,
inconcepibili per la maggior parte degli esseri umani. Ciascuno aveva la sua
perversione particolare. Alcuni mi introdussero oggetti nel corpo, a tal punto
da provocarmi forti emorragie. Le cicatrici che mi sono rimaste negli organi
genitali mi impediscono tuttora di avere figli….” (da Schiave del potere- di
Lydia Cacho-Documenti Fandango libri). Questa è la lettera che Rhoda ha scritto a Lydia
Cacho, dopo il loro incontro. E come regalo per il viaggio, acclude una sua
toccante canzone, incisa per esorcizzare dalla sua mente i demoni della Yakuza.
Si intitola Dragons, e potete ascoltarla in http:/www.myspace.com/rhodakershaw. Rhoda ha raccontato la sua storia un centinaio
di volte, con un coraggio sorprendente. E’ una delle poche sopravvissute agli
yakuza che abbia il fegato di parlare in pubblico, aiutando le autorità con
dati precisi, nomi e descrizioni con la speranza di salvare altre ragazze come
lei. Grazie a lei molte organizzazioni internazionali, comprese alcune
giapponesi, hanno aperto gli occhi sulle strategie operative dei membri della
Yakuza. Ogni anno nel mondo
1.390.000 persone, nella stragrande maggioranza donne e bambine, sono ridotte
allo stato di schiave sessuali e comprate, vendute e rivendute come materia
prima di un’industria, come scarti della società, come omaggi o trofei. Nel
mondo la povertà non è solo terreno fertile, ma motore di sviluppo della
schiavitù di donne e uomini. A volte la discriminazione nei confronti delle donne
fa parte di un radicato assetto culturale spesso rafforzato dalla religione.
Secondo il rapporto di Transparency International Somalia e Birmania sono le
due nazioni più corrotte del mondo. I mercati più vasti sono costituiti da Cina
e Thainlandia. Fra le altre destinazioni abbiamo l’India, Il Laos, il
Bangladesh, il Vietnam, l’Indonesia, la Malesia, il Brunei, la Corea del Sud.
Qualcuno ha sentito dire che il Messico è diventato la Thainlandia dell’America
Latina. Mentre le reti criminali hanno l’agilità e la velocità della
pantera, gli organismi internazionali che lottano contro la malavita
organizzata sono come elefanti vecchi e pesanti. La Cambogia è considerata regione di origine,
passaggio e destinazione del turismo sessuale: ciò significa che nel proprio
territorio vende, acquista e sfrutta donne e minori. Ogni anno duemila tra
bambine e bambini sono vittime della tratta a scopi sessuali, mentre altre
migliaia sono costrette all’accattonaggio o alla schiavitù domestica. Uomini
sui cinquanta e i sessant’anni si accompagnano a bambine di dodici, massimo
quattordici anni, fra gli sguardi furtivi della gente del posto che sa bene di
chi si tratti: dada o papi, vale a dire clienti stranieri, abituati a essere
trattati come si conviene a chi è bianco e ricco, a chi possiede dollari o
euro, a chi può permettersi di pagare per qualsiasi lusso desideri.
…dopo aver indagato sulle mafie e sulle modalità
con cui operano i loro membri,ho capito che la tratta di persone non è un
crimine statico bensì un processo in costante evoluzione, come la
globalizzazione…. ho ricevuto continue minacce da parte delle organizzazioni
criminali, che mi hanno costretto all’incessante ricerca dell’equilibrio
emotivo e della pace interiore. ..Una volta Octavio Paz denunciò che la maggior
miseria morale e spirituale delle democrazie liberali è l’insensibilità
affettiva. Il denaro ha distrutto l’erotismo perché anime e cuori si sono
prosciugati. Forse il compito che la società deve ancora portare a termine è
reinventare l’amore e l’erotismo, senza atavismi violenti…”
Commenti
Posta un commento